Per quanto Ambrosio ambrosieggi alla grandissima ammiccando dalla copertina e poi all’interno con il suo ‘ggiovane QQQ Blog: Duck School Musical (Ambrosio/D’Ippolito) che cita spudoratamente il wii, il numero è interessante per ben altre cose, come ad esempio la breve facciniana Paperino e la Filastrocca Malaugurante (Faccini/Piras) che raggiunge un vertice di demenza mai visto prima nella vignetta finale con le tre civette sul comò, o Zio Paperone e i Polli da Tartufoli (Cimino/O. Panaro). Ma c’è di meglio, ovvero…
Topolino e il Tocco di Fuoco (Panaro/Casty) : Panaro, il tanto a lungo biasimato Panaro. Colui che un tempo aveva scritto per Romano Scarpa un pugno di sceneggiature perfettamente rientranti nel suo stile, l'autore de L'Artista Vagabondo o La Formula della Ricchezza, che si chiudeva con quel pensiero di Paperone così umoristico e nel contempo poetico da fare invidia a Barks. L'autore che da anni e anni ormai si era dato alle brevi "umoristiche", pare su richiesta della redazione, perdendo così ogni briciolo di interesse per un lettore sopra i due anni di età. L'autore che negli ultimi tempi sembrava volersi riscattare agli occhi di certi nerdacci cattivi cattivi che l'avevano soprannominato per via della sua vacua prolificità "Carlo un tanto alla dozzina Panaro", dapprima iscrivendosi sul forum del Papersera, rispondendo in modo impeccabilmente gentile alle critiche, poi realizzando una storia-omaggio a Don Rosa, scialbotta in sé ma importante per il messaggio "continuativo" all'interno.
Bé qui Panaro ha un ritorno di fiamma per ciò che faceva un tempo, presentandoci nuovamente una lunga, interessante e ben articolata, e con protagonisti un Topolino e Pippo vacanzieri, invischiati come al solito in un mistero, che vedrà protagonisti un gruppetto di volti nuovi creati ad hoc per disseminare il sospetto negli occhi del lettore. Insomma, i presupposti standard per una storia standard, che è già molto visto che da tempo nella sua produzione di storie tanto articolate non se ne vedevano. Se a questo aggiungiamo il sapore Scarpiano di sottofondo che ritorna a deliziare il lettore, non sembra sbagliata la scelta della redazione di affidarne il comparto grafico a Casty.
Casty, il tanto a lungo incensato Casty. L'abbiamo conosciuto come uno sceneggiatore particolarmente dotato, con un occhio di riguardo dapprima per le belle avventure, poi per lo stile Scarpiano e infine per quello Walsh/Gottfredsoniano, abbiamo poi avuto modo di apprezzarne le doti di "progettista", quando si è iniziato a vedere un filo conduttore unico che abbracciava l'intera sua produzione, rendendola un corpus omogeneo e di altissima qualità. E infine lo abbiamo apprezzato come copertinista e come disegnatore delle sue stesse storie, quando ci ha dimostrato di poter essere un autore completo e un ottimo artista della matita. Bé qui Casty compie un ulteriore passo nella metamorfosi da sceneggiatore a disegnatore, giungendo a disegnare una storia altrui, con sommo scorno dei fan che al sentirne la notizia già temevano di aver perso l'autore più interessante che da un decennio offriva il Topo. E invece no, perchè in questo caso la mano assolutamente Scarpiana di Casty sposa lo stile analogo di Panaro, creando un connubio stilistico molto gradevole e retrò che non potrà fare a meno di sorprendere chi ormai non ci sperava più. Intendiamoci: non è che sia un bene che le già esigue storie di Casty si diradino ancora di più in favore di questa attività di disegnatore per altri, e sarebbe meglio per via del rapporto qualità/quantità che Casty tornasse a disegnare solo le proprie, e neanche tutte, per poter avere una sua presenza fissa all'interno del Topo, come accadeva un paio d'anni fa. Ma tant'è, il matrimonio c'è stato e ha permesso la creazione di una storia davvero simpatica, nonchè il ritorno, in sordina ma pur sempre ritorno, del Panaro di una volta.
L'effetto complessivo, si diceva è quello di una fusione stilistica tra due artisti sulla stessa lunghezza d'onda, che amano alla follia gli stessi autori, e gli stessi personaggi: notevole a questo proposito il modo "buono" e un po' ingenuo con cui Panaro tratta i suoi attori, rispettandone le caratteristiche e senza snaturarli in modo fighetto anche quando sono alle prese con soggetti obbrobriosi tipo Il Mostro di Halloween. Insomma, Panaro pur non elaborando trame apprezzabili da anni e anni dimostra di sapere ancora come far muovere i personaggi, senza scadere nella farsa, e l'effetto finale è quella di leggere una storia bonaria, ricca di personaggi bonaccioni e "caldi" (Gerry ad esempio è bellissimo graficamente parlando), certamente priva di alcune uscite surrealmente folli tipiche delle ultime sceneggiature castyane, ma che fa concludere la lettura con il sorriso sulle labbra.
Universi Pa[pe]ralleli: Episodio 4 (Vitaliano/Camboni): Si conclude in modo buffo e divertente con un episodio un po’ più lungo questa saga Vitalianica. Viene da chiedersi perché non abbia ingranato sin dal principio ma si sia lasciata la parte esplorativa tutta nell’ultimo episodio. Un vero peccato perché poteva venire fuori davvero una storiella esplosiva in pieno stile Papernovela.