- il caso di Martina che ho incautamente sottolineato è diverso per un già citato motivo: è l'autore medesimo che si auto-contraddice
Intanto non capisco una cosa: cosa si contraddice? Per il fatto che non compare il gemello di Paperone in Storia e Gloria?
A parte che il fatto è giustificabile tanto quanto l'assenza di Della nell'infanzia di Paperino o la non-esistenza di ZP o QQQ prima del loro esordio, ecc.
Poi devi capire una cosa: i fumetti Disney non hanno continuity. Così come non esiste un tempo definito, ma si dilaterà in un eterno presente.
Una cosa da capire è che sostanzialmente la continuity non è sempre un pregio. Lo è quando si parla di un'opera chiusa, o destinata a chiudersi. Ma quando si parla di serialità la continuity è un'arma a doppio taglio.
L'esempio più illustre è quello dei fumetti Marvel: in una continuity diluita all'infinito, i personaggi crescono molto più lentamente in un mondo che va a velocità normale, regalandoci quarant'anni di continuity serratissima quando per loro saranno passati dieci anni dall'inizio della loro "avventura". Ed ecco che un nuovo lettore si trova a dover affrontare 40 anni di storia serratissima di ogni personaggio, per capirci qualcosa.
O poi ci sono gli esempi di continuity non rispettata: Martin Mystere, che per Alfredo Castelli avrebbe dovuto crescere e invecchiare normalmente, si trova a sessant'anni (ovviamente non di vita editoriale) ad avere l'aspetto di un quarantenne, e allo stesso modo Diana e tutti gli altri.
I personaggi Disney non sono nati per fatti di questo tipo: il passaggio dal formato della striscia al formato comic-book ha eliminato il problema della sequenzialità. Ogni avventura è a sé stante e non si pone il problema di una continuità narrativa. Certo, è capitato e capiterà ancora che un autore possa essere referenziale nei confronti di altri autori o di sé stesso (basti pensare ai vari Barks, Scarpa...), ma sostanzialmente non esiste un vero e proprio concetto di continuity. Quella che ha introdotto Don Rosa, perché è a lui che continui a riferirti sebbene non lo voglia ammettere, è un concetto di fumetto Disney che è suo proprio, a suo uso e consumo (e non vogliamo ricordare gli evidenti errori che compie rispetto all'opera di Barks) e di nessun altro! Non puoi pretendere che tutti gli autori di fumetti Disney (ho fatto una stima di 2800 autori sull'inducks) sottostiano a delle regole che non possono avere senso, perché cadrebbero in continue contraddizioni.
Questo Martina lo sapeva bene, e creare un filo logico a lui non interessava. Non era importante che un giorno Paperone combattesse contro degli indiani, il giorno dopo avesse un gemello, e due giorni dopo abitasse in un palazzo. L'importante era che la storia funzionasse, fosse avvincente, fosse godibile da leggere. E in questo Martina era un grande maestro.