Prendo il toro (anzi, il topo) per le corna e mi lancio nella mia proposta per un articolo per questo mirabile premio.
Avevo intenzione di lavorare sull’articolo delle parodie, partendo dall’inferno di topolino fino ad arrivare a Dracula di Bram Topker e Moby Dick by Artibani-Mottura. L’idea sarebbe di strutturarla non come un elenco, ovviamente, ma come un veritabile specchio dell’evoluzione italiana e della testata nel corso di questi 3000 numeri.
Mi spiego meglio. Le prime parodie, quasi tutte di Martina, servono sia come potente strumento didattico sia come modo per illustrare la società. L’inferno è un esempio totale, ma i paesaggi in rovina e le sfortune di paperino riflettono in qualche modo la situazione complicata del dopoguerra italiano. Per Martina la parodia è sempre ambientata nel contesto classico e contemporaneo, invaso al massimo da qualche sogno come nel Meschino o da qualche presenza fantasiosa come nel Munchausen e nel Fracassa. Storie che rimandano al passato ma usate per descrivere la contemporaneità. Il modello martiniano è rifuggito solo dalla coppia Chendi-Bottaro, che preferiscono affidarsi al racconto.
Ad una certa stabilità italiana e al crescente successo della testata le parodie in qualche maniera si semplificano, diventando più chiaramente delle messe in scena teatrali, con i paperi come grandi animali da palcoscenico. Aiutati dalla attualità televisiva (vedi il Milione o Sandopaper o i Gufo-Robot), le parodie diventano un modo divertente per raccontare un classico in una nuova maniera. Il lato contemporaneo scompare o è una vaga cornice, per mostrare tutte le possibilità del fumetto disneyano, la sua capacità di maschera e di reinventarsi sotto forme diverse.
Il tempo è quello delle rappresentazioni teatrali in grande stile, in presa diretta (il ciclo operistico di Martina, l’Oro del Reno, Novecento, Dracula) e in questo modo le parodie si diradano.
La struttura dell’articolo dovrebbe essere:
• Concetto di parodia e sua divisione in: parodia calata nel contemporaneo, parodia in un’altra dimensione (sogno, antenato...) con cornice nel presente, vera dimensione parallela/personaggi come veri attori;
• Citazione delle parodie con titolo riferente ad opere varie, ma ben pochi contatti con l’opera originale (giustamente definite da Paperinika “false parodie”,
http://www.papersera.net/cgi-bin/yabb/YaBB.cgi?num=1232224134/0, topic utilissimo e fondamentale) e loro accantonamento;
• Narrazione dello svolgersi di queste parodie per sommi capi durante i periodi: ricco martiniano – opere più piccole – grande ritorno nei ’90 – i kolossal attuali, pochi ma buoni e fedeli;
• Importanza della parodia su Topolino a livello di sceneggiature, disegni, costumi, copertine, collane (un minimo di storia bibliografica sulla collana cartonata degli anni ’90, seguito dei volumi dei ’70, e loro importanza a livello culturale didattico);
• Conclusioni, agganciato a quanto detto sopra. Parodia come impegno didattico, kolossal affasicnante, capacità teatrale dei paperi e dei topi.
Un articolo complesso, che sarei ben lieto di scrivere a più mani. Ditemi che ne pensate, e chi volesse farsi avanti, massimo in 4, ci si divide il lavoro. Se no, posso fare tutto io (alle aprodie sono legatissimo, ho studiato su quelle opere) pero credo sia un articolo di un certo peso, quindi dovrebbe essere fatto molto bene.
L'obiettivo è quello di definire 63 anni di parodie, levare certa robaccia e storie che aprodie non sono es esaltare il bello e buono che c'è stato.
Grazie mille,
V