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Topolino 3146

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di Nebulina

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Topolino 3146

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    Re: Topolino 3146
    Risposta #120: Domenica 13 Mar 2016, 11:00:15
    Anche il finale, necessariamente moraleggiante, non è niente di che, e la soluzione cromatica del verde che accomuna tutti è pure scoordinata dalla precedente differenziazione grafica: insomma, se proprio si voleva fare il finale in verde, non era meglio che le due fazioni fossero giallo e blu?  :P
    VOTO: 6

    Un catanese che si lamenta di tutto quel rosso e blu? :o

    Allora un palermitano che dovrebbe dire? ;D
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      Re: Topolino 3146
      Risposta #121: Domenica 13 Mar 2016, 11:14:09
      Mi scappello, mi inchino e mi prostro per sempre davanti all'opera di Casty.
      A tutti quelli che trovano i pelini gli farei un cura di 5 anni solo a Ezechiele Lupo e a quel cavolo di criceto dell'era Muci.
      Casty indiscusso numero uno.
      E mi pare (mi pare, forse) più nelle storie medie che nei "colossal".

      Non posso non essere d'accordo col mio concittadino e grandissimo artista Zironi!!!

      Avevo letto che non si trattava di una delle migliori di Casty, ma dopo averla sfogliata la storia mi ha colpito parecchio... anche per me è la migliore del numero e crea delle atmosfere particolari e "oscure" che sul Topo non si vedono mai... dirò una bestemmia, ma mi ha ricordato certe storie degli anni '50-'60, più "crude", con Topolino detective... non per il tema (qua è fantascienza-fantasy-horror), ma per l'atmosfera "seria" e preoccupata che Casty è riuscito a creare (e che aveva creato anche, mi pare, nei 7 Boglins... non ricordo il nome esatto).

      Bella storia e bel numero, poco da dire.
      ...poche ragazze da quelle parti...

      www.acroteri.altervista.org - sito amatoriale della mia squadra di calcetto
      www.goblins.net - sito dedicato ai giochi da tavolo

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      PolliceSu
        Re: Topolino 3146
        Risposta #122: Domenica 13 Mar 2016, 11:24:54

        Un catanese che si lamenta di tutto quel rosso e blu? :o

        Allora un palermitano che dovrebbe dire? ;D
        Ahahahahahahahahah  ;D
        Resta il fatto che i cittadini di quei colori non fanno una figura particolarmente edificante, quindi... :P

        ma il punto su cui mi piacerebbe soffermarmi è questo: i personaggi Disney POSSONO assumere l'identità di altri personaggi di altre opere (letterarie, filmiche, teatrali, culturali, ecc). Si è sempre fatto, sin dall'Inferno di Martina e Bioletto. Sta alla bravura degli autori applicare questo principio in modo convincente. Nella recente storia di Asterix, per esempio, non mi sembra di aver notato personaggi fuori ruolo (cioè, anche su una cosa stupida come Orazio carpentiere del villaggio, si nota come tutto e tutti abbiano mantenuto un ruolo 'consono').
        Poi be', son sempre opinioni personali. Ma secondo me la fortuna dei characters disneyani è anche questa (e non dobbiamo stupirci se Disney stesso ci propose un Topolino apprendista stregone pasticcione e incauto).
        [smiley=other_worship.gif] ineccepibile!
        Magari sono io a non aver capito nulla di fumetto, ma pensare che i personaggi disney non possano recitare nei panni di protagonisti di altre opere letterarie e cinematografiche mi sembra una visione molto limitata (e limitativa). Peraltro, come sostenevo nel mio post precedente e come ribadisce Brigo, l'importante credo sia che i personaggi non vengano completamente snaturati, ma conservino comunque un nucleo basilare di caratterizzazione, si da renderli comunque riconoscibili e riconducibili al modello disneyano.
        Tritumbani fritti!

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          Re: Topolino 3146
          Risposta #123: Domenica 13 Mar 2016, 11:53:04
          Mi sembra che le idee di Topolino siano agli sgoccioli, e già da un pezzo: sono costretti a importare dall'esterno prodotti codificati (Asterix è il non plus ultra, ma ci sono anche altri "illustri" esempi come Montalbano e Dylan Dog), piegando crudelmente le psicologie dei personaggi disneyani a tali prodotti. Quindi Topolino & C. non sono affatto umani, se si può abusare di loro peggio che con dei fantocci. Non c'è più, secondo me, all'interno di Topolino un qualcosa che lo faccia imporre a livello generale, cioè nel mondo di coloro che non lo comprano. "Ah, c'è Asterix anche su Topolino, adesso lo compro!" sarà una frase-tipo di quelli che "Topolino" lo comprano di meno. Topolino è tenuto a galla da chi è affezionato ai suoi personaggi e vive come accettabile innovazione ogni abusata strategia di marketing (ci metto dentro anche Novecento, Dracula e compagnia bella).  Mi sembra evidente che stiano arrancando cercando di accalappiare quanti più lettori possibili. Uno studioso mi informa che non pubblicano neanche più i dati degli abbonamenti.
          Per questo numero di Topolino avevo deciso di uscire dall'ombra dopo parecchio tempo e di scrivere qualche riga di impressioni personali; e prima di farlo stavo leggendo il topic. Avevo già trovato qualche commento di altri utenti a cui fare riferimento, poi mi imbatto in questo; e mi fermo a leggere, perchè mi sale improvvisa la voglia di rispondere (mi pare di capire che già qualcun altro lo abbia fatto, ma non ho letto oltre).
          Questa storia è un esempio lampante di come i personaggi Disney siano dei grandissimi attori, e cioè di come siano in grado di entrare nei panni di altri personaggi senza snaturare nè se stessi, nè coloro di cui stanno vestendo i panni. Non vedo nessun altro personaggio del fumetto seriale in grado di poter adempiere a questo compito in maniera così egregia; ed è sempre stato così, dall'Inferno di Topolino fino a Dylan Dog. Ergo, parlare di "psicologie dei personaggi disneyani piegate crudelmente a tali prodotti" vuol dire, alle buone, essersi dimenticati di tutti i ruoli che dal 1949 in poi i personaggi disneyani hanno interpretato.
          Che poi la storia non abbia fatto impazzire neppure me, è un altro paio di maniche (ed a proposito di citazioni, manca forse la più facile di tutte, e magari è proprio per questo che manca: il banchetto finale); ma vedere come Topolino, Gambadilegno e Pippo possano interpretare alla grande anche i ruoli di alter ego di Asterix, Obelix e Panoramix mi ha fatto molto piacere, e mi ha dato la conferma che i personaggi, anzi gli attori disneyani, hanno ancora parecchio da dire e da dare.
          La storia di Casty mi ha entusiasmato; a me, che Cloverfield non l'ho visto, è venuta in mente questa misconosciuta commedia francese come riferimento (dove tra l'altro il protagonista è un aspirante disegnatore di fumetti...); ed un altro riferimento che mi è venuto in mente, peraltro relativo ad una storia a fumetti, è stato all'Eternauta (la sequenza in cui si vedono i cittadini di Topolinia chiusi in casa ed affacciati alle finestre per capire cosa accada sembra presa pari pari da lì).
          Non commento la storia di PK, visto che, probabilmente perchè non sono un Pker, semplicemente non l'ho capita; mentre vorrei dare qualche punto in più rispetto ai pochi ottenuti finora alla storia danese, che pur essendo un po' sempliciotta [ma con le due storie evento che la precedevano (vabbè, facciamo tre) risulta schiacciata], cerca di far passare un messaggio di tolleranza che non dovrebbe essere mai sottovalutato, e meno che mai in questo particolare momento storico.
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            Re: Topolino 3146
            Risposta #124: Domenica 13 Mar 2016, 14:56:10
            Ma quindi... non è una leggenda! Alle, il "Vicepresidente fantasma", esiste veramente! Tanto piacere di leggerti ;D

            Allora, mi permetto pur io di fare qualche considerazione organica. La produzione parodistica disneyana è molto eterogenea e lo sappiamo. Guido Martina, il creatore del genere, le concepiva come azioni dei personaggi canonici (che naturalmente seguivano il suo personalissimo - e godibilissimo - canone) che si ritrovano a seguire le movenze di una certa opera letteraria, sempre in maniera per così dire "spontanea". Un espediente che, benché meno "scenico" (e meno ingigantibile via marketing), trovo molto interessante, e che nei suoi esiti migliori (Inferno, Paperineide, etc.) raggiunge vette di "mimesi indipendente" con l'originale che fanno davvero stupire (proprio per la maniera con cui ci sono arrivate). Più in là "Buck alias Pluto e il richiamo della foresta" si inserirà invece (sempre con combiamenti) nel filone della parodia "progettuale", per così esprimersi.

            Ora, il punto è che non si passa da Martina ad Enna in un batter di ciglia. In mezzo c'è Carlo Chendi. È lui, con Luciano Bottaro, e poco dopo Giangiacomo Dalmasso, a scrivere le prime parodie nel senso che oggi conosciamo meglio, e i risultati sono di assoluta potenza comica. Paperin furioso e Il dottor Paperus su tutte.
            Daccapo, i canoni sono quelli chendiani (personalissimi e godibilissimi anch'essi): i personaggi sono pensosi, bizzarri, vendicativi, spesso sorridenti in quella maniera "alla Bottaro" che dona tanta pulizia al tutto. Né del resto le parodie chendiane sono sempre disgiunte dal presente.

            La parodia "pura", cioè quella del tipo Ratkyll, ha un grave pericolo da cui guardarsi: la prevedibilità. Ecco quindi la differenza tra storie (pur valide) come Compagnia filodrammatica dei paperi: Il fantasma di Canterville (Sisti/Marini), che a mio umile parere si basa troppo sulla storia sottostante che, per dire, uno potrebbe leggere con qualche cambiamento nell'originale, e a parte questo non dice molto di interessante che faccia superare il grado di "simpatica lettura"; e il citato Ratkyll, che smonta e rimonta dall'interno il racconto di Stevenson per creare qualcosa di nuovo, divertente e intrigante.
            Certo a questo punto arriviamo al secondo pericolo di una parodia pura: lo snaturamento dei personaggi. Pippo così attivo, vi sembra possibile? Topolino così... Jekyll, vi sembra possibile? No e sì. Mi spiego: di Pippo qui si prende solo la grande amicizia verso Topolino e la grande "chiarezza d'animo" che gli permette di andare in fondo alla faccenda. Tutto il resto non è Pippo. Forse Orazio sarebbe stato più indicato? Forse. Ma è su Topolino che voglio concentrarmi: il meccanismo messo in atto da Enna, per come l'ho interpretato io dalla prima lettura, va a lavorare su una dualità che nel mondo disneyano canonico è esterna al personaggio: la rivalità, prima diretta -nei cartoni- e poi indiretta (nell'immaginario e nei gusti collettivi) con Paperino. E non solo la rivalità, ma i due diversi approcci alla vita e ai rapporti umani (ho detto umani?) che i due personaggi rappresentano. Ecco, in Ratkyll tale dualità diviene interna. Un trucco a mio parere geniale per, come ho detto, smontare e  rimontare dall'interno la materia originale con gli strumenti della disneyanità; o forse, ciò che mi intriga tantissimo pensare, il viceversa...

            Mi sono soffermato su Ratkyll per spiegare in che senso, a mio parere, può ancora aver senso trasformare così tanto i personaggi; ciò ancora a prescindere dall'input commerciale che attribuirei più che ad Enna in fase di scrittura, alla redazione in fase di accettazione e poi lancio.
            Ecco però che nel momento in cui manca un'intuizione, una cura del progetto così meticolosa e responsabile come quella di Enna il pericolo si fa forte, e a questo punto (e un esempio, non estremo comunque, - e non me ne voglia Sisti è proprio quel Fantasma di Canterville) si ha qualcosa che non è né carne né pesce: i personaggi non sono più tanto loro e non hanno motivo per non esserlo. Ed è quindi in questo senso che invito a non bollare il pensiero di Special Mongo come eretico con galoppanti retrospettive celebrative. Il pericolo esiste, ma va saputo inquadrare. E parlo dal punto di vista artistico, perché da quello commerciale credo che le sue osservazioni non trovino grandi proteste.

            Voglio concludere come si è cominciato: con Tito Faraci. Autore mai completamente inquadrato e inquadrabile, forse, che ha dato tanto, più di quanto si pensi, a Topolino; e mi si lasci dire che quel "tanto" è soprattutto in termini di genuine risate, oltre che di Gambadilegni ripensati. Con il tempo la "genuinità" si è un pochetto appannata, forse (porterò un esempio fra un attimo), ma ecco, proprio questa storia come ho già avuto occasione di dire me l'ha restituita. Un po' come se Faraci, a contatto anche con Silvia Ziche, avesse tratto ancora una volta la grande lezione di Goscinny: la risata migliore non è quella superiore, sarcastica, annoiata, che nell'attuale concezione del fumetto popolare è un po' quella che ti fa brillare. Mi direte: beh, ma anche in questa storia di battutine ce ne sono. Sì, ma personalmente le respiro diverse, più frizzanti, meno acide, meno da "Topolino guarda annoiato il lettore" (avete notato? succede appena una volta, e non a seguito di una battuta). Insomma, l'unico residuo del Faraci stanco lo respiro quando Topolino dice: "Sei riuscito a seguirci! - PIPPO: Beh, non era difficile! - Ero ironico... "; per il resto ironia, sì, ma a dosi corrette.
            Ma non era su questo che volevo soffermarmi: volevo ricordare che recentemente (2013) lo stesso Tito Faraci ha scritto una parodia "alla Martina": Topolino e Gambadilegno in: la lunga fuga è ambientata nel presente e, con il viatico delle rappresentazioni teatrali, richiama a colpi di campanello l'Odissea. Ci sono molti punti buoni in questo lavoro, soprattutto nella costruzione del soggetto, e trovo che in questo senso sia una storia sottovalutata. Ma ecco, è qui che vedo un po' il Faraci "stanco", in battute come (parla Topolino) "Gambadilegno, fatti un enorme favore: taci!". Un esempio di quel tipo di battuta ridondante, sgradita, non topolinesca (nel senso del personaggio), "stanca" appunto.
            Altrove, in una storia assai apprezzabile, Sio fa dire a Paperone "Quo! Il bestio! L'orrida visione!" e Quo risponde, come non capendo (se ho interpretato male mi scuso umilmente): "Cosa?" Cosa? Stiamo scherzando? Lo so qual era l'intento, Simone, ma non funziona.

            Ecco quindi che la multiforme questione dello "stiracchiamento" dei personaggi è assai delicata: il pericolo dello snaturamento (che è "pericolo", nella mia visione, in quanto rischia in prospettiva una deriva verso un determinato e parziale tipo di comicità; non perché sgarra dal canone barksiano/martiniano/ciminiano etc.) non è necessariamente legato all'avvincere i personaggi a ruoli eterodossi; una grande idea può ricucire il tutto e dare qualcosa in più a tutto, dando un senso potentissimo all'operazione, come a parer mio in Ratkyll; e dall'altra parte piccoli dettagli in storie canoniche possono creare quei piccoli smottamenti che danno, alla lettura, quel gusto non interamente dolce, straniato ma non costruttivamente.



            Quo dicto, me ne torno bel bello a scrivere la tesi...
            « Ultima modifica: Domenica 13 Mar 2016, 15:01:15 da A.Basettoni »

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              Re: Topolino 3146
              Risposta #125: Domenica 13 Mar 2016, 15:28:50
              Non la finirai mai questa tesi (te lo dice uno che in questo momento dovrebbe stare a scrivere la sua quarta tesi...vi prego qualcuno venga a uccidermi nel sonno :'( ), se continui a scrivere post così lunghi.

              Ma anche così belli, bravo!

              Comunque le battute brillanti poco brillanti, tipo "Gambadilegno, fatti un enorme favore: taci!", sono un marchio di fabbrica di Faraci, e per quanto mi riguarda il suo più grande difetto. Sono poco piacevoli da sempre, fin dall'inizio della sua carriera. A me fanno squillare il campanello del fastidio anche in un capolavoro immenso come Il fiume del tempo (la mia storia italiana preferita, la sola cui abbia messo 9/10 sull'inducks - ecco l'ho detto, ora potete pure linciarmi...). Se adesso danno più fastidio di un tempo è perché magari è qualcos'altro che è venuto meno. Ma su questo non mi pronuncio, non ho letto quasi niente di Faraci degli ultimi dieci anni (quello che ho letto mi pare a livello del suo inizio carriera...tipo la storia per topolino 3000 non era una bomba? Forse era un caso particolare...).
              « Ultima modifica: Domenica 13 Mar 2016, 15:31:55 da Monkey_Feyerabend »

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                Re: Topolino 3146
                Risposta #126: Domenica 13 Mar 2016, 16:08:49
                Grazie a Castyano e a Pothole Mc Duck per il chiarimento. Avevo completamente dimenticato questo particolare. E' l'età...
                Il che è strano, perché una peculiarità di Obelix è di sbafarsi 4 o 5 cinghiali a pasto...  ;)

                Avevo letto che non si trattava di una delle migliori di Casty, ma dopo averla sfogliata la storia mi ha colpito parecchio... anche per me è la migliore del numero e crea delle atmosfere particolari e "oscure" che sul Topo non si vedono mai... dirò una bestemmia, ma mi ha ricordato certe storie degli anni '50-'60, più "crude", con Topolino detective... non per il tema (qua è fantascienza-fantasy-horror), ma per l'atmosfera "seria" e preoccupata che Casty è riuscito a creare (e che aveva creato anche, mi pare, nei 7 Boglins... non ricordo il nome esatto).
                Nessuna bestemmia  ;) ; questo è il campo preferito di Casty (e il mio, anche).
                « Ultima modifica: Domenica 13 Mar 2016, 16:18:33 da Michelangelo »

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                  Re: Topolino 3146
                  Risposta #127: Domenica 13 Mar 2016, 16:11:13
                  Almeno tre, secondo Panoramix: per caso in questi giorni 'sto leggendo Asterix legionario, e la storia inizia con l'allarme dovuto al fatto che Obelix (innamorato) ha mangiato solo due cinghiali, rifiutandone il terzo.  ;D

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                    Re: Topolino 3146
                    Risposta #128: Domenica 13 Mar 2016, 16:53:55
                    Il che è strano, perché una peculiarità di Obelix è di sbafarsi 4 o 5 cinghiali a pasto...  ;)

                    Semplicemente, non leggo Asterix dai tempi in cui le sue storie venivano pubblicare a puntate su Il Giornalino delle Edizioni SanPaolo: era una lettura che all'epoca ho apprezzato e mi ha divertito moltissimo e che adesso mi ha permesso di gustare Topolinix e lo scambio di Galli, ma il particolare delle preferenze gastronomiche di Obelix era completamente sfuggito alla mia memoria.

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                      Re: Topolino 3146
                      Risposta #129: Domenica 13 Mar 2016, 18:07:51
                      Ma quindi... non è una leggenda! Alle, il "Vicepresidente fantasma", esiste veramente! Tanto piacere di leggerti ;D

                      Allora, mi permetto pur io di fare qualche considerazione organica. La produzione parodistica disneyana è molto eterogenea e lo sappiamo. Guido Martina, il creatore del genere, le concepiva come azioni dei personaggi canonici (che naturalmente seguivano il suo personalissimo - e godibilissimo - canone) che si ritrovano a seguire le movenze di una certa opera letteraria, sempre in maniera per così dire "spontanea". Un espediente che, benché meno "scenico" (e meno ingigantibile via marketing), trovo molto interessante, e che nei suoi esiti migliori (Inferno, Paperineide, etc.) raggiunge vette di "mimesi indipendente" con l'originale che fanno davvero stupire (proprio per la maniera con cui ci sono arrivate). Più in là "Buck alias Pluto e il richiamo della foresta" si inserirà invece (sempre con combiamenti) nel filone della parodia "progettuale", per così esprimersi.

                      Ora, il punto è che non si passa da Martina ad Enna in un batter di ciglia. In mezzo c'è Carlo Chendi. È lui, con Luciano Bottaro, e poco dopo Giangiacomo Dalmasso, a scrivere le prime parodie nel senso che oggi conosciamo meglio, e i risultati sono di assoluta potenza comica. Paperin furioso e Il dottor Paperus su tutte.
                      Daccapo, i canoni sono quelli chendiani (personalissimi e godibilissimi anch'essi): i personaggi sono pensosi, bizzarri, vendicativi, spesso sorridenti in quella maniera "alla Bottaro" che dona tanta pulizia al tutto. Né del resto le parodie chendiane sono sempre disgiunte dal presente.

                      La parodia "pura", cioè quella del tipo Ratkyll, ha un grave pericolo da cui guardarsi: la prevedibilità. Ecco quindi la differenza tra storie (pur valide) come Compagnia filodrammatica dei paperi: Il fantasma di Canterville (Sisti/Marini), che a mio umile parere si basa troppo sulla storia sottostante che, per dire, uno potrebbe leggere con qualche cambiamento nell'originale, e a parte questo non dice molto di interessante che faccia superare il grado di "simpatica lettura"; e il citato Ratkyll, che smonta e rimonta dall'interno il racconto di Stevenson per creare qualcosa di nuovo, divertente e intrigante.
                      Certo a questo punto arriviamo al secondo pericolo di una parodia pura: lo snaturamento dei personaggi. Pippo così attivo, vi sembra possibile? Topolino così... Jekyll, vi sembra possibile? No e sì. Mi spiego: di Pippo qui si prende solo la grande amicizia verso Topolino e la grande "chiarezza d'animo" che gli permette di andare in fondo alla faccenda. Tutto il resto non è Pippo. Forse Orazio sarebbe stato più indicato? Forse. Ma è su Topolino che voglio concentrarmi: il meccanismo messo in atto da Enna, per come l'ho interpretato io dalla prima lettura, va a lavorare su una dualità che nel mondo disneyano canonico è esterna al personaggio: la rivalità, prima diretta -nei cartoni- e poi indiretta (nell'immaginario e nei gusti collettivi) con Paperino. E non solo la rivalità, ma i due diversi approcci alla vita e ai rapporti umani (ho detto umani?) che i due personaggi rappresentano. Ecco, in Ratkyll tale dualità diviene interna. Un trucco a mio parere geniale per, come ho detto, smontare e  rimontare dall'interno la materia originale con gli strumenti della disneyanità; o forse, ciò che mi intriga tantissimo pensare, il viceversa...

                      Mi sono soffermato su Ratkyll per spiegare in che senso, a mio parere, può ancora aver senso trasformare così tanto i personaggi; ciò ancora a prescindere dall'input commerciale che attribuirei più che ad Enna in fase di scrittura, alla redazione in fase di accettazione e poi lancio.
                      Ecco però che nel momento in cui manca un'intuizione, una cura del progetto così meticolosa e responsabile come quella di Enna il pericolo si fa forte, e a questo punto (e un esempio, non estremo comunque, - e non me ne voglia Sisti è proprio quel Fantasma di Canterville) si ha qualcosa che non è né carne né pesce: i personaggi non sono più tanto loro e non hanno motivo per non esserlo. Ed è quindi in questo senso che invito a non bollare il pensiero di Special Mongo come eretico con galoppanti retrospettive celebrative. Il pericolo esiste, ma va saputo inquadrare. E parlo dal punto di vista artistico, perché da quello commerciale credo che le sue osservazioni non trovino grandi proteste.

                      Voglio concludere come si è cominciato: con Tito Faraci. Autore mai completamente inquadrato e inquadrabile, forse, che ha dato tanto, più di quanto si pensi, a Topolino; e mi si lasci dire che quel "tanto" è soprattutto in termini di genuine risate, oltre che di Gambadilegni ripensati. Con il tempo la "genuinità" si è un pochetto appannata, forse (porterò un esempio fra un attimo), ma ecco, proprio questa storia come ho già avuto occasione di dire me l'ha restituita. Un po' come se Faraci, a contatto anche con Silvia Ziche, avesse tratto ancora una volta la grande lezione di Goscinny: la risata migliore non è quella superiore, sarcastica, annoiata, che nell'attuale concezione del fumetto popolare è un po' quella che ti fa brillare. Mi direte: beh, ma anche in questa storia di battutine ce ne sono. Sì, ma personalmente le respiro diverse, più frizzanti, meno acide, meno da "Topolino guarda annoiato il lettore" (avete notato? succede appena una volta, e non a seguito di una battuta). Insomma, l'unico residuo del Faraci stanco lo respiro quando Topolino dice: "Sei riuscito a seguirci! - PIPPO: Beh, non era difficile! - Ero ironico... "; per il resto ironia, sì, ma a dosi corrette.
                      Ma non era su questo che volevo soffermarmi: volevo ricordare che recentemente (2013) lo stesso Tito Faraci ha scritto una parodia "alla Martina": Topolino e Gambadilegno in: la lunga fuga è ambientata nel presente e, con il viatico delle rappresentazioni teatrali, richiama a colpi di campanello l'Odissea. Ci sono molti punti buoni in questo lavoro, soprattutto nella costruzione del soggetto, e trovo che in questo senso sia una storia sottovalutata. Ma ecco, è qui che vedo un po' il Faraci "stanco", in battute come (parla Topolino) "Gambadilegno, fatti un enorme favore: taci!". Un esempio di quel tipo di battuta ridondante, sgradita, non topolinesca (nel senso del personaggio), "stanca" appunto.
                      Altrove, in una storia assai apprezzabile, Sio fa dire a Paperone "Quo! Il bestio! L'orrida visione!" e Quo risponde, come non capendo (se ho interpretato male mi scuso umilmente): "Cosa?" Cosa? Stiamo scherzando? Lo so qual era l'intento, Simone, ma non funziona.

                      Ecco quindi che la multiforme questione dello "stiracchiamento" dei personaggi è assai delicata: il pericolo dello snaturamento (che è "pericolo", nella mia visione, in quanto rischia in prospettiva una deriva verso un determinato e parziale tipo di comicità; non perché sgarra dal canone barksiano/martiniano/ciminiano etc.) non è necessariamente legato all'avvincere i personaggi a ruoli eterodossi; una grande idea può ricucire il tutto e dare qualcosa in più a tutto, dando un senso potentissimo all'operazione, come a parer mio in Ratkyll; e dall'altra parte piccoli dettagli in storie canoniche possono creare quei piccoli smottamenti che danno, alla lettura, quel gusto non interamente dolce, straniato ma non costruttivamente.



                      Quo dicto, me ne torno bel bello a scrivere la tesi...

                      Sono d'accordo su tutto. E aggiungo che per me Ratkyll è una delle migliori storie di sempre.
                      If you can dream it, you can do it.

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                        Re: Topolino 3146
                        Risposta #130: Domenica 13 Mar 2016, 22:02:00
                        @ Dominatore: forse sei troppo giovane per saperlo, ma il Generale Nero è una citazione extradisney ed extraasterix, al Grande Mazinger, per la precisione.

                        Smentito da Faraci oggi in conferenza. E' del tutto casuale e ha aggiunto che sarebbe stato insensato fare appositamente una citazione simile.

                        *

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                          Re: Topolino 3146
                          Risposta #131: Domenica 13 Mar 2016, 22:06:11
                          Uffa.

                          Per capire l'uffa, vedete a lato del nome.

                          Sì, però non esiste che si chiami uno Generale Nero e non sia una citazione al Grande Mazinger!!! >:(

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                            Re: Topolino 3146
                            Risposta #132: Domenica 13 Mar 2016, 22:20:03
                            Uffa.

                            Per capire l'uffa, vedete a lato del nome.

                            Sì, però non esiste che si chiami uno Generale Nero e non sia una citazione al Grande Mazinger!!! >:(

                            Faraci ha (forse finto) di ricordarsi un Generale nero e chi ha posto la domanda ha specificato "in Mazinga". farci ha poi aggiunto quanto già detto sopra.

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                              Re: Topolino 3146
                              Risposta #133: Domenica 13 Mar 2016, 22:31:04
                              La storia di Casty è inquietante, misteriosa..ottimi sia disegni che colori..insomma, la meglio delle 4!

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                                Re: Topolino 3146
                                Risposta #134: Lunedì 14 Mar 2016, 19:06:46
                                non esiste che si chiami uno Generale Nero e non sia una citazione al Grande Mazinger!!!
                                Nero è il nome latino di Nerone, dopo tutto. Macchia Nera, Nerone... non mi sembra così lontano.
                                Fortunatamente sono del tutto ateo di mazinga & affini.

                                 

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