La Grande Dinastia dei Paperi 31951Numerone con i fiocchi e i controfiocchi, questo, che raccoglie quelle storie scritte da Carl Barks durante un periodo di depressione, eppure tanto cariche della vitalità trasmessa forse dall’autore dai ridenti panorami californiani. Non sembra affatto un Barks depresso, infatti, quello che realizza
Paperino nel Tempo che Fu (
Donald Duck in “Old California!”) che rientra certamente in quel privilegiato quanto misteriosamente infinito ventaglio delle storie migliori dell’autore. Addirittura
The Complete Carl Barks la menziona come miglior storia di Barks in assoluto; e pur non riuscendo a ritenerla tale non per suo demerito ma per merito eccessivo di tanti altri capolavori, sicuramente stimo la storia come uno dei picchi qualitativi pi alti del Maestro dell’Oregon, la sua miglior storia senza lo zampino di Uncle Scrooge. Con un’insolita vena nostalgica (condita dalla consueta ironia che ci mostra spietate autostrade e stratagemmi metropolitani contro tori selvaggi) Barks inizia a dipingere i fasti della California che fu, facendo agire i suoi Paperi in una dimensione sì onirica ma mai tanto sentita e realistica, grazie anche ai disegni che, pur non presentando i comprimari umani di
Dangerous Disguise e
The Magic Hourglass in favore di una forma a metà tra l’umano e l’antropomorfo, curano in maniera attenta i dettagli come i paesaggi (per una volta non ispirati al National Geographic ma all’esperienza diretta), i vestiti, le architetture, le pettinature, gli accessori, i suppellettili, le anatomie, le espressioni e le differenzi razziali dei comprimari “ibridi” di cui sopra che si amalgamano in un riuscitissimo quadro composito carico di significato. E quando quel paesaggio sfuma in una mistica nebbiolina sappiamo che non solo Don Gaspar, La Señora, Panchita, Tina e Rolando resteranno sempre nel nostro libro ma anche che quello spirito della Vecchia California è entrato a far parte di noi grazie all’abilità narrativa di un genio, alla faccia della Nuova California che sfreccia inconsapevole su fuoriserie sbarluccicanti.
Paperino Esattore (
Donald Duck): esilarante satira sociale camuffata da
ten pages, con un Paperone davvero terribile che probabilmente ha ispirato la tradizione italiana fortemente influenzata dalla negativa interpretazione del personaggio da parte di Martina. Interpretazione pure erronea, anche perché l’allergia di Paperone è quasi sicuramente interpretabile come senso di colpa a livello psicosomatico. Il pezzo forte è comunque, come già anticipato, la satira sociale: se la prima debitrice è sicuramente una povera persone, le seguenti non sono altro che parassiti della società che si dolgono della propria situazione senza muovere tuttavia un dito per migliorarla. E chi se non Paperino, modello base dell’antieroe, poteva esserne raggirato?
Paperino e la Pioggia d’Oro (
Donald Duck): una delle storie che Barks stesso favorisce e a ragione. Forse forse la
ten pages migliore insieme alla
Filosofia Flippista e allo
Scialacquatore di Concetto. Di certo riassume alla perfezione le migliaia di pagine impiegate a Don Rosa per spiegare il valore del denaro, il significato del lavoro e della ricchezza: notevole anche l’indolente Paperino, la cui pigrizia è solo apparentemente affine a quella della scuola italiana, e la controparte composta da un Paperone tranquillissimo nell’aver perso tutti i suoi averi. Segnale inequivocabile di come molti autori fraintendano lo spirito di questi personaggi enfatizzandone gli stereotipi, che hanno affossato personaggi di contorno come il qui ottimo Gastone. Da manuale le scene in cui lui e il cugino si ritrovano ad essere milionari e tuttavia poveri, con tutte le attività necessarie alla vita umana chiuse in favore di un utopistico giro del mondo.
Paperino e la Banda dei Segugi (
Donald Duck) introduce la famigerata Banda Bassotti ma solo sul finale, dopo una serie di gag in cui i criminali in questione non appaiono ma la cui minaccia aleggia su Paperone con esilaranti esiti (Paperino pagato per disperarsi… genio). Questa storia anticipa la assai simile
Zio Paperone e la Ghiacciata dei Dollari (
Donald Duck) in cui appare per la prima volta quel famoso Money Bin in luogo del McDuck Building della storia precedente.
Paperino e il Pesce d’Aprile (
Donald Duck): commedia schietta e semplice, giocata sulla ripetizione di uno degli scherzi più popolari dell’ April Fool’s Day. Non mancano le chicche, come l’apparizione dell’hitleriano
Mein Kampf giustamente confinato in una discarica cittadina…
Paperino e la Piscina (
Donald Duck): altra spigliata satira sociale, simile a quella indirizzata alla piccola borghesia come in
Paperino e la Cavalleria. Da notare alcuni segnali di stile come l’assillante desiderio di una piscina, esplicitato nella nuvoletta che gravita sulla testa di Paperino e, soprattutto, la trama sottilmente simmetrica: se prima Donald con un orto era invaso di insetti, poi con una piscina viene inondato da spocchiosi vicini. Ma Paperino non ha dubbio su quale tipo di parassita preferisce…
Paperino e il Pezzo da Venti (
Donald Duck): divertente commedia vagamente paradossale, su questa poi Don Rosa ricalcherà
The Money Pit.
Paperino e il Fortunato Sfortunato (
Donald Duck): presenta in modo sciolto e genuino una gag paradossale e assurdamente geniale, purtroppo trasformata in ripetitivo
clichè in tempi odierni.
Paperino Super Esploratore (
Donald Duck): seconda apparizione dei nipotini in veste di Giovani Marmotte (che qui raggiungeranno i gradi definitivi), che è funzionale però alla classica guerra familiare che assume sfumature generazionali.
Paperino e il Nuovo Anno (
Donald Duck): chiaramente ispirata al corto
Truant Officer Donald (1941), questa divertente ten pages vede i nipotini perseguitati dalle paradossali leggi che regolano l’universo barksiano per cui se marinano la scuola finiranno nell’incorrere ripetutamente in scuole ambulanti e in ispettori scolsastici (truant officer, appunto), la cui traduzione in “bidelli” lascia un po’ molto a desiderare.
Paperino e il Serpente di Mare (
Donald Duck in “No Such Varmint!”): e se nelle due precedenti storie abbiamo visto i nipotini passare da irreprensibili frugoletti a discolacci, qui li troviamo succubi della mentalità dominante di quella piccola borghesia derisa da Barks. Se per una volta troviamo un Donald privo di tendenze autodistruttive, ma appagato unicamente nel far bene ciò che sa fare bene i nipotini lo porteranno a ripudiare quest’attività nella cieca speranza che lo zio possa trovare un’attività che lo nobiliti agli occhi della società. E così, la iniziale sfilata di personaggi illustri conclusa del reietto Paperino si ripete anche sul finale, con buona pace di chi aveva cercato di forzarne la natura assecondando le cieche aspettative della società mondana.