"The Wolf of Wall Street".
Scorsese è uno dei miei registi preferiti, ADORO
Quei bravi ragazzi,
Casinò e tanti altri suoi lavori, e anche quest'ultimo film valeva la pena di essere visto.
E' un film complesso, ambiguo. La storia è impalpabile, la trama praticamente assente, e vuota, come tutta la carriera da broker del protagonista, che una volta conclusa non lascia nulla di concreto dietro di sé. Quello che conta sono i dettagli le psicologie dei personaggi, le trovate spettacolari assurde e volutamente forzate, il cinismo estremo e la perdita di qualunque freno inibitorio, anche da parte del regista.
Questa volta Martin affronta il mondo della finanza capitalistica. Spingendo volutamente sull'acceleratore infrange qualunque freno ricreando un mondo folle, sociopatico, grottesco, drogato e conpulsivo che cerca il riscatto e la gloria personale in una scalata agli eccessi completamente fine a se stessa.
La folle escalation di Di Caprio (ma folle veramente, fatta di nani lanciati come frecce in bersagli giganti e da droghe potentissime che sono praticamente co-protagoniste del film) non diverge poi tanto da quella di Ray Liotta in Goodfellas: in una prima analisi poco meticolosa potremmo dire che al mondo dei gangster Scorsese sostituisce quello di Wall Street e porta il protagonista, come molti suoi altri personaggi di film precedenti, verso una inevitabile e rovinosa caduta. Però questo film non ha altri punti in contatto con quel capolavoro, e nemmeno la stessa portata innovativa, se non quella di rendere il tutto più esplicito.
Scorsese sceglie volutamente di concentrarsi sull'ascesa irrefrenabile del broker d'assalto e di non mostrare tutti i fallimenti e le perdite che questo percorso del protagonista ha portato di riflesso nelle tasche di tutti quelli che si sono fidati di lui e delle operazioni della sua azienda.
Ma non si può odiare il protagonista per questo, a un certo punto del film Di Caprio decide di fare il "salto di qualità", di andare a truffare quelli che hanno i soldi veri, ricconi annoiati che si fanno buggerare da uno che è più furbo di loro, questo broker avido affamato di potere, sesso e droga.
Di Caprio interpreta alla grande un personaggio dominato da una ambizione che viola ogni tipo di morale, strafatto per tre quarti di film, e durante la visione siamo colpiti da ogni genere di sensazioni e come in Goodfellas la voce narrante fa da contrappunto alle azioni che vediamo sullo schermo, frasi volutamente ridondanti che ci mostrano il suo punto di vista, ci accompagnano nella sua ascesa a mille all'ora, fino al finale. Non ci sono lezioni di morale, non ci sono altre paternali ma viene mostrata solo la parabola barocca di ascesa e caduta completamente genuina ed effimera di un uomo alla costante ricerca del successo, che si spinge sempre al limite delle sue possibilità.
Rimane un'opera monumentale e ambigua, anche esaltante e divertente, basata sul vuoto, sulle illusioni, sulla frenesia e la ricerca del dio denaro. Su una corsa alla ricchezza che che non può lasciar traccia una volta conclusasi per mano della legge, che appare un elemento quasi strano e fuori posto, una interferenza quasi "fastidiosa" in tutto questo "splendore" barocco del film, che riporta tutti con i piedi per terra.
Ho trovato bruttine e inutili certe parti in computer grafica, come tutta la sequenza del salvataggio dello yacht da parte degli italiani, con aereo che esplode con Gloria di Umberto Tozzi in sottofondo :???:
e altre lungaggini.... bravi gli altri attori non protagonisti, da McConaughey a Jonah Hill, fino a Kyle Chandler che personalmente mi sta simpatico fin dai tempi della serie tv "Ultime dal cielo", vero eroe della vicenda