Manetta e la maschera della verità (Panaro/De Lorenzi) l’oramai settimanale, appuntamento con Carlo Panaro ci regala una storia che devo dire mi ha impressionato molto. Originale, lievemente inquietante, e ben scritta. Sommate il tutto e il risultato è una storia interessante che ti porta lungo una possibile conclusione e poi la smaschera che ti porta lungo una possibile conclusione e poi la smaschera . La storia è molto bella e ho notato un sapore nella prima tavola batmaniano (lo dico da totale profano del personaggio in questione). Ho apprezzato anche la visione più seria e meno stupida di Manetta, se lo sarà meritato quel ruolo di ispettore, non che quest’ultima sia poco divertente ma forse un po’ di seriosità e di giallo puro e innovativo ci vuole. Quindi un giallo interessante e che diverte con un finale non scontato e anzi degno di attenzione e di elucubrazioni per scoprire chi sia il colpevole. Sui disegni di Paolo De Lorenzi si può dire una sola cosa: stupendi.
Qui, Quo e Qua e il segreto del parco (?/Limido) una storiella carina, promozionale. Non siamo ai livelli raggiunti dalla coppia Marconi/Cavazzano negli anni ’90 ma si legge e le emozioni le va proprio a strappare, con la lacrimuccia facile cercata e, nel mio caso, inutile. La promozione è velata, la sceneggiatura risente di una gestazione troppo “variegata” e si concluse con tanti frammenti attaccati alla bell’e meglio. I disegni di Limido salvano il tutto con un espressività molto forte e con una ricerca accurata e riuscita dell’atmosfera giusta, un’atmosfera che alterna espressività, accuratezza nei dettagli, spettacolarità e un pelino di magia che anche i disegni tralasciano. L’errore dei personaggi uguali a se stessi anche quando sono piccoli è una cosa che passa in secondo piano.
Londra 2012, Caccia all’oro: Londra ieri & oggi (Ep.3) (Gagnor/Mazzarello) prosegue e si conclude la prima delle due saghe in tema olimpico e ci porta in un viaggio attraverso le tra Olimpiadi che ha ospitato Londra (o forse ospita è più giusto). Il commento che segue vale per tutta la storia. Una storia che era partita con un ottimo spunto. Un prologo che faceva venire l’acquolina in bocca a cui è seguita una prima puntata con delle parti davvero toccanti e commoventi ad altre più “normali” questo si è protratto fino a questa, l’ultima, puntata. Scene, momenti toccanti imbevuti in un mare di normalità (senza offesa), una storia che tenta in ogni modo di trovare l’appiglio per diventare una storia davvero super ma che non ci riesce. Quindi come storia s’inserisce tra le tante belle ma non spettacolari di quest’anno, mentre posso citarvi alcune scene che s’inseriscono tra le più belle che io abbia letto negli ultimi anni. A rendere meno spettacolari ci sono i disegni di Mazzarello che è in netto calo da certi ottimi disegni che vedevo negli anni ’90, primi 2000 (basti guardare la prova proposta recentemente dai Classici, non chiedetemi quale perché non ricordo). Bravo a Roberto che ringrazio per avermi regalato momenti di fumetto e di bellezza pura, peccato che si tratti solo di momenti.
Paperino e il riposo sfiancante (Panini/Amendola) una breve che ribatte sullo stesso chiodo, ovvero quello delle multipla personalità, insomma abbastanza noiosa come breve non tanto per la costruzione della storia ma per le gag che dopo decine di TopoGulp, di vignette zichiane, rendono questa storia una tra le tante e neanche tra le più geniali. Amendola nella media recente, non è ai vecchi fasti ma riesce a farsi leggere volentieri.
Paperino e il pallone da 1 milione (C. & P. McGreal/Andersen) “Dalla Danimarca con furore” che ci ripropone Flemming Andersen che ancora non si decide a asciugare un po’ di più il pennello della china rendendo il suo tratto pesante, aggiungete a questo un tratto curvilineo e deformante, ciò rende questi disegni leggibili ma con qualche sofferenza. Una trama abbastanza originale ma anche poco interessante a prima vista, i fratelli McGreal riescono a rendere interessante la trama con una sceneggiatura veloce e abbastanza avvincente. Certo tra i disegni e una sceneggiatura che per quanto interessante non splende la storia rasenta e poi s’inabissa nella normalità.
Un numero “normale” come tanti di questo periodo, storia interessanti ma che non brillano particolarmente. Si salva la prima che rientra tre le mi preferite del 2012, non tra le primissime ma almeno c’è (chissà che onore per Carlo, più che altro un disonore).