Finalmente ho potuto leggere l'ultima parte de
L'isola, anche perché fino a stamattina non spuntava su abbonamenti.it.
Bene, a parte l'uso massiccio di didascalie che è sempre un po' fastidioso e distrae dai magnifici disegni, la storia si mantiene alta, come lo erano i due precedenti capitoli. Appena arriva il topo cartaceo a casa (anzi, anche quello precedente: spero che arrivino insieme in settimana
/).
Che dire? Forse questa è la parte più bella, e ho apprezzato in particolare
il passaggio in cui Jim "sente" i suggerimenti di Long Pete per timonare la nave
. Se non sbaglio questa è la prima parodia di Teresa (a parte quelle della serie
Pippo Reporter), e il suo stile mi piace molto. Ho notato che in totale ha fatto solo due storie con Topolino in vesti normali: secondo me è un peccato, perché entrambe le storie sono belle e con storie come questa o la serie di Pippo Reporter dimostra di saperli usare molto bene. Brav
ai (va sottolineata la bravura di Stefano che fa disegni spettacolari)!
Vito lascia (almeno per questa storia) il filone delle catastrofi finanziarie di Paperone, ma non rinuncia ad affiancare a Paperone un grosso problema; la storia si sviluppa in una simpatica gag continua ben accompagnata dai disegni di Perina (che finalmente gode della giusta attenzione, come copertinista de
i migliori anni Disney e
Topostorie.
Dopo, c'è una storia del ciclo con cui D'Antona sta cercando di proporre delle brevi simili agli
How to, non trascendentali ma divertenti. Ubezio non mi piace molto, ma svolge bene il suo lavoro.
Dopo una classica storia della PIA con i disegni non troppo belli di Lucci, c'è una storia di Michelini, che secondo me è in decadenza. La storia non intriga, né diverte. Le gag sono banali e, forse un po' per colpa di Gatto, che ha uno stile piuttosto statico, le scene più d'azione non randono bene.
Gatto finalmente riesce a inchiostrare perfettamente i suoi disegni in digitale, anche se, secondo me, il suo stile non è adatto alla storia, bisognosa di disegni più dinamici.
Ovviamente "quoto" l'editoriale della De Poli.