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Che libro c'è sul comodino?

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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1035: Lunedì 24 Mar 2014, 09:27:49
    Exit strategy – Walter Siti-

    Quasi un sospiro di sollievo si tira quando il libro si conclude, perché fa male leggerlo; le pagine scorrono veloci, infarcite di uno stile così rude, ma al tempo stesso ricercato che non permettono la resa; la trama pur essendo il quarto capitolo di una trilogia o un sequel come piace definirlo al suo autore, è piuttosto semplice: si narrano le vicende di uno scrittore omosessuale, a cui l'autore ha prestato il suo nome creando un gioco di specchi che disorienta, già in odor di pensione e del suo trasferimento da Roma a Milano.
    Cosa riesce, allora, ad emozionare in modo così  profondo?
    Se la lettura avviene fluida e costante, si riesce a vivere le situazioni e l'angoscia, il senso di vuoto, che attanaglia il protagonista perso in una realtà che non vuol vivere, ma che è costretto a guardare con occhi spalancati.
    La personale catarsi del protagonista, galleggia a mezz'aria sulle vicende italiane, il contatto con la realtà si ha nelle vicende di Berlusconi degli ultimi tre anni, scorci di televisione spazzatura ricordano che è il nostro paese quelle raccontato e insinua il senso di disperazione, di assenza di possibilità di ripresa, di felicità, di realizzazione.
    Come fu per “Resistere non serve a niente”, ma con una punta di cattiveria in più, il lessico è quasi sconcio, forte, scuote gli animi, costringe a riflettere e ad interrogarsi attraverso il paravento dell'omosessualità, di un mondo così lontano dalla regola, così lo racconta, fatto di escort e di sesso estremo, per far trasparire la voglia di normalità, che è l'unica via di fuga, l'unico vero rifugio per una serenità forse più tiepida, ma vera.
    Non è una sconfitta, non è il riposo del guerriero che dopo una vita fatta di estreme azioni e di tentativi di ricercare in un estetismo rifocillante, non è la rassegnazione di chi non ha più soldi per comprare i propri desideri, è la consapevolezza di essere giunti alla fine di un percorso e di non avere più voglia di cercare qualcosa che non esiste se non nell'evanescenza delle proprie immagini mentali.
    La crudezza con cui si racconta il lento decadere della madre malata, affetta da una demenza senile ormai irrimediabile, distrugge, perché descrive con chiarezza le molte realtà che esistono, i pensieri non detti, ma fatti trasparire, la crudeltà di un egoismo così radicato, ma non ammesso, giustificato, mascherato; così metafora dopo metafora, la realtà intorno i mescola con la realtà immaginata, con i sogni non realizzati, e solo quando i sogni si realizzano, quando le sorprese si palesano ecco che quella realtà cruda, goccia goccia da concretezza alla vita sognata e tingendola di verità la rende vivibile.
    Siti ci regala un libro schietto, fatto di note autobiografiche, forse, ma che lascia un segno così crudo e dolce da riconciliarci con il mondo, donandoci una speranza di felicità, non sofisticata, ma genuina.
    Non è un testo da intrattenimento, ma un libro che va gustato e amato, assaporando ogni parola che nella sua schiettezza nasconde una ricercatezza lessicale che lascia interdetti.
    Siti si conferma uno dei nostri migliori scrittori, per intensità e per stile.

    *

    tang laoya
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    PolliceSu

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    PolliceSu
      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1036: Venerdì 28 Mar 2014, 12:54:51
      La filosofia di Topolino
      Saggio del filosofo della scienza e "scientista" Giulio Giorello, dove alcune storie di topolino vengono analizzate filosoficamente.Mi ha lasciato alquanto perplesso l'operazione,perche mi è sembrata piuttosto forzata la cosa e servita solo a dimostrare  le sue  tesi.
      Sono completamente d'accordo con questa conclusione: le storie topesche si sono rivelate utili esclusivamente come spunto esteriore che tale e' restato e totalmente alieno dalle conseguenti analisi; a titolo d'esempio il capitolo dedicato a Topolino Giornalista non fa che prendere a ispirazione il fatto che ci sia un giornale, un giornalista, dei malviventi e dei politici collusi e parte a imbastire da li riflessioni piuttosto scontate sulla libertà di stampa, la politica, il potere: ora, ogni e qualsiasi sua riflessione e' più' che condivisibile e non discuterò certo qui le idee dell'autore, ma queste medesime conversazioni sarebbero potute scaturire in tutto uguali da qualsiasi altra fonte di ispirazione, un altro fumetto, un quotidiano, un cartone animato, una serie tv, un film. Non vi e' alcunché' di peculiare atto a gettare i fondamenti per i "prolegomeni di una filosofia di Topolino".
      « Ultima modifica: Sabato 29 Mar 2014, 08:17:06 da tang_laoya »
      Mi avevano dato le mappe del percorso, ma nessuna idea circa i bizzarri paesaggi che avremmo attraversato durante lunghi mesi. - Per Nettuno Capitano! Con questa luna di sghimbescio gli sgombri cremisi fluttuano flessi!

        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1037: Domenica 30 Mar 2014, 23:33:20
        FORSE CHE SÌ, FORSE CHE NO - D'annunzio
        L'ultimo romanzo che il Vate ci ha donato, senza dubbio il più fruibile, reca in sé la semplicità delle grandi opere, una trama complicata senza essere pesante e un lessico che è musica, una sintassi che trascina il lettore, un periodare che culla quando è necessario, ma sprona a continuare quando la vicenda lo richiede; si ha letta sensazione di non essere noi a leggere il libro, ma che esso abbia una sua volontà e ci induca ad obbedirgli.
        La storia, a differenza degli altri romanzi, ha un suo compimento, non è semplice strumento atto ad esaltare il protagonista, ma un insieme di figure le cui caratterizzazioni, anche se solo accennate sono precise, intense, toccanti.
        L'ascesa personale si fonde con quella materiale, la ricerca della perfezione diviene tutt'uno con il possesso dei cieli, il superuomo si identifica con la nascente aviazione, con i primi aerei; infatti Paolo è un pilota di auto, ma si diletta anche nel guidare le nuove macchine volanti ed è in questo sfidare la natura, quasi possederla e plasmarla ai propri voleri, che si identifica la forza e il valore del protagonista.
        Il personaggio principale femminile è, forse, il più intenso di tutta la produzione D'annunziana; donna ricca e sicura di sé; appare fin da subito come una pietra preziosa, ricca di mille sfaccettature, che nelle sue frasi, nel suo legger dialogare, nasconde un mondo, un peso che in modo lento ma inesorabile la trascina nell'abisso della propria anima; un viaggio così lento che non permette marcia indietro, perché non percepito, perché non compreso.
        Sembra di cogliere la disperazione subitanea che la invade nel momento della comprensione, quando tutto è chiaro, perché svelato, perché il destino inesorabile e vendicativo non ammette catarsi, non ammette pentimento; così tutto il peccato, tutta la colpa, tutto ciò che in fondo alla sua anima era presente, ma nascosto, si palesa e la rende folle, di quella follia che acceca, di quella follia che annebbia col dolore che provoca; non sono le descrizioni che la rendono così viva, ma le azioni, gli sconvolgimenti repentini della sua anima, quella presa di coscienza tardiva che non ammetterà nessuno sconto, questo viaggio annunciato, perché già scritto, perché inevitabile, non può non essere un purgatorio e il lettore spera con tutto se stesso che per questa donna, colpevole senza dubbio di un peccato indicibile, possa esserci una redenzione se non in questa vita almeno nell'aldilà.
        Già questa caratterizzazione basterebbe a rendere quest'opera un capolavoro, ma si aggiungono i personaggi secondari che per intensità non le sono secondi e rendono il protagonista così essenziale pur nella sua inazione, così superiore esaltando la sua luce con le loro tinte chiaro-scure e preparandogli la strada affinché si compia la sua consacrazione là in alto nel cielo fino ad allora inesplorato, primo uomo a toccare quelle vette fino ad allora sfiorate solo dagli dei.
        Stupisce che non sia il romanzo più conosciuto, superiore sotto tutti gli aspetti a “Il piacere” perché pur contendo molti dei temi lì trattati, si respira un'aria più matura, una padronanza del lessico, se possibile, ancora più potente, un senso del ritmo che detta le regole, una trama che è centrale senza essere preponderante.
        La giusta dose di ogni singolo ingrediente per far si che questo sia il romanzo più completo e forse definitivo.
        Lettura raccomandata, non se ne può restare delusi se si ama la letteratura.

          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1038: Giovedì 3 Apr 2014, 18:59:19

          Il Fuoco D'annunzio
          Senza dubbio è il romanzo più D'Annunziano che si possa leggere, il paradigma di ciò che è diventato lo stereotipo dell'autore; vi si trova tutto quello che rende il Vate sopra le righe, il culto del superuomo e della poesia, la ricerca continua della perfezione e il tentativo di avvolgersi in essa nella speranza di coglierne qualche infinitesima particella.
          La trama è quasi un'autobiografia dove il protagonista Stelio è un poeta che vive della sua arte e di essa si nutre e soprattutto con essa accresce il proprio ego.
          Fosca è la sua amante, un'attrice ancora affascinante, ma in là con gli anni, che riesce ancora ad ammaliare, ma che giorno dopo giorno via via che le fibre elastiche della sua pelle sono diventate più morbide ha perso la propria sicurezza e così, da un pensiero fugace, inizia la sua ossessione che porrà le basi per comprendere, in qualche modo, quello che è stato il rapporto tra D'Annunzio e la Duse.
          Date le premesse ci si potrebbe aspettare una qualsiasi storia d'amore, ma nonostante gli ingredienti ci siano tutti ed essa sia presente, non ci si limita a questo, si va oltre, si riesce a percepire gli stati d'animo dei due protagonisti che vivono delle emozioni così intense e D'annunzio riesce a trasportarle in modo così reale, da far rendere conto al lettore di come molte di esse siano esperienze vere e non di finzione.
          L'approfondimento psicologico fa si che ci si trovi di fronte a una Foscarina fragile, quasi di cristallo, così bella e preziosa che necessita di qualcosa che non esiste, quel vetro appena offuscato dagli anni non tollera la sfida col tempo, preferisce fuggire, preferisce lasciare un ricorso e non far assistere al proprio decadimento.
          Il tema centrale non è, come fu per altri romanzi, la morte che si fa catarsi, ma la ricerca dell'impossibile, non raggiunto dall'attrice, ma incarnato in tutte le sue componenti dal poeta, che diventa davvero, questa volta, alter ego dell'autore; infatti non si riesce a cogliere una sbavatura, un momento di cedimento.
          Il confronto tra i due è crudele, è impari, tutti i pensieri e le paure della Foscarina sono conosciute dal lettore e del tutto ignorati dal protagonista, che non si preoccupa della sofferenza della compagna, ma solo della sua arte.
          Non si deve, però, immaginare che sia crudele, egli vive della propria arte e per essa, non si pone problemi ulteriori, la sua vera sciagura sarebbe la perdita d'ispirazione.
          Quasi un manifesto del pensiero D'Annunziano riesce a far comprendere a fondo la sua mentalità e il suo sentire.
          Lo stile è sempre sublime, ma molto più faticoso, con un lessico più ricercato e a volte desueto, il periodare crea delle matasse a tratti impenetrabili che rendono la lettura poco fluida, ma molto intensa.
          Il romanzo più vero risulta, in conclusione, il più difficile per questo motivo, pur consigliandone la lettura, lo porrei a conclusione della bibliografia.

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          Bacci
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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1039: Martedì 29 Apr 2014, 13:48:49
            Nelle ultime settimane ho letto parecchi racconti di Lovecraft, soprattutto quelli del "Ciclo di Cthulhu", contenuti nello splendido mammut della newton&compton ormai introvabile online (le traduzioni di questi volumi non saranno sempre perfette, ma almeno i testi sono integrali e l'apparato critico è davvero corposo! Andate a controllare il fenomenale Il richiamo di Cthulhu pubblicato nell'antologia "I mostri all'angolo della strada", della mondadori... Lì "Fruttero e Lucentini han tagliato il racconto a quanto pare per "esigenze editoriali" che comprendono censure per presunte scene eccessivamente scabrose, e altri motivi non ben definiti).

            Il primo romanzo breve del ciclo è Il caso di Charles Dexter Ward (del '27, ma pubblicato molto più tardi). L'ho apprezzato moltissimo nonostante certi personaggi poco credibili e certe motivazioni di alcuni protagonisti che non sono espresse benissimo, secondo me, e qualche sequenza un po' confusa, ma contiene dei momenti di tensione e mistero notevolissimi. Ho amato le lunghe digressioni storiche, le sequenze da romanzo epistolare, l'assenza quasi totale di discorsi diretti, tratti tipici dell ostile di Lovecraft. Lo scrittore riesce a far salire la tensione durante lo svolgimento in modo fenomenale, e i suoi scritti non si possono non apprezzare nonostante spesso i finali siano volutamente piuttosto leggeri e trascurati. Consigliato per le atmosfere, anche se del poco che ho letto del ciclo, "Il richiamo di Cthulhu" e "L'orrore di Dunwich" rimangono nettamente i migliori, al momento.

            Ora inizio "Il tumulo" :)
            « Ultima modifica: Martedì 29 Apr 2014, 13:50:20 da bacci88 »

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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1040: Martedì 29 Apr 2014, 17:24:08
              Nelle ultime settimane ho letto parecchi racconti di Lovecraft, ...

              Molto belli i racconti che nomini. Spero però che non ti capiti come a me: io mi misi anni fa a divorarmi l'opera omnia di Lovecraft, e l'eccessiva scorpacciata mi è stata fatale. Passato l'entusiasmo dei primi racconti, la sensazione di ripetitività si è fatta intollerabile, e non sono mai riuscita a finire il tomazzo da te citato. Dovendo dare un consiglio, mi sento di dire che Lovecraft va un pochino centellinato, non letto tutto in una volta.
              I miei teSSSSori: http://tinyurl.com/a3ybupd

              "You must be the change you want to see in the world" -- Gandhi

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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1041: Martedì 29 Apr 2014, 19:33:51

                Molto belli i racconti che nomini. Spero però che non ti capiti come a me: io mi misi anni fa a divorarmi l'opera omnia di Lovecraft, e l'eccessiva scorpacciata mi è stata fatale. Passato l'entusiasmo dei primi racconti, la sensazione di ripetitività si è fatta intollerabile, e non sono mai riuscita a finire il tomazzo da te citato. Dovendo dare un consiglio, mi sento di dire che Lovecraft va un pochino centellinato, non letto tutto in una volta.

                Grazie, farò così! Lo alternerò ad altri autori... in questo periodo sono interessato al tema del "fantastico" e ho recuperato tra l'altro tutta l'opera di Clark Ashton Smith, in versione digitale (i libri cartacei di questo autore hanno prezzi da rapina!)

                *

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                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1042: Lunedì 26 Mag 2014, 13:31:04
                  Nelle ultime ore ho letto tutto d’un fiato “L’occhio del purgatorio”, romanzo breve di Jacques Spitz, scrittore tardo surrealista che è stato pubblicato da noi come autore di fantascienza. Si tratta di un’ opera particolarissima, scritta nel 1945 e ambientata in Francia, a Parigi. Nonostante Il periodo in cui venne scritto, nel libro non ci sono accenni al conflitto mondiale  o alla recente occupazione nazista sul suolo francese, quindi questo può far pensare che lo scrittore abbia ambientato il suo libro in un periodo anteriore, anni venti o trenta, o persino in una realtà parallela.

                  In ogni caso la storia parla di un pittore, Jean Poldonski, che è lo stereotipo dell’artista maledetto, ribelle, individualista, in completa rottura con il mondo di tutti i giorni e anche con quello istituzionalizzato dell’arte. Un giorno Poldonski incontra un inventore  pazzo, Dagerloff, che gli racconta di un esperimento che sta conducendo: ha scoperto che sulla terra ogni specie vivente vive in un tempo diverso dal nostro, e in particolare gli animali non domestici vivono in un tempo leggermente "anticipato" rispetto a quello degli uomini, per cui essi riescono a prevedere le nostre mosse (nel libro tra gli esempi portati dallo scienziato pazzo c’è quello della mosca, che riesce a vedere un colpo che sta arrivando prima ancora che noi pensiamo di colpirla) e quelli domestici invece vivono in un tempo leggermente arretrato rispetto al nostro (la mucca che guarda passare il treno in ritardo, perché lo vede quando questo per noi è già passato). Secondo Dagerloff la specie vivente che vive  più avanzata nel tempo sono i microbi, i batteri: essi vivono con un anticipo tale rispetto a noi che un’infezione batterica uccide gli esseri umani perché trascinano  il corpo verso l’avvenire, verso  l’invecchiamento e quindi verso la morte a una velocità accelerata rispetto al nostro modo di vedere le cose. In più, i batteri riproducendosi, di generazione in generazione aumentano sempre di più il vantaggio sul nostro presente.

                  Lo scienziato decide di usare il pittore come cavia, e gli somministra con l’inganno nel nervo ottico un parabacillo sviluppato in laboratorio adatto allo scopo e in questo modo contagia la vista del mondo di Poldonski. Dopo un lento sviluppo, l'artista  vede le persone e le cose invecchiare sempre  più, e man mano il proliferarsi del bacillo lo porta a vedere le cose sempre più in là nel futuro, intraprendendo quello che Dagerloff chiama “viaggiare nella causalità”. Poldonski vede la bistecca nel suo piatto già masticata (come sarebbe stata nel suo stomaco da lì a pochi minuti) vede i suoi conoscenti invecchiare a poco a poco (fino a diventare cadaveri ambulanti e poi scheletri), gli oggetti ammuffire, in un crescendo impressionante  dato dallo sviluppo dell’infezione del suo nervo ottico. E’ interessante rilevare come tutto ciò avvenga solo nella vista del pittore, perché chiudendo gli occhi egli si ritrova immerso nei soliti rumori, odori, corpi del  presente di tutti i giorni, ma la sua vista lo porta inesorabilmente non in un tempo futuribile (non vede una distopia o un'utopia nel futuro), ma in un presente  invecchiato. Il pittore vede le cose e gli uomini nel posto in cui sono ora, ma nello stato in cui saranno più tardi, fino a centinaia di migliaia di anni avanti, tanto da portarlo inesorabilmente verso la fine dell’universo.

                  Il pittore all’inizio riceve dalle sue trasformazioni visive  uno strumento critico verso la realtà che lo circonda: vedere il presente invecchiato lo porta a far una critica dell’ideologia consumistica, e lo porta a giudicare il reale valore delle cose. Ma poi andando avanti nello sviluppo il bacillo innestato nel suo nervo ottico lo porta a circondarsi solo di immagini di morte, scene di degrado e consunzione, vede un mondo agonizzante che lo porta a estraniarsi completamente dalla vita di tutti i giorni, dal suo presente, diventando un barbone. In una scena tra le più importanti ed impressionanti del libro il pittore osserva se stesso allo specchio nell’attimo esatto in cui muore, nel momento in cui vede se stesso talmente invecchiato da spirare. La sua vista sul "futuro" continua lo stesso, e prosegue a specchiarsi cadavere con quello che chiama l’occhio del purgatorio. Nel finale il libro  prende una svolta metafisica che porta a compimento i pensieri di Spitz su ciò che resiste nel mondo dopo la fine di tutte le cose materiali, e con le quali il protagonista si troverà ad aver a che fare.
                  Non è stato un libro di facile lettura, soprattutto nel finale, benché lo stile diaristico appaia molto semplice e immediato nel linguaggio, ma lo consiglio sicuramente a chi vuol leggere qualcosa di molto particolare.
                  « Ultima modifica: Lunedì 26 Mag 2014, 13:34:30 da bacci88 »

                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1043: Giovedì 29 Mag 2014, 10:10:52
                    Il fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello

                    La forza di questo romanzo sta nell'idea di fondo: una seconda possibilità, una seconda vita che possa essere perfetta; lontano da tutto ciò che l'ha resa un inferno, dai ricordi, dai doveri, dalle responsabilità.
                    Mattia Pascal conduce una vita fatta di un incedere lento e stanco, in cui il ricordo di un'infanzia agiata non può scomparire e perpetuarsi un'esistenza, quella attuale, fatta di espedienti e di insoddisfazioni familiari: una donna che non ama più, una suocera che odia, due figlie morte piccole.
                    L'atmosfera in quella casa. In quel paese, in quella biblioteca in cui lavora è pesante, come la polvere che avvolge i vecchi libri che nessuno legge profonde come i solchi lasciati su di essa sono le cicatrici del suo animo; i suoi sbagli, la sua accidia, la sua totale mancanza di buon senso ha portato in un soffio tutto questo.
                    Il pensiero costante è la fuga, da tutto, da tutti, lontano, in un altro mondo.
                    La colpa al distino, alle avversità, alla poca esperienza: un'altra vita porterebbe solo benessere e scelte giuste...forse!
                    Così la sorte che tutto ascolta e che si diverte da sempre con gli uomini decide di giocar con Mattia, creando le premesse affinché questo avvenga e Mattia diventa Adriano, Mattia muore, Adriano vive.
                    Con uno stile moderno, asciutto, un lessico ricco ed evocativo questa seconda vita è raccontata con ironia, l'atmosfera si rarefà, la speranza, la luce, il futuro radioso e privo di ostacoli si profila davanti ai suoi occhi, ma nessuno può relegare la propria essenza in un angolo, nessuno può recidere le proprie radici e soffocare il proprio orgoglio, non cercare un riscatto, non dimostrare la propria superiorità.
                    Così il racconto si fa metafora si qualcosa di più: l'uomo schiavo del proprio destino dal quale non può fuggire e non può esimersi.
                    Nonostante il piano narrativo sia semplice e lineare, il fraseggio varia al variare delle situazioni, più fosco, con tinte scure all'inizio, solare e ritmico nella parte centrale, lento e ambrato nel finale.
                    Pirandello scrive nei primi anni nel novecento, contemporaneo di D'Annunzio, non ne segue le orme, sceglie di raccontare l'uomo nella sua forma più profonda, di raccontare le tribolazioni dell'animo più che un modello di perfezione elaborando i concetti della nascente psicoanalisi.
                    IL romando, in conclusione è uno di quelli che lasciano il segno, sia per l'originalità del soggetto che per la scelta stilistica, che risulta ancora attuale, ma soprattutto per la grande forza evocativa, per come le immagini raccontate si materializzano, come i volti e le loro modificazioni divengono visibili.
                    Lettura non solo consigliata, ma fondamentale per comprendere il meraviglioso percorso della nostra bella letteratura di inizio secolo.

                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1044: Venerdì 30 Mag 2014, 17:49:36
                      L'arte ingannevole del gufo – Ella West-

                      Poco più di una favola dai toni soffusi e dolci narrata in prima persona da una bimba affetta una affascinante malattia genetica: lo xaroderma pigmentoso che non permette alla pelle di ricevere raggi ultravioletti e quindi il sole, pena la comparsa di melanomi e dunque la morte.
                      La cosa che più colpisce non è la trama che appare lineare e piuttosto prevedibile, ma la caratterizzazione della protagonista; Viola è una bimba consapevole della propria malattia e della propria aspettativa di vita e i suoi pensieri sono verosimili, non si trova traccia in nessuna delle pagine di pietà o di commiserazione.
                      La vita di Viola è descritta con l'ingenuità e il cinismo che si addicono a questa situazione e lo stile utilizzato è lieve seppur veloce.
                      La storia consiste in un omicidio di cui Viola è testimone e dal quale cercherà di trarre tutto il vantaggio possibile, come ho accennato ci sono molti salti logici, è necessaria una sospensione dell'incredulità ed è necessario soprassedere in diverse situazioni, ma nel complesso la sensazione è piacevole durante la lettura, proprio perché naturale, anche se di naturale in una bimba che deve uscire la notte, insieme ai gufi, agli opossum e camminare con gli occhiali per la visione notturna, mentre i suoi genitori dormono non c'è niente.
                      Non sono i colori, ma i chiaroscuri, la luce delle stelle e della luna che rompe il buio, una luce buona, una notte piacevole, la brina che si forma e che ricopre la notte, una magia svelata e un'infanzia che nella solitudine trova la propria dimensione, equilibrata, razionale, saggia.
                      Sembra che la sua autrice non voglia raccontare una storia, sembra che l'evento descritto sia uno dei tanti, seppur nella sua straordinarietà, a popolare la vita di Viola; è questo il valore aggiunto, quello che resta a lettura conclusa, un mondo nuovo, diverso, ma non per questo peggiore.
                      Possono esserci altri piani di lettura? Credo di sì, ma non ostentati solo accennati e lasciano un piccolo seme per una riflessione futura che forse genererà un germoglio.
                      Un racconto d'intrattenimento, un modo piacevole di trascorrere un paio d'ore.
                      La pecca più grande però sta nella traduzione del titolo che da “Night vision” diviene un incomprensibile “L'arte ingannevole del gufo” che non concentra in sé l'essenza del libro, ma, insieme alla copertina davvero poco evocativa, non rendono giustizia al contenuto come invece fa l'originale.

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                      Juro
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                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1045: Domenica 1 Giu 2014, 20:12:16
                        Posso usare questo topic per chiedere consigli? Si? No? Dipende dalla temperatura esterna di casa vostra e dalla stagionatura
                        del grana padano nel mio frigo?
                         Vabbe', chiedo lo stesso :P
                         
                        Fra le mie letture preferite ci sono i racconti di fantasmi, sia d'autore, sia (anzi, ancora meglio) come in questo libro http://www.amazon.it/Leggende-fantasmi-mare-Giancarlo-Costa/dp/8842531871/ref=sr_1_7?ie=UTF8&qid=1401645852&sr=8-7&keywords=giancarlo+costa, dove sono raccolte storie di folklore e miti legati all'argomento. Recentemente ho letto, invece, il Kwaidan di Hearn e i Racconti della pioggia e della luna di Akinari, e mi piacerebbe trovare qualche altro bel testo di fantasmi e folklore sia giapponese che cinese.
                        Qualcuno di voi ha mica qualcosa da consigliarmi?

                        *

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                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1046: Lunedì 2 Giu 2014, 00:37:15
                          Mi spiace occupare spazio sotto la richiesta di Juro, ma non mi andava di aprire un topic per questa sciocchezzuola: venerdì in libreria ho visto per la prima volta i [size=12]Flipback[/size] Mondadori, i libri da leggere in verticale. Li avete già visti? qualcuno di voi li ha provati? Ammetto che sono rimasto molto incuriosito da questo formato, tanto da avere il desiderio di provarne uno : D

                          Ho dovuto subito abbandonare questo mio slancio emotivo dopo aver visto quelli che sono per ora i difetti evidenti di questo nuovo tipo di pubblicazione, almeno per me: il prezzo, uguale alle versioni tascabili dei libri pubblicati (per carità, ovviamente anche questo è soggettivo, io son sempre squattrinato, e in fondo si paga proprio l'idea del formato) ma soprattutto la scelta dei libri selezionati per questa prima ondata proposta al pubblico: roba che attualmente non comprerei nemmeno costretto : D ovviamente hanno proposto la novità in Italia puntando su quei titoli campioni di incassi degli ultimi anni, per non rischiare un flop immediato dell'iniziativa. Immagino che eventuali vendite incoraggianti potrebbero portare alla pubblicazione di almeno qualche classico della letteratura. In quel caso credo che un tentativo di acquisto potrei pure farlo, proprio solo perché al tatto mi pareva una cosa caruccia!

                          Che ne pensate, questo formato vi attira? Credete possa avere un qualche futuro?
                          Vi pare tutto fumo e niente arrosto (domanda retorica ma, ripeto, a vedersi son proprio carini!)?

                          Ecco un articolo pescato nel mucchio e un breve video che ne illustrano un po' le "funzionalità": 

                          Arriva il flipback Mondadori, per leggere in verticale e con una mano - Finzioni

                          [media]https://www.youtube.com/watch?v=UZ2jczhC2VY[/media]
                          « Ultima modifica: Lunedì 2 Giu 2014, 00:41:07 da bacci88 »

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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1047: Lunedì 2 Giu 2014, 09:56:21
                            Mah, a me non convince per nulla... non ne vedo né utilità né supposta praticità. Mi immagino lo "sfogliare con un dito", nella fattispecie, a quel che vedo, col pollice, e vedo le 4-5 pagine che si girano appresso. No, decisamente non mi attraggono.
                            Tutto fumo, tentativo di acchiappare soldi senza proporre nulla di sensato.

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1048: Lunedì 2 Giu 2014, 12:29:20
                              Recentemente ho letto, invece, il Kwaidan di Hearn e i Racconti della pioggia e della luna di Akinari, e mi piacerebbe trovare qualche altro bel testo di fantasmi e folklore sia giapponese che cinese.
                              Qualcuno di voi ha mica qualcosa da consigliarmi?
                              Per la Cina, credo che il testo piu' famoso siano i Racconti straordinari dello studio Liao.

                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1049: Lunedì 2 Giu 2014, 12:34:54
                                Visti al salone del libro di torino di quest'anno. All'ingresso mi avevano dato un cedolino per acquistarne uno con un grosso sconto allo stand mondandori. Ci sono andato, ho visto i titoli proposti e ho lasciato perdere.

                                Sinceramente non vedo perché un formato del genere dovrebbe essere più comodo del classico tascabile. Forse perché sono più piccoli e più facilmente trasportabili?
                                Magari potrebbero avere successo se costassero un po' meno dei tascabili normali. In questi tempi grami per l'editoria pare che abbassare i prezzi sia l'unica mossa sicura per avere successo (vedi certe iniziative di una casa editrice pessima come la Newton Compton premiate dalle vendite solo per i prezzi stracciati).
                                Comunque se magari più avanti esce un titolo che mi interessa in questo formato magari provo a prenderlo. Giusto per curiosità.

                                 

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