Quoto, vivere un dolore così grande ti fa aggrappare anche alla più piccola illusione per non pensare all'orrore quotidiano, a maggior ragione vale per un bambino così piccolo al quale certamente non si può spiegare una cosa così orrenda...
Beh, e' ovvio che il messaggio del film vada inteso come tale.
Cio' che volevo mettere in evidenza e' che qualunque film relativo alla Shoa, sara' sempre inadeguato davanti all'enormita' di cio' che avvenne.
Mi interesso all'argomento da anni, ho visitato KZL, ho letto parecchi libri, visto foto e immagini e ascoltato testimonianze (una su tutte : Angelo Signorelli operaio della Falk deportato a Mathausen, purtroppo deceduto l'anno scorso), ma ogni giorno mi ritrovo come inebetito davanti a qualcosa che non riesco a rappresentarmi, perche' l'Olocausto e' "irrapresentabile" (ma, purtroppo, in fondo non cosi' "inspiegabile", probabilmente e' stata una conseguenza limite di un certo tipo di "progresso". Ma qui si andrebbe troppo lontano).
I film sull'argomento possono solo avvicinarsi di piu' o di meno ad una parzialissima percezione della "soluzione finale".
Ecco, cio' che volevo dire e' che "la vita e' bella" si avvicina un po' di meno rispetto ad altri film proprio per una sorta di privatizzazione del dolore (a me sembrava che Benigni e il figlio fossero "soli" con i carnefici nel campo).
Poi che un padre volesse proteggere un figlio e dargli speranza va' benissimo, e che la situazione potesse essere una metafora della speranza stessa riguardo a situazioni senza uscita va' altrettanto bene.
Ripeto, alla fin fine "la vita e' bella" come film non mi e' spiaciuto.
Quoto Mark per la sua osservazione su Benigni (che tra l'altro a me piace), se l'attore toscano mette la sua firma, qualsiasi cosa viene accettata dai lacche' dell'audience. Beh, comunque meglio la Divina Commedia e la Costituzione piuttosto di altre cose che passa la TV.