La malattia mi rinchiude in casa e io mi sollazzo scrivendo interminabili deliranti recensioni.
In questo caso la trilogia cinematografica degli X-Men.
La trilogia
Dalla carta al cinema il passo è enorme e millemila sono gli insignificanti figli di questo trapasso.
I grandi registi fuggono da questo inghippo o attenendosi allo stile di scrittura (e i risultati non sono assicurati) o, per fantasy e simili , impiegando prodigi tecnici tali da compensare i falli di sceneggiatura (è il caso dell'ultracelebrata trilogia del "Signore degli anelli" di Peter Jackson).
Vi sono indubbiamente altre e più usate modalità ma per il lavoro in questione bastano questi due esempi.
Anche gli X-Men sono nati su fogli di carta, fogli però un po' speciali, chiamati tavole, in cui è d'obbligo parlare con una nuvoletta e tutti hanno un volto, tinteggiato dalla mano esperta di un grande artista: sono ovviamente i fumetti, grandi vittime del cinema.
La storia è lunga e non basterebbe un saggio; possiamo dunque semplificare schematizzando l'argomento in tre parti (consci di comportarci con la delicatezza del famoso "elefante in cristalleria") : i Dc Comics, i Marvel e le Graphic novel.
La Dc è la casa editrice che detiene i diritti per Superman e Batman, quindi mica bazzecole. I due grandi eroi americani ne han passate di tutti i colori tra grande e piccolo schermo: telefilm quasi comici, filmastri non eccezionali e uno sparuto di blockbuster di recente produzione: citiamo Batman Begins e Superman Returns, da considerarsi tutto sommato lavori più che riusciti.
Il trattamento del cinema riservato ai fumetti Dc non è comunque lontanamente paragonabile alle mazzate spesso e volentieri allegramente rifilate ai Marvel comics sul grande schermo. La Marvel, amichevolmente soprannominata "la casa delle idee", si porta a casa i diritti per Spiderman, Capitan America, Iron Man, gli X-Men e compagnia lunga e bella. I risultati dei film sono sempre stati discontinui: si è tranquillamente passato dall'ottima fattura della trilogia di Spiderman al ridicolo di Catwoman passando per l'insignificante mediocrità di Daredevil. Impossibile dunque qualunque tipo di previsione.
Le graphic novel meritano un capitolo a parte perché veri e propri romanzi illustrati e non semplici serie e perché spesso nel cinema le loro radici "fumettistiche" si perse, rimanendo ancorate solo in qualche invisibile credit finale.
E' il caso della Leggenda degli uomini straordinari polpettone hollywodiano con Sean Connery simpaticamente tratto dalla Lega degli straordinari gentleman, capolavoro del grande fumettista Alan Moore. Sempre da Moore s'è cavato V per vendetta, imponente film dei fratelli Wachowski, ma anche qui abbastanza distante dall'opera originale.
Caso diverso è 300 pazzesco film di recente uscita di Zack Snyder, narrante l'epico eroismo dei 300 spartani alle Termopili, tratto dall'omonima graphic novel di Frank Miller;immancabilmente, il risultato finale della produzione cinematografica non raggiunge il livello del fumetto: sul grande schermo gli effetti speciali, i finti fondi fantasmagorici e un uso esagerato del "rallenty" non ridonano all'opera il fascino del disegno di Miller e della superba colorazione di Lynn Varley; rimane solo un'infinita siringata d'adrenalina.
Dopo questo volutamente breve excursus, quasi una guida "Mille metodi per umiliare un fumetto", giungiamo alla trilogia cinematografica in questione: X-Men, composta da X Men, X2 e X-men conflitto finale.
Come già accennato, l'opera cartacea a cui si rifanno i film è la serie ideata da Stan Lee e Jack Kirby per la Marvel Comics, costante incognita per il cinema.
Gli X-Men sono esseri dotati di superpoteri denominati "mutanti", ipotetico nuovo anello evolutivo degli esseri umani, riuniti dal Professor Xavier nel suo istituto.
Cinematograficamente, rappresentano uno dei più riusciti risultati della "casa delle idee": buona trasposizione del fumetto ed al contempo adeguato adattamento alle tecniche del grande schermo.
X Men di Bryan Singer con Halle Berry, Ian McKellen, Hugh Jackman. USA, 2000.
Si inzia nel 2000 con una regia targata Singer (eclettica star di Hollywood conosciuta principalmente per I soliti sospetti) che riesce perfettamente ad amalgamare il fascino del fumetto con la profondità tipica del cinema di qualità. I personaggi, seppur schematici nel loro rifarsi alla carta, riescono comunque ad assumere una certa tridimensionalità quando vengono posti di fronte al labile confine tra bene e male. Così nella guerra fra Xavier (che predica la tolleranza verso gli umani) e Magneto (sostenitore dell'indipendenza assoluta dei mutanti) la ragione e il torto sono effimeri e il confronto è reale, non predefinito. Conflitto servito in pompa magna grazie alle maestranze artistiche degli effetti speciali, bellissimi (considerando anche l'epoca) ma mai eccessivi, unicamente funzionali allo svolgimento della trama.
In questo teatro si muove un buon cast in cui si alternano maschere di grande esperienza (Ian McKellen), attori maturi (Patrick Stewart) e sex simbol (Halle Berry).
Per concludere il primo X-Men è un film definito, azzeccato ma che manca ancora di quella maturità che acquisterà nel secondo capitolo.
X2 Di Bryan Singer con Patrick Stewart, Hugh Jackman, Ian McKellen. USA, 2003.
Singer, ancora lui alla regia, non realizza per sua stessa ammissione un sequel: raddoppia gli effetti digitali, il costo e prova a distaccarsi con maestria dal fumetto, introducendo sempre più una nuova profondità d'azione e, grazie alla sceneggiatura, una nuova profondità dei personaggi, ormai non più schematici ma uomini (o meglio, mutanti) dal raffinato profilo psicologico.
Anche la trama in sé incomincia a spaziare nel tempo non riducendosi a qualche fulmine, telepatia e telecinesi ma provando invece ad esplorare il passato di uno dei più interessanti X-Men: Wolverine, ex guerriero nel Vietnam, utilizzato per esperimenti militari in cui gli verrà impiantato uno scheletro di adamantio, metallo resistentissimo. Ma non solo; viene difatti aggiunta un nuovo schieramento alla guerra: il governo, da subito parte attiva con lo spettacolare attentato al presidente.
Arriva dunque uno dei momenti più delicati dell'intera trilogia: l'alleanza dei mutanti, in cui Singer vuole cammuffare un'allusione a tutte le minoranze maltrattate, un invito alla cooperazione; proprio in questo punto X2 si sgancia definitivamente dai canoni Marvel, volando con ali proprie in cieli inesplorati. Da qui in poi ogni scena è conseguenza della precedente con una semplicità ed una naturalezza sbalorditive; si incomincia, dopo lo splendido decollo, ad atterrare delicatamente: il film ritorna "normale" e gli effetti speciali occupano il tempo e tranquillizzano lo spettatore più attento, scosso dall'imponenza della prima parte.
Il film è indiscutibilmente la miglior pellicola tratta da un fumetto.
X-Men Conflitto Finale di Brett Ratner con Halle Berry, Hugh Jackman. USA, 2006
L'ultimo episodio conclude la saga senza pretese, riuscendo però ad abbandonare (grazie anche al cambio di regista: Ratner rileva in corsa Singer) la profondità e i quesiti dei primi due capitoli, ormai logori. Il giudizio è pefettamente riassumibile nella frase del critico Morando Morandini quando, nella sua recensione, afferma che "è un cupo western fantascientifico con dialoghi da fumetto e qualche spruzzatina ironica che graffia pochissimo." Insomma si adegua ai tempi facendosi blocbuster arraffa tutto; il risultato si mantiene distante comunque anni luce dallla medie delle produzioni cinematografiche Marvel, risultando, qualitativamente parlando, aggianciato solo dal secondo capitolo di Spiderman.