Papersera.net

Migliore sicuramente della versione di inizio anni '90 edita su "Zio Paperone" funestata da una traduzione terribile.

Davvero?

Davvero?

Se hai il recente Paperino # 270 puoi controllare da te...

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No...non ce l'ho

Ho corretto la mia precedente affermazione.
Mi ero confuso: "il bilione in funo" non è su "Paperopoli", ma su "Gran Gala di Paperone":
http://coa.inducks.org/issue.php?c=it/CWD++52#c

Un classico altrettanto (e forse più) imperdibile.

Un classico altrettanto (e forse più) imperdibile.

Dal sommario sembrerebbe proprio di sì. Certo che una volta i Classici erano proprio una magnifica testata.

Dal sommario sembrerebbe proprio di sì. Certo che una volta i Classici erano proprio una magnifica testata.

Era il periodo che ristampavano che era magico.

Era il periodo che ristampavano che era magico.

Sì, anche questo è vero

Capolavoro di un Barks a fine carriera, la cui abilità narrativa rimane impareggiabile nel tratteggiare la personalità di un Paperone raramente così umano: romantico e nostalgico nel commuoversi per l'eroismo dei micropaperi, che affrontano un viaggio di quattro anni nelle profondità del cosmo per procurare del cibo per il loro popolo (forse ne ritrova delle similarità negli anni di solitudine trascorsi da pioniere nel Fosso dell'Agonia Bianca?), altruista e generoso nel malinconico finale, . L'immagine del ricco papero che traspare da storie come questa, o come "Zio Paperone a nord dello Yukon", è radicalmente diversa da quella immaginata da Barks vent'anni prima, al momento di definire un'embrionale personalità della sua creazione più famosa, o anche dalla coeva versione di Guido Martina. Nel "Bilione in fumo", Scrooge viene descritto come un affarista onesto, empatico e leale, assurgendo al rango di vero e proprio eroe positivo della vicenda, che assumma in sè le migliori qualità dell'uomo; non lo si può neanche tacciare di taccagneria, in quanto il rapporto che intrattiene con il denaro è qui presentato come amorevole e giocoso, per nulla malato e possessivo. E' quindi significativo che il villain della storia- il classico, infido antagonista dal volto di suino- sia particolarmente gretto, meschino e volgare, modellato quasi sulla falsariga dei tanti truffatori e usurai creati da Dickens, benchè non si macchi di chissà quali azioni criminose. Questa vicenda, quindi, non prevede chissà quali avventure in luoghi lontani ed esotici, ma assume una valenza più profonda nel suo descrivere il perenne contrasto tra gli istinti più bassi e quelli più nobili dell'uomo. Di umanità, infatti, è pervasa l'intera storia, che diviene quindi un dolce, poetico apologo sull'animo umano, e Barks pare porci la seguente domanda: possono ancora esistere l'altruismo e la generosità, o sono anch'essi destinati a sparire lontano- come i micropaperi nel finale- coperti dallo smog della frenetica e insensibile vita moderna?