http://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+2937-5Questa storia mi è capitata tra le mani un po per caso, mentre approfittavo di un po di tempo libero per completare la lettura di un vecchio topo acquistato in rete solo al fine di recuperare storie di DD... e cosa vi trovo? La penultima sceneggiatura del compianto maestro Cimino, per di più con disegni di Luciano Gatto... :o :o :o
Confesso di aver fatto quasi un salto sulla sedia quando mi sono ritrovato davanti un simile gioellino
Già dal titolo, la storia rievoca situazioni ed ambientazioni tipicamente ciminiane, per di più con il riferimento al filosofo Diogene ed alla sua botte, già in passato affrontato.
Comincio dai disegni che sono veramente ottimi, Gatto (che si firma nell'ultima vignetta) come al solito propone un tratto classico ed espressivo che rende alla perfezione le ambientazioni immaginate da Cimino.
La trama in sè è abbastanza classica, contiene al suo interno tutti i topos tipici delle più tradizionali (e per questo tanto belle) storie ciminiane, vale a dire il misterioso popolo lontano, il viaggio, le strambe tradizioni, il tocco didattico, forse manca solo il mezzo strambo per recarsi sul luogo dell'azione.
La storia inizia proprio con il riferimento didattico al filosofo Diogene ed alla sua famosa botte, occasione che impone ai nipotini una ricerca scolastica sull'argomento; l'intervento del protagonista, Paperone, si ha subito appresso quando i nipotini decidono di recarsi da lui nella ricerca del materiale, pur se con esito negativo.
Dal completamento del compito scolastico apprendiamo che un "discepolo" del filosofo greco si trovò, suo malgrado, ad affrontare il mare a bordo della sua botte, approdando infine su di un'isola sperduta dove fece proseliti ed indirizzò l'intera società verso uno stile di vita consono al suo credo.
Nel frattempo, Paperone si trova a commerciare botti con personaggi che lo pagano con antiche monete (altro topos ciminiano) che destano il suo vivo interesse e lo spingono ad individuarne la provenienza. Inizia così il viaggio verso la sperduta isola, che si rivelerà essere proprio quella dove a suo tempo approdò il seguace di Diogene e dove fece proseliti; l'intera società, infatti, si avvale delle beneamate botti per quasi ogni aspetto della vita, dal vestiario alle abitazioni, fino ai mezzi di trasporto.
Gli indigeni, tuttavia, si dimostrano molto meno sprovveduti del previsto, e non hanno alcuna intenzione di rivelare a Paperone l'origine delle rare monete antiche che lo hanno spinto sin li; Paperone, allora, di necessità virtù tenta di ingraziarsi i locali assumendo temporaneamente le loro usanze. Tuttavia, egli non poteva prevedere che lo stile di vita semplice dei "bottari" avrebbe avuto la meglio sulla sua indole affaristica, al punto da fargli dimenticare lo scopo della sua trasferta e convincerlo a diventare a tutti gli effeti un mebro della tribù.
La prolungata assenza insospettisce Paperino e nipoti, i quali riescono a ricostruire il persorso dello zio e raggiungerlo sull'isola, dove si accorgono del suo quasi irreversibile cambiamento.
Dopo aver ottenuto notizie da loro pari età simil marmotteschi, i nipotini elaborano un piano d'azione e riescono a liberare lo zione proprio pochi attimi prima del completamento della cerimonia, e si danno ad una precipitosa fuga dall'isola.
Il duo rodolfo Cimino e Luciano gatto riesce a sfornare un ennesimo capolavoro, una storia dalla trama classica e tuttavia estremamente ben riuscita, che non delude le aspettative, diverte ed insegna secondo i più classici canoni ciminiani, e che lascia molto amaro in bocca, se letta adesso, per il motivo noto a tutti.