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« il: Martedì 22 Feb 2005, 12:03:56 »
(seguito da precedente post) Aspettative altissime quindi, e razionalità a difesa di un'annunciata delusione delle medesime. Poi ho letto i primi commenti su questo topic - ma accidenti, quando ce l'avete in mano Topolino voi, che fate vi spacciate per ditta delle pulizie e rovistate nei cassetti della redazione, o avete qualche talpa all'interno? E tutti commenti positivi all'inizio, accidenti, qualcuno si spingeva molto più in là di quanto avessi mai potuto immaginare, qualcuno appariva addirittura commosso sin quasi alle lacrime, e poi "miglior sceneggiatore e miglior disegnatore 2005", e poi Freccero elevato a erede unico di Carpi, quante ne avete scritte… e meno male che il filtro della razionalità anche qui mi ha prevenuto e protetto dalla disillusione, ho capito subito senza averla ancora letta che questa storia era stata per voi qualcosa come il trenino per i bambini poveri del rione Agonia.
E mi viene quasi voglia di finire qui, e non andare oltre, chè tanto quello che penso su questa storia lo potete a questo punto immaginare ed intuire, l’ho già scritto tra le righe: una delusione ampiamente attesa ed annunciata, un po’ come quando mi capita (raramente) di giocare al Superenalotto, di sognare a volte ad occhi aperti cosa farne della vincita, e di spulciare poi distrattamente e senza alcuna convinzione a estrazione avvenuta qualche giornale per leggere i numeri usciti, quasi con il fastidio di perdere tempo. Intendiamoci bene: storia molto al di sopra degli standard degli ultimi anni, non v’è dubbio, ma è come portare l’asticella del salto in alto da mezzo metro a 1 metro in una competizione internazionale. Gustosissime poi le citazioni della storia originaria: Gamba con il sigaro (anche il fumo in una vignetta!), qualche scorcio in esterno qua e là, un legionario con baffi ed occhiali, le ambientazioni interne alla locanda con le botti e la botola con fiume sotto: grazie per tutto questo. Ma la sceneggiatura è ahimè fiacca, e le gags con Gennarinus e Ottofurotto un riempitivo anche fastidioso per quanto con insistenza rubano la scena alla storia principale; e l’impietosa realtà è che dietro quei siparietti troppo lunghi e ripetuti dei due comprimari di storia c’è ben poco. Scrive molto bene, Savini, ottimo italiano, ottimi tempi, ma la sua sceneggiatura manca di ritmo, di respiro, in una parola: non ha un suo stile. Se leggi una storia di Martina, o di Cimino, o di Pezzin, ma perfino di Marconi che a me non piace assolutamente, subito dici ai primi dialoghi: questa è una storia di quello sceneggiatore. Savini scrive bene, ma la storia potrebbe essere di chiunque, tanto asettica appare anche ad una lettura attenta. I suoi paperi poi sono insopportabilmente melensi, anonimamente buonisti, ZP un vecchio caro zio che ama tanto i suoi nipoti, i modelli comportamentali sono quelli uniformati imposti dalla famosa legge del “target”, e c’è poco da fare. Da salvare nella storia, oltre alle citazioni, la gag degli “innocui turisti teutonici”: mi sono sbellicato a terra dalle risa, e rido ancora adesso. Per il resto, ripeto: buona storia nel complesso, divertente a tratti, ma solo se letta avulsa dal contesto di riferimento della saga originaria, chè il paragone è semplicemente improponibile. Per quanto riguarda i disegni, peggio che mai: un disegno ormai omologato anch’esso agli stilemi imperanti, e anche un carpiano originario come Freccero abbandona completamente ogni richiamo allo stile del suo Maestro e abbraccia la ricetta imposta per soddisfare il “target”, una base di Cavazzano e abbondanti verniciate di PK e PP8, a colpi di primi piani e pupille rotonde sgranate da gatto in fase di fusa e piumette sulla testa, che piace tanto ai bambini di oggi. Anche qui, uno dei maggiori disegnatori della nuova leva (ma mica poi tanto più nuova, curioso come molti di questi disegnatori nati nei primi ’90 stiano col tempo peggiorando invece di migliorare), ma siamo molto lontani dalla scuola italiana degli anni d’oro.
La chiudo qui, ora la chiudo veramente. Grazie comunque a Savini e Freccero, perché si vede che avete messo tanta passione nel vostro lavoro. E la storia nel complesso non è male, letta da sola, e soprattutto paragonata alla produzione degli ultimi anni. Un umile consiglio: lasciate perdere la Storia e Gloria, e lavorate ancora insieme su storie lunghe. Sono sicuro che farete ancora buone cose, se continuate a lavorare con impegno e dedizione. E se vi facessero esprimere come potreste essere capaci, ma questo è un altro discorso. E ci sarebbe da scrivere ancora tanto. Ma, per adesso, la chiudo qui, ho anche mal di testa e mi rimbomba tutto. Rimbom, bomm, bomm, bom, bom, …