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Le parodie moderne - riflessioni

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    Re: Le parodie moderne - riflessioni
    Risposta #30: Giovedì 23 Mar 2017, 21:01:58
    Rispondo a piccoli frammenti un po' perché ripeterei cose del primo post, un po' perché sono di fretta

    perché Basettoni non può vestire i panni di un personaggio alternativo al "solito" commissario?
    Certo che può, solo deve pure essere io. Non ha senso, se metto a mio fratello la faccia di Biancaneve senza che le assomigli in qualche modo.

    Non essendo queste 'parodie moderne' (come sono state chiamate) all'ordine del giorno ma presenti di tanto in tanto
    Ehm, in realtà sì, cioè, quasi. Una quasi ogni fiera più altre sparse non è affatto poco, ma proprio no.

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      Re: Le parodie moderne - riflessioni
      Risposta #31: Sabato 25 Mar 2017, 10:09:51
      io ho fatto i primi "assaggi" dell'Iliade, dell'Odissea, del Conte di Montecristo (per fare i primi esempi che mi vengono in mente) grazie alle parodie di Topolino.

      Ricordo che tutte e tre queste parodie sono opera di Guido Martina, che era il re della parodia-non-adattamento... ;)

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        Re: Le parodie moderne - riflessioni
        Risposta #32: Sabato 25 Mar 2017, 14:09:04
        Credo che le attuali parodie (e in questo termine faccio confluire tutto, parodie vere e prorie, adattamenti, omaggi e quant'altro) siano figlie del loro tempo. E cioè di questo tempo.
        Sono d'accordo con francesco artibani quando dice che nei decenni passati si leggeva di più, quindi le opere originali da molti erano già conosciute e allora aveva senso farne una parodia dove il lettore avrebbe trovato oltre al piacere fine a se stesso anche quello del confronto con l'opera originale. Per questo motivo per metopolis si è scelto la via dell'adattamento.
        E' innegabile che oggi si legga meno, che i ragazzi (pubblico di riferimento di topolino) leggano meno e comunque hanno una conoscenza di opere piuttosto datate (libri, film, etc....) più superficiale.
        Quanti ragazzi tra i 15 e 25 anni credete abbiano visto metropolis? E non penso che il numero salirebbe moltissimo allargando la fascia di età.
        Che senso avrebbe avuto una parodia che poichi avrebbero capito pienamente?
        Meglio un adattamento sperando che poi sarà il lettore andare a cercarsi l'originale.
        Parodie come dracula o jeckill & hide sono state possibili invece perchè, seppur riferite a opere altrettanto vecchie queste sono comunque talmente note, riprese in innumerevoli versioni e rifacimenti (dracula è forse il personaggio a cui sono stati dedicati più film) che pur senza mai averle lette, si ha comunque una conoscenza sufficiente per apprezzarle.
        Quello dell'adattamento è un ragionamento che ha un senso se si pensa da editore, diciamo così, e non si fa riferimento esclusivamente al proprio vissuto. Basti pensare che, nonostante il nome di pratt sia molto conosciuto, nonostante corto maltese sia una delle figure più note anche tra chi non si interessa di fumetti, persino qui dentro, un covo di appassionati, non erano pochi quelli che non conoscevano le sue storie, a cominciare dalla prima.
        Poi certo il risultato della parodia può cambiare anche in funzione dell'opera che si decide di riscrivere. Emblematico è il caso di dylan top: giustamente non avrebbe avuto senso fare la parodia di una avventura e si è optato per una specie di raccolta dei tormentoni della serie: il risultato è piuttosto farraginoso e non lo considero riuscito, anzi lo trovo pessimo, però questo è il mio giudizio da lettore di dylan dog, probabilmente per chi non lo ha mai letto sarà stato un intermezzo piacevole e magari avrà comprato qualche numero. Che poi era l'unico obiettivo dell'operazione, pubblicità alla testa della bonelli.
        In definitiva non me la sento di infierire su quelle parodie-ma-non-troppo, hanno una loro funzione e, se fatte bene, anche una loro dignità.
        Non dimentichiamo che a quanto pare anche nel papersera, il regno degli appassionati disneyani, ci sono diversi che non hhanno mai letto "il ventino fatale", contando solo quelli che hanno fatto outing :P

          Re: Le parodie moderne - riflessioni
          Risposta #33: Sabato 25 Mar 2017, 14:25:19
          Non dimentichiamo che a quanto pare anche nel papersera, il regno degli appassionati disneyani, ci sono diversi che non hhanno mai letto "il ventino fatale", contando solo quelli che hanno fatto outing :P
          Io non l'ho letta, ma non è un riadattamento fatto male a farmi venire voglia di leggerla.

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            Risposta #34: Sabato 25 Mar 2017, 19:17:30
            Sono d'accordo con francesco artibani quando dice che nei decenni passati si leggeva di più, quindi le opere originali da molti erano già conosciute e allora aveva senso farne una parodia dove il lettore avrebbe trovato oltre al piacere fine a se stesso anche quello del confronto con l'opera originale. Per questo motivo per metopolis si è scelto la via dell'adattamento.


             [smiley=aiMieiTempi.gif]

            In effetti parodia e adattamento (o trasposizione che dir si voglia) sono due restituzioni di un' opera ben distinte.

            La parodia richiede, da parte dell' Artista, profonda conoscenza dell' originale nonché padronanza dei codici del medium che si intende sfruttare.
            Caso esemplare: 'L' Inferno di Topolino', di Guido Martina e Angelo Bioletto.
            In generale, la parodia può essere più o meno fedele all' originale, in base alla sensibilità degli Autori.

            La trasposizione, o adattamento, richiede comunque una profonda conoscenza dell' originale nonché del medium usato, ma l' adesione all' opera primitiva è più stringente.
            L' esempio che mi salta alla mente è il recente 'Una ballata del topo salato', di Bruno Enna e Giorgio Cavazzano.

            Semplificando parecchio, nel primo caso si esegue una libera interpretazione; nel secondo un ripescaggio, diciamo così, più filologico.

            Mettendomi nei panni di un Autore, la parodia è a mio avviso ben più semplice da realizzare, purché si sia provvisti di una residua capacità creativa.
            Una trasposizione, invece, con la sua fedeltà all' originale, imbriglia la vena creativa già in fase di soggetto e poi di sceneggiatura, costringe entro schemi precisi, detta la ritmica dello svolgersi del plot.

            In questo senso, Topo Maltese è un capolavoro perché gli Autori hanno omaggiato Pratt piegando il proprio talento al rispetto dell' opera originale.
            Va detto però che per riconoscerlo, un capolavoro, occorrono sì ottimi Artisti ma pure fruitori sensibili e preparati.
            In questo senso, Francesco Artibani centra perfettamente la questione. L' utente medio legge oggi molto meno di alcuni decenni fa, è tendenzialmente meno introspettivo e più impreparato di fronte alle varie forme d' Arte. Forme d' Arte -Fumetto incluso!- che richiedono sensibilità, disciplina, competenza per poterne fruire.

            E' anche per questo motivo che quando vedo queste levate di scudi contro certe recenti audaci interpretazioni fumettistiche di opere letterarie (è il caso ad esempio di 'Don Pipotte', di Fausto Vitaliano e Claudio Sciarrone), con lettori che partono lancia in resta rimpiangendo i bei tempi andati, mi viene da pensare che spesso gli Autori sono molto meglio degli utenti a cui si rivolgono. Utenti che sono talvolta un branco di pigri manichei, investiti dal sacro fuoco della chiusura mentale.

            E mi torna alla mente il Principio di Curie, veramente sconfortante per le sorti del fumetto Disney: "La simmetria delle cause si ripercuote sugli effetti".



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              Risposta #35: Sabato 25 Mar 2017, 20:00:01
              In questo senso, Topo Maltese è un capolavoro perché gli Autori hanno omaggiato Pratt piegando il proprio talento al rispetto dell' opera originale.
              Va detto però che per riconoscerlo, un capolavoro, occorrono sì ottimi Artisti ma pure fruitori sensibili e preparati.

              Forme d' Arte -Fumetto incluso!- che richiedono sensibilità, disciplina, competenza per poterne fruire.




              mi viene da pensare che spesso gli Autori sono molto meglio degli utenti a cui si rivolgono. Utenti che sono talvolta un branco di pigri manichei, investiti dal sacro fuoco della chiusura mentale.

              Che aria tira lassù?

              E io che pensavo che "Topolino" fosse un fumetto popolare e, nel migliore dei casi, educativo.
              Invece scopro oggi che lo si può fruire solo se precedentemente imparati, e lo si può apprezzare solo se adeguatamente 'illuminati'.

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                Re: Le parodie moderne - riflessioni
                Risposta #36: Sabato 25 Mar 2017, 21:07:28
                E io che pensavo che "Topolino" fosse un fumetto popolare e, nel migliore dei casi, educativo.

                'Topolino' è un fumetto popolare.
                Che si sforza di non essere popolareggiante.

                Ogni sforzo degli Autori che va in questa direzione andrebbe incoraggiato, a mio avviso.
                Invece talvolta il lettore medio, e più irresponsabilmente l' appassionato, non sembra cogliere i fermenti di novità.

                Spero di essermi spiegato meglio, stavolta.


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                  Re: Le parodie moderne - riflessioni
                  Risposta #37: Sabato 25 Mar 2017, 21:34:37
                  Ogni sforzo degli Autori che va in questa direzione andrebbe incoraggiato, a mio avviso.
                  Invece talvolta il lettore medio, e più irresponsabilmente l' appassionato, non sembra cogliere i fermenti di novità.

                  Va incoraggiato, ma non per questo giustificato.
                  Può esserci un adattamento/trasposizione/parodia perfettamente riuscita dal punto di vista tecnico, ma se un lettore non si appassiona, secondo me quell'opera non ha centrato uno dei suoi maggiori obiettivi: intrattenere il lettore. Può venir fuori un rispettoso omaggio, ma lì finisce. Questo può succedere quando non si conosce l'opera originale (e qui, hai ragione, sta alla sensibilità di un lettore di "Topolino" decidere se valga o meno la pena recuperarla); ma a volte, pur conoscendo l'opera originale, non è detto che l'esperimento debba per forza piacere.
                  Io ho letto "La ballata del mare salato", questo mi ha permesso di cogliere tutti i riferimenti del lavoro di Enna e Cavazzano e sicuramente, nei loro panni, non avrei saputo fare di meglio; ma non la rileggerei a breve, non mi ha appassionato.
                  E ho letto il "Don Chisciotte della Mancia" di Cervantes, ma il lavoro di Vitaliano e Sciarrone mi ha profondamente deluso.
                  Questo per dire che si può fare un ottimo esercizio di stile, ma ciò non giustifica un obbligatorio consenso di chiunque conosca le opere di riferimento, o possa cogliere la difficoltà dell'esperimento. Apprezzare l'operazione non significa per forza accettarne il risultato.
                  « Ultima modifica: Sabato 25 Mar 2017, 21:36:36 da brigo »

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                    Re: Le parodie moderne - riflessioni
                    Risposta #38: Sabato 25 Mar 2017, 22:35:17


                    La parodia richiede, da parte dell' Artista, profonda conoscenza dell' originale nonché padronanza dei codici del medium che si intende sfruttare.
                    Caso esemplare: 'L' Inferno di Topolino', di Guido Martina e Angelo Bioletto.
                    In generale, la parodia può essere più o meno fedele all' originale, in base alla sensibilità degli Autori.


                    L'Inferno di Martina la lessi quando avevo 14 anni sulla ristampa anastatica e me ne innamorai,però a rivederla attualmente con una prospettiva critica sono in grado di coglierne non pochi difetti.L'opera è priva di una trama solida che giustifichi il viaggio dei due protagonisti che si riduce a un susseguirsi di gag,citazioni letterarie,giochi di parole,cameo fini a se stessi,tormentoni ricorrenti (il fantasma di Paperino che appare e scompare per perseguitare Topolino e Pippo) e situazioni paradossali risolte in maniera frettolosa.Una storia figlia del suo tempo,appunto,quando i fumettisti non si preoccupavano di preparare spiegazioni rigorose ai lettori,ma fornire un semplice intrattenimento collaudato come ai tempi della Commedia dell'Arte rappresentata nelle strade per i passanti.

                    Oggi un lavoro del genere non sarebbe proponibile e se venisse fatto saremmo noi i primi a lamentarci per la mancanza di una struttura narrativa comprensibile.Rileggetevi le prime pagine con Topolino e Pippo al teatro e spiegatemi la logica che muove gli avvenimenti da quando lo schiavo (?) di Gambadilegno entra in gioco.

                    L'impressione che mi viene osservando diverse parodie del periodo,anni '50-'60,e' che avessero il problema opposto a molte attuali,cioè tendessero ad andare troppo per la loro strada,ignorando il capolavoro di riferimento che si sarebbe dovuto portare all'attenzione del pubblico.Spesso il riferimento è esclusivamente nell'introduzione.


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                    piccolobush
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                      Re: Le parodie moderne - riflessioni
                      Risposta #39: Domenica 26 Mar 2017, 01:07:03
                      Io non l'ho letta, ma non è un riadattamento fatto male a farmi venire voglia di leggerla.
                      Se non l'hai letta come puoi dire che è un riadattamento fatto male?
                      Puoi dire che la storia in sé non ti è piaciuta, ma non puoi giudicarla in quanto adattamento
                      « Ultima modifica: Domenica 26 Mar 2017, 01:07:58 da piccolobush »

                        Re: Le parodie moderne - riflessioni
                        Risposta #40: Domenica 26 Mar 2017, 08:53:37
                        Se non l'hai letta come puoi dire che è un riadattamento fatto male?
                        Puoi dire che la storia in sé non ti è piaciuta, ma non puoi giudicarla in quanto adattamento
                        Se la trama non mi è piaciuta la qualità dell'adattamento non mi interessa. Al massimo, sapere che non è piaciuta a molta gente che aveva letto Barks mi rincuora.

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                        Maximilian
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                          Re: Le parodie moderne - riflessioni
                          Risposta #41: Martedì 18 Apr 2017, 15:15:44
                          Io per principio sono contrario ai remake ed alle mere trasposizioni.
                          Se un'opera esiste già, che senso ha rifarla?
                          Diverso invece è il caso delle libere ispirazioni, a cui però si aggiunge qualcosa di nuovo (cosa che hanno fatto un po' tutti gli autori, o quasi).
                          Un remake (o un adattamento che traspone pari pari cambiando solo il medium) non è degno di chiamarsi arte e come opera è semplicemente inutile. A copiare sono capace anch'io.

                          Il dottor Ratkyll, sebbene seguisse la trama originale abbastanza fedelmente, sfrutta il finale per fare una riflessione sul mondo disney. Questo lo accetto, perchè comunque Enna ha aggiunto una qualcosa partorito dalla propria mente ed assente nel romanzo ispiratore.

                           

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