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Le Pubblicazioni => Topolino => Topic aperto da: Samu - Mercoledì 26 Mar 2025, 22:04:42
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Sommario
Topolino in Giallo - Mistero a quattro corde
Soggetto e sceneggiatura di Marco Bosco
Disegni e chine di Carlo Limido
Colori di Gaetano Gabriele D'Aprile
Paperino e il vestito ballerino
Soggetto e sceneggiatura di Giovanni Eccher
Disegni di Ottavio Panaro
Chine di Simone Paoloni
Colori di Dario Tavormina
Newton Pitagorico e lo spauratore da brivido
Soggetto e sceneggiatura di Augusto Macchetto
Disegni e chine di Mattia Surroz
Colori di Manuel Giarolli
Paperino, Jones e la gara dei burloni
Soggetto e sceneggiatura di Knut Nærum e Arild Midthun
Disegni e chine di Arild Midthun
Colori di Egmont
Topeo scienziato viaggiatore - La Biblioteca più grande del mondo
Soggetto e sceneggiatura di Sergio Cabella
Disegni e chine di Marco Palazzi
Colori di Francesca Bonifacio e Marco Di Grazia
Tutti in... Fattoria - "Distanze" e "Benessere"
Tavole autoconclusive scritte da Roberto Gagnor, disegnate da Alessandro Perina e colorate da Valentina Mauri
Copertina (Cesarello/Perrotta)
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La storia di apertura è un giallo costruito veramente bene: l'intrigo a sfondo musicale orchestrato da Bosco è ben articolato e sfaccettato, condotto con esperienza dal bravo sceneggiatore che, per mezzo di un ritmo vivace, tiene desta l'attenzione del lettore e lo coinvolge.
Ho apprezzato anche la risoluzione del caso, in cui Topolino e Minni partecipano - ciascuno a suo modo - a fare luce sulla vicenda.
A seguire, un parterre di ottime storie in cui spiccano la simpatia di Paperino e Newton e la classica rivalità tra il primo e il suo acerrimo nemico/vicino.
Graziosa, infine, la storia finale a sfondo storico.
Quest'ultima parte con un ritmo un po' lento e che - almeno seconda me - fa fatica ad ingranare, ma nel corso del suo sviluppo si riprende fino a giungere ad una conclusione carina e che assesta il racconto sul livello di una buona lettura.
Simpatiche le autoconclusive dallo sfondo agreste e sempre piacevole l'appuntamento con la rubrica di disegno incentrata su uno dei protagonisti del presente libretto, ovverosia il genietto di casa Pitagorico! :)
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Un numero molto classico nella proposta delle storie, nel genere delle sceneggiature e negli stili di disegno.
Il giallo d'apertura è una buona lettura, scorrevole e scritta bene. Mi è piaciuto in particolar modo il redazionale a corredo con alcune informazioni sulla costruzione di un racconto giallo; niente di trascendentale per chi abbia già basi di narrativa, ma è un buon modo per instradare bambini e ragazzi nell'elaborazione di testi gialli. Chissà se magari in futuro avremo anche dei "tutorial" di sceneggiatura e non solo di disegno (come la rubrica "Fumettando"): mi farebbe piacere leggere una rubrica approfondita sui generi di storie e sulla stesura di soggetti.
Le storie centrali hanno impianti molto classici.
La storia di chiusura non mi ha presa più di tanto, anche se l'ho preferita alla precedente storia di Topeo. Ma Timeo nella precedente storia non era moro? Non me lo ricordavo biondo.
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Curioso che vadano così per le lunghe con le storie di Topeo, a chiudere per tempo il ciclo avrebbero potuto subito riproporlo in Paper Mitologia.
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Per quanto mi riguarda, dopo le meraviglie dell’Egitto dei To(po)lomei di Facciotto, trovo decisamente debole l’Alessandria di Topeo.
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Per quanto mi riguarda, dopo le meraviglie dell’Egitto dei To(po)lomei di Facciotto, trovo decisamente debole l’Alessandria di Topeo.
C'è anche da dire che Facciotto ha avuto a disposizione cinque episodi per raffigurare (splendidamente) l'Egitto nella storia scritta da Vacca mentre questa di Topeo si compone di un tempo soltanto.
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Il giallo d'apertura è una buona lettura, scorrevole e scritta bene. Mi è piaciuto in particolar modo il redazionale a corredo con alcune informazioni sulla costruzione di un racconto giallo; niente di trascendentale per chi abbia già basi di narrativa, ma è un buon modo per instradare bambini e ragazzi nell'elaborazione di testi gialli.
Discreto il piccolo tutorial.
Per me la storia presenta una grossa stonatura: suonare il violino mantenendo i guanti, per quanto siano una sorta di accessorio standard per i personaggi disneyani, è qualcosa che mi fa mettere le mani nei capelli.
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Discreto il piccolo tutorial.
Per me la storia presenta una grossa stonatura: suonare il violino mantenendo i guanti, per quanto siano una sorta di accessorio standard per i personaggi disneyani, è qualcosa che mi fa mettere le mani nei capelli.
Perché mai, se si tratta di una storia Disney nel cui universo ben sappiamo che i personaggi sono muniti di guanti da tantissimi anni a questa parte, avrebbero dovuto toglierli a chi suona il violino?
Oramai sono talmente parte integrante dei personaggi (siano essi standard o nuovi) che non li considero nemmeno degli accessori.
Sarebbe come storcere il naso di fronte al fatto che i personaggi Disney, così simili alle persone in carne ed ossa per comportamenti, emozioni, modo di pensare, di vivere, eccetera... hanno quattro dita per mano invece di cinque.
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Per quanto mi riguarda, dopo le meraviglie dell’Egitto dei To(po)lomei di Facciotto, trovo decisamente debole l’Alessandria di Topeo.
C'è anche da dire che Facciotto ha avuto a disposizione cinque episodi per raffigurare (splendidamente) l'Egitto nella storia scritta da Vacca mentre questa di Topeo si compone di un tempo soltanto.
Si, concordo con il tuo commento Samu, sicuramente per un lavoro come il Principe delle Sabbie, che vedeva nella squadra creativa persino il Direttore, gli studi preparatori sono stati dettagliati e di più ampio respiro; d’altra parte il risultato (grafico) si è rivelato per me tanto convincente, che qualsiasi confronto mi lascia piuttosto tiepido. Di fatto è una collocazione storico-geografica molto precisa, quella dell’Egitto ellenistico, per cui uno scenario neutro da “Grecia classica” buono un po’ per tutto (dalla Paperiliade al Paperogate) risulta decisamente troppo vago.
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Discreto il piccolo tutorial.
Per me la storia presenta una grossa stonatura: suonare il violino mantenendo i guanti, per quanto siano una sorta di accessorio standard per i personaggi disneyani, è qualcosa che mi fa mettere le mani nei capelli.
Perché mai, se si tratta di una storia Disney nel cui universo ben sappiamo che i personaggi sono muniti di guanti da tantissimi anni a questa parte, avrebbero dovuto toglierli a chi suona il violino?
Oramai sono talmente parte integrante dei personaggi (siano essi standard o nuovi) che non li considero nemmeno degli accessori.
Sarebbe come storcere il naso di fronte al fatto che i personaggi Disney, così simili alle persone in carne ed ossa per comportamenti, emozioni, modo di pensare, di vivere, eccetera... hanno quattro dita per mano invece di cinque.
A me ha infastidito di più il poco realismo nella rappresentazione dell'Orchestra Sinfonica di Pleasantville: anche fosse in formazione ridotta da camera, sembrano inconcepibili quattro violini, fra primi e secondi (a esclusione della solista), una viola e due violoncelli (contrabbassi non pervenuti), cui fanno da contraltare ben cinque ottoni, fra cui sembrerebbe di intravedere trombone, tuba e pure tuba wagneriana, due trombe e poi piatti, tamburo e grancassa...nemmeno un trillo acuto del Cannone (https://it.wikipedia.org/wiki/Cannone_(violino)) Guarneri del Gesù di Paganini (cui credo si ispiri il Topolieri del 1789) sarebbe riuscito a sgomitarsi un pertugio da una simile schiacciasassi!
L'ispettore North parrebbe un cugino di primo grado dell'Ispettore Irk, mentre Sam Jones che lavorava al "Topolinia Herald" con Topolino è un personaggio già visto in passato?
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L'ispettore North parrebbe un cugino di primo grado dell'Ispettore Irk, mentre Sam Jones che lavorava al "Topolinia Herald" con Topolino è un personaggio già visto in passato?
Non credo che Sam Jones sia apparso in storie precedenti.
Ritengo piuttosto sia un classico personaggio one-shot.
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giudizio pessimo per la rubrica "la parola della settimana" alle pagine 74-75.
Nulla da eccepire sul contenuto, ma mi sa tanto che ci sia stata una forzatura (diktat) imposta allo sceneggiatore per infilare il verbo 'impetrare' nella storia, del tutto avulso dal gergo colloquiale della medesima e dalla padronanza / uso della lingua di paperino, soltanto per giustificare le due pagine.