Copioincollo orridamente da PkGalaxy la rece di Omero, Iliade di Alessandro Baricco, che uscirà domani. Ovviamente consiglio qualsiasi cosa sia uscita/uscirà di questo autore che adoro. Oceano Mare va assolutamente letto.
Oggi la pace è poco più che una convenienza politica: non è certo un sistema di pensiero e un modo di sentire veramente diffusi. Si considera la guerra come un male da evitare, certo, ma si è ben lontani da considerarla un male assoluto: alla prima occasione, foderata di begli ideali, scendere in battaglia ridiventa velocemente un'opzione realizzabile. La si sceglie, a volte, perfino con una certa fierezza. Continuano a schiantarsi, le falene, nella luce del fuoco.
Baricco nella postfazione ci illustra l'attualità della guerra di Troia -altro che Troy- soffermandosi sulla bellezza della guerra e sull'attrattiva che purtroppo essa esercita sull'uomo.
E sottolinea ancora quale stranezza sia la presenza, in un'opera creata dai Greci, che erano profondi cultori della guerra e degli eroi che la combattevano, dei più profondi pensieri di pace, nel famoso capitolo che tutti avremo studiato, in cui Ettore rientra a Troia. Pensieri portati avanti da donne (sono le donne le portatrici di pace, contrapposte agli eroi bellicosi) quali Ecuba, Elena e infine Andromaca. Anche se Achille, primo fra i guerrieri, non disdegnerà di parlare di pace commuovendosi davanti al corpo di Patroclo o davanti a Priamo che vuole riscattare quello di Ettore.
Il libro, insomma, non è né più nemmeno che l'Iliade. Costruita in prima persona, raccontata capitolo per capitolo da uno o più narratori che la guerra l'hanno vissuta: da Achille a Ettore, da Ulisse ad Agamennone, da Priamo ad Elena le parole dell'Iliade (perché tratte da essa sono) ci vengono servite dagli illustri protagonisti. Con interventi personali di Baricco, che però segna in corsivo, ma non esita ad affermare che sono "sfumature che l'Iliade non poteva pronunciare ad alta voce ma nascondeva tra le righe". Una lettura piacevole però, probabilmente meno ostica dell'Iliade stessa. Come nel caso del capitolo narrato da Ulisse e Diomede: la maturità e la saggezza contro la giovinezza e la forza bruta. Una missione di questi eroi, che Baricco impreziosisce facendo fare da contraltare anche allo stile di scrittura: pacato e ben costruito per Ulisse, dai periodi contorti e lunghissimi per Diomede. Bellissimo anche il capitolo narrato dal fiume Scamandro, che racchiude in sé tutto l'orrore di una guerra, il sangue, la carneficina, tanto che anche il fiume si leva in impeto, sconvolto da tante morti, con il solo grido di portare la sciagura lontano dalle sue sponde.
In questa narrazione troviamo anche un elemento caratteristico che non manca di farci notare Baricco nell'introduzione: i nomi. I nomi come "suoni eterni, che meritano rispetto", lapidi millenarie che costellano le descrizioni delle battaglie. Chi è stato ucciso, da chi, tutto riportato pari pari dalla traduzione. Suoni eterni.
Insomma, questo libro è consigliato a chi, come me, è stato deluso dall'orrido Troy. In questo libro c'è una parte dell'antica forza dell'Iliade. Anche qua mancheranno gli dei, ma essendo stato scritto per uno spettacolo, una lettura in pubblica piazza, purtroppo dei tagli sono stati necessari...