Domanda da un milione di euro: come si dice Kaoakalouapouhooaniau?
Secondo me con l'accento sul dittongo finale au, come un miagolio. Una cosa tipo "ka-oaka-loua-pou-hua-niàu"!
Concedetemi un piccolo fuori tema, sul processo della palatalizzazione.
Mi domando: dal momento che l'età antica non ci ha lasciato fonti sonore, come caspita hanno fatto gli studiosi a scoprire il fenomeno?
Non saprei parlarti specificatamente della palatizzazione (consiglio
questa voce), ma i fenomeni fonetici delle lingue antiche si studiano sulla base di:
1) informazioni sulla pronuncia che ci vengono date dagli stessi studiosi antichi, che magari notavano un nuovo uso linguistico che si diffondeva nel registro colloquiale e ne davano notizia nella loro opera;
2) errori compiuti da parlanti poco acculturati in iscrizioni, graffiti, manoscritti ricopiati da ignoranti, testi scritti nelle scuole dagli studenti o dai maestri che tentavano di correggerli, come nell'
Appendix Probi (ad esempio, la distinzione fra etacismo e itacismo di cui parlava Claudia è attestata su alcune tavolette in cui i giovanotti scrivono con lo iota parole che nella letteratura si trovano sempre con l'eta: ciò dimostra che in quel periodo iota ed eta si pronunciavano già allo stesso modo);
3) i testi letterari a noi pervenuti, soprattutto analizzati in prospettiva diacronica, ovvero tenendo conto delle mutazioni nel tempo, e diatopica, ovvero considerando le differenze fra una regione e l'altra (ad esempio, il fatto che in moltissimi esametri latini di età classica la metrica non tornerebbe se pronunciassimo le M in fine di parola, ma torna se non le pronunciamo, dimostra che già a quel tempo aveva un suono "meno forte", e sarebbe poi caduta nel passaggio all'italiano (consulem > console));
4) la comparazione con le altre lingue, forse la cosa più importante, che permette di fare congetture secondo alcuni principi noti di evoluzione fonetica e scoprirne di nuovi (chi studia l'evoluzione del latino è particolarmente fortunato perché può attingere sia alle discendenti, le lingue romanze, sia agli antecedenti e ai parenti vicini e lontani, cioè tutte le altre lingue indeuropee).
Temo anch'io di aver annoiato, ma ho almeno tentato di farlo in termini semplici.
Nonostante tutto, tali dibattiti non sono del tutto risolti, e probabilmente non lo saranno mai, data l'assenza di madrelingua greco antico che possano testimoniarci gli effettivi fenomeni fonetici, molti dei quali del tutto sconosciuti alle lingue moderne.
Questo è verissimo, soprattutto perché abbiamo perso alcuni tratti peculiari del greco come l'intonazione e la lunghezza vocalica (questi ci vengono testimoniati da filosofi e grammatici antichi)! Possiamo ritenere però abbastanza fedele il livello raggiunto ad oggi, ovvero non l'erasmiana o la reuchliniana ma un'erasmiana che tenga conto di tono, quantità e apertura delle vocali nonché delle consonanti aspirate.