Sul mio comodino c'è (o meglio c'era qualche giorno fa) "Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi, un libro che ho dovuto leggere per scuola come compito estivo. E pensate già che cosa gioiosa dover essere forzati a leggere per un futuro compito scritto (una cosa che non concepisco, perché in questo modo la lettura passa come obbligo e non come piacere)...
Eppure, e devo ammetterlo che sono rimasto stupito da me stesso, l'ho finito in soli due giorni: mi ci son buttato e l'ho ultimate a brevissimi tempi! In fin dei conti è solo un libricino di duecento pagine, eppure sono corse via rapidamente!
Il libro introduce fin da subito la figura che accompagnerà tutta la narrazione, il dottor Pereira, un giornalista di un quotidiano pomeridiano chiamato "Lisboa", rimasto vedovo e molto abitudinario nelle sue scelte (vive di sole limonate e omelette alle erbette). Egli vive dirigendo la pagina culturale di questo giornale, e sente la necessità di dover preparare necrologi di artisti contemporanei - preciso: è ambientato in Spagna all'epoca del salazarismo - che prima o poi moriranno, in modo da avere già pronte delle memorie. Per fare questo, decide di assumere un tirocinante di nome Monteiro Rossi, poiché è rimasto molto colpito da una sua tesi di laurea sulla morte, e allora l'ha ritenuto la persona più indicata per questo ruolo. Oltre a Monteiro Rossi, Pereira fa anche la conoscenza della sua fidanzata Marta, una ragazza determinata e con delle idee fisse e precise.
Monteiro Rossi non viene però finanziato dal giornale, bensì da Pereira stesso, desideroso di vedere le sue abilità. A suo malgrado, però, scopre che i suoi necrologi sono tutti impubblicabili a causa del contenuto fortemente politico per cui artisti quali Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D'Annunzio vengono ricordati. Nonostante questo, egli conserva lo stesso i suoi scritti e continua a finanziarlo, confidente del fatto che riuscirà a migliorarsi.
Non voglio dire altro sulla trama: ciò che vi ho riassunto mi sembra che siano i primi quattro/cinque dei venticinque capitoli di cui è composto il libro, ma secondo, nel caso lo vogliate leggere, non vi renderete nemmeno corto della brevità di essi o del numero di pagine, poiché lo stile di Tabucchi, semplice e immediato, vi renderà la lettura piacevole e poco impegnativa, a tratti rilassante.
Secondo me entrerete, inoltre, in simpatia col protagonista Pereira, e noterete la continua ripetizione del sintagma "Sostiene Pereira" che apre e chiude ogni capitolo, inizia e finisce il libro.
Insomma, per concludere, è stato un libro che mi ha stupito non solo per come è stato scritto, ma anche per come tratta i contenuti facendoli sempre vivere a Pereira (è in terza persona, ma l'autore guarda evoluzione e psicologia del protagonista) e narrandoli nella semplicità delle giornate che scorrono e s'intervallano tra le sue abitudini e i dialoghi con le varie persone che gli stanno accanto (tipo Manuel, un cameriere che gli fornisce le notizie dell'ultima ora o Padre Antonio, un parroco cristiano, orientamento abbracciato da Pereira stesso).
Solitamente non rileggo mai ciò che ho letto (se un libro mi piace o meno mi rimarrà impresso nella memoria, non avrà bisogno di una rilettura futura), ma penso proprio che me lo rileggerei
Peccato, adesso mi sarei voluto avventurare nella lettura de "La dama di cuori e il fante di picche" (mi era stato presentato da una mia amica del grest, e mi aveva incuriosito parecchio), però devo leggere ancora due libri: "La mia famiglia e altri animali" di Durrell (che non mi dispiace, dalle recensioni che ho letto sembra bello) e, (purtroppo, aggiungo) "Il nome della rosa" di Umberto Eco, che sto leggendo a fatica, talmente è pesante ed eccessivo nelle descrizioni... in tre giorni ho letto due capitoli e mezzo, una cinquantina di pagine, e ho anche saltato un po' di righe (come feci con "Ivanhoè" di Walter Scott), e se faccio così vuol dire che non mi sta piacendo...