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http://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+2017-1
Ecco una storia che ho sempre trovato appassionante. Penso sia una delle migliori collaborazioni tra Panaro e Scarpa. Topolino decide di ospitare il vagabondo Barnaba che dimostra la sua gentilezza attraverso numeri da prestigiatore. Tra i due nasce una buona amicizia ma un giorno Topolino si accorge che Barnaba ha rubato l'argenteria di casa. Possibile che Barnaba sia un ladro, pensa Topolino? Sembra la fine di un'amicizia ma...
Inutile dire che i disegni di Scarpa sono, come sempre, molto precisi ed efficaci.

bella,bella,bella
una storia molto ben congegnata e con gag e colpi di scena nei giusti punti.Anche secondo me è la migliore storia del duo panaro-scarpa

Per conferma anche da parte di Panaro, in questa storia troviamo una dedica fatta da Scarpa all'ex direttore di Topolino Gaudenzio Capelli nel nome della sorbetteria di inizio storia "Puerto Gaudenzio"

Questa storia la ho su un supergiallissimo o qualcosa del genere e devo ammettere che mi è sempre piaciuta

Mi è piaciuta parecchio questa storia realizzata dall'ottimo duo artistico costituito da Carlo Panaro ai testi e da Romano Scarpa ai disegni.
Ho trovato simpatico il personaggio dell'artista vagabondo del titolo, che con i suoi giochetti di prestigio riesce in poco tempo a legare bene non solo con Topolino ma anche con Pluto e i nipotini.
Il suo passato nasconde però dei comportamenti scorretti che gli sono costati il carcere ed oggi, quando Topolino ha deciso di farlo entrare nella propria casa per ospitarlo in quanto senza tetto, sembra che il "vagabondo" non sia cambiato poi così tanto e che abbia ancora qualche brutto vizietto, retaggio del suo brutto rapporto col gioco d'azzardo.
La storia si svolge bene, con i focus sul personaggio di Barnaba e di Topolino che si alternano in modo riuscito ed accattivante, dando alla narrazione un bel ritmo che la fa procedere in maniera intrigante e senza motivi di noia o che facciano calare l'attenzione per la vicenda raccontata.
Una volta terminata la lettura, sono sicuro nel dire che "Topolino e l'artista vagabondo" ha saputo lasciarmi un ricordo molto piacevole di sé anche grazie al delizioso comparto grafico curato dal Maestro Scarpa e che mi ha reso la lettura ancora più invitante e vivace, supportando al meglio l'ottima avventura imbastita da Carlo Panaro. 

Rammentavo il fumetto più per il tema insolito dei senzatetto che per la storia in sè, la quale stando ai miei ricordi veniva narrata con poco brio. Invece l'ho appena riletta e ho scoperto che era migliore di quanto rimastomi nella memoria.

La prima parte in particolare, con la presentazione del nullatenente, contiene diversi momenti divertenti che non ricordavo, come quello del regalo o della macchina. Nella sequenza Barnaba si distacca dai soliti personaggi con cui i protagonisti si ritrovano saltuariamente a convivere, dal classico combinaguai (usato più volte da Panaro) al tipo eccessivamente bizzarro.
L'ospite incarna solo in minima parte questi caratteri tipici; l'unico problema che crea è far cadere i pallini del fazzoletto nel sugo; mentre le stranezze che presenta derivano più dall'esperienza e mentalità maturate come barbone piuttosto che per una stramberia insita in lui.

Anche l'umorismo sulla dieta di Minni o quello di Pippo a metà vicenda risulta azzeccato.

Ho inoltre gradito l'utilizzo di Trudy, in grado di agire da sola, di prendere iniziative ed elaborare piani, invece del consueto ruolo di spalla casalinga del fidanzato.

Non mi è solo piaciuto il frasario di Topolino verso la fine, in cui definisce più volte i due malviventi come "bricconi"; si poteva trovare qualche termine un po' meno blando (senza per questo sconfinare nel volgare) per definirli.