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Continuo a trovare (accanto a molte cose su cui posso essere d'accordo) degli errori di ragionamento in quello che scrivi.
Nessuno che pensi mai ad una cosa : in Italia ci sono decine di migliaia di ristoranti. Se la causa fosse la crisi...non dovrebbero chiudere tutti, a rigor di logica?
Se la frase "tutti i cretesi mentono sempre" e' falsa, cio' che ne segue a rigor di logica e' che nessun cretese dice mai bugie?
Se un ristorante chude, non e' necessario che sia per la "crisi": come osservi, e' fisiologico che alcuni non abbiano successo. Ma se nel solo 2013 in Italia sono stati chiusi (sparando numeri a casaccio) 20000 ristoranti, e in tutto il decennio 1980-1990 ne sono stati chiusi altrettanti, ho qualche motivo per sospettare che il numero di persone che vanno al ristorante sia drasticamente diminuito e posso chiedermi perche'.
Se nessuno si può più permettere di mangiare fuori, secondo la vulgata, come può essere che per uno che chiude, altri mille prosperano?
Il problema e' appunto di sapere quanti ristoranti chiudano e quanti prosperino. La vulgata puo' essere del tutto erronea, ma per contraddirla vorrei qualcosa di piu' delle mie impressioni. (Sai, tutti i giorni vedo il sole girare intorno alla terra: peccato che la vulgata imposti da scienziati cattivi abbia convinto tutti che sia invece la terra a girare intorno al sole.)
Idem per Topolino. Ma gli altri fumetti, a vendite, come stanno? No perchè, a rigor di logica, dovrebbero crollare tutti.. E così?
Ottima idea quella di fare il confronto con gli altri fumetti. Ma, di nuovo, il tuo "a rigor di logica" non e' per nulla convincente. Il grosso problema e' il quantificatore "tutti": se prima 30 fumetti vendevano 1000 copie l'uno e ora 29 vendono 100 copie e uno ne vende 5000, non sono crollati tutti; ma la gente legge molti meno fumetti di un tempo e possiamo chiederci quale ne sia la causa. (Poi non e' necessariamente la "crisi", potrebbe essere una questione di moda o altro.)
Riguardo agli smartphone...basta guardarsi in giro.
Non basta. Tu puoi avere la sensazione di essere una persona che frequenta ambienti perfettamente nella media; ma cio' non dimostra che la tua sensazione sia corretta. [Non sto dicendo che non lo e': mi sembra plausibile che sulla diffusione di quei gingilli tu abbia ragione. E' il modo in cui giustifichi la tua asserzione che mi pare essere metodologicamente erroneo; ed e' con questo modo di ragionare che qui sto polemizzando.]
Reddito pro-capite medio : 35.000 Euro l'anno.
Distribuzione della ricchezza : non certo uniforme, ma meno che in altri paesi, poichè siamo pur sempre un paese industrializzato.
Potrebbe bastare il commento di ophelia. Reddito medio 35000 euro puo' significare centomila al signor Doviziosi e 2500 ai signori Tapinelli e Tapinetti (e ophelia sembra alludere ad una situazione del genere).
Dai dati che mi sono capitati sott'occhio (e che non pretendo di citare correttamente) crederei che la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza sia aumentata rispetto a qualche lustro addietro; e questo significherebbe che molta gente ha (in proporzione) meno possibilita' di spendere. Poi bisogna vedere come si sono evoluti costo della vita e affini: se, a costo della vita costante, i guadagni di A raddoppiano e quelli di B son decuplicati, la disuguaglianza e' aumentata, ma entrambi possono spendere piu' di prima. [Tra l'altro mi chiedo se ci sia un errore in quanto hai scritto: "non certo uniforme, ma meno che in altri paesi" significa che in Italia c'e' piu' disuguaglianza che altrove, mentre mi dai l'impressione di voler sostenere il contrario. A meno che tu non volessi proprio dire: "in un paese industrializzato c'e' meno uguaglianza che in uno non industrializzato" - che e' il senso letterale delle tue parole.]
Ma il discorso "c'è meno gente che si può permettere Topolino"...scusa eh ma fa abbastanza ridere. Non poterselo permettere vuol dire non avere la possibilità materiale di mettere insieme 2,40 Euro la settimana.
Qua entriamo in un campo piu' delicato e non posso propriamente accusarti di errori metodologici. Come ho cercato di spiegare sopra (pregasi rileggere),
non poterselo permettere puo' anche voler dire "essere indotti" a tagliare qualche spesa cui si era abituati. Entrano in gioco molti fattori, alcuni dei quali puramente psicologici.
E talmente poco, oltretutto, che non sarebbe utile neanche come taglio alle spese.
Si', se il consumatore pensasse in modo perfettamente razionale. Temo che la maggior parte degli umani non siano cosi' (sono certo solo di me stesso; e so che molti dei miei comportamenti non sono giustificati razionalmente).
Considera anche questa possibilita': non c'e' nessuna crisi, ma per qualche motivo tutti si sono convinti del contrario. In una situazione del genere, il consumatore medio si sentirebbe (a torto, ma non lo sa) piu' incerto del futuro e quindi piu' motivato a risparmiare anche solo qualcosina dove puo'.
L'impressione generale che ho dalle tue argomentazioni si riduce ai seguenti punti.
1) Sei enormemente infastidito dalla parola "crisi". Sembra la consideri un mito, una moda intellettuale impostasi negli ultimi anni piu' che un fatto reale dell'economia. Se e' cosi': non so se tu abbia ragione o meno (crederei di no, ma potrei sbagliarmi io), ma a quanto vedo (di nuovo: magari ho letto male, ingannato dal filtro dei miei pregiudizi, pero' e' cio' che mi comunicano i tuoi interventi) cerchi di avere ragione estremizzando il senso di "crisi" fino a un eccesso ridicolo. Chi dice che c'e' crisi (almeno le persone che reputo serie - non so chi tu sia abituato a sentire) afferma che il numero di cittadini che hanno difficolta' ad arrivare alla fine del mese e' aumentato in maniera significativa, etc., ma non si spinge a dire che 9 italiani su 10 stiano morendo di fame, cosa che sembrerebbe l'unico uso per te giustificabile del termine "crisi".
2) Sospetto che ci sia un'enorme differenza tra il significato che io e te diamo alla parola "scelta" (o forse dovrei dire al concetto di "liberta' ", che e' ancora piu' sfuggente). Ma preferisco non analizzare, perche' si rischia di andare troppo in questioni di "Weltanschauung", politica o affini. Mi limito a notare che per quanto mi riguarda c'e' una differenza tra "scegliere" di non acquistare piu' Topolino perche' ci si e' stufati di leggerlo o "scegliere" di smettere di acquistarlo perche' si ha la sensazione che rispetto a una volta ora potrebbe essere utile risparmiare quei due euro. Mi rifiuto di accettare che il verbo "scegliere" abbia lo stesso significato nei due casi.
Per concludere: non so del Burundi, ma in india ci sono stato (brevissimamente) e la' Topolino lo vendono (storie italiane tradotte in inglese; immagino ci sia anche una versione in hindi). L'impressione che ne ho riportato era che una larga percentuale della popolazione locale non se lo potesse permettere, nonostante il prezzo estremamente basso. Non c'entra con la nostra discussione, ma credo sia di interesse per ogni paperseriano.
Noto che mentre scrivevo questa risposta hai inserito un nuovo messaggio. Messaggio a cui non ho quasi nessuna critica da rivolgere (anzi, mi fa sospettare che su qualche punto potrei averti proprio frainteso, ma sono troppo stanco per correggere quanto ho gia' scritto). Ma:
Quindi : stesso tasso di disoccupazione, meno abitanti...vendite 10 volte più alte!
Ditemi voi come fa ad avere una qualche valenza la situazione economica di fronte a tutto questo...
Si puo' ad esempio obiettare che chi ha meno soldi ma piu' speranze di avere un reddito stabile o crescente nel resto della sua vita e' piu' disposto a spendere. Di nuovo, il fattore psicologico.
I numeri rafforzano decisamente quanto detto sopra. La "crisi" non solo non è una concausa, non solo non è una delle cause minori...ma direi che non c'entra proprio niente
Riobadisco: qui, da un punto di vista puramente di ragionamento, stai dicendo una stupidaggine. Sul fatto che la "crisi" non c'entra niente, per quel che ne so potresti avere pienamente ragione (credo di no, ma ignoro quale sia la verita' - e se vogliamo seriamente andare sull'epistemologico, non so nemmeno se ci sia una verita'). Trovo che le argomentazioni che adduci ora a sostegno della tua tesi siano migliori (e quindi piu' convincenti) di quelle di prima. Ma non hai fornito una "dimostrazione": la tua interpretazione non e' l'unica possibile (soprattutto in quanto ti ostini in una posizione "estremista", negando completamente una possibile concausa). E il tuo uso dei dati resta molto grossolano: tanto per dire, se nel 1977 c'erano piu' bambini di ora, potrebbe essere che, pur con una popolazione totale minore, Topolino avesse un numero di potenziali acquirenti piu' alto (e qui bisognerebbe anche capire se i figli di immigrati - che credo siano una percentuale significativa dei bambini in Italia nel 2013 - possano essere considerati potenziali acquirenti alla stessa stregua dei bambini italiani del 1977). Ma allora siamo sicuri che possiamo fare il paragone tra 1977 e 2013 calcolando 55 milioni nel '77 e 60 nel '13? Per eliminare la "crisi" dalle concause, vorrei un'analisi che tenga in conto anche di queste correzioni. Etc. (Morale: io quest'analisi non la so fare; ma tu non l'hai fatta.)