Il 3218 si candida ad essere uno dei migliori numeri di quest'anno, ed è sicuramente nella top five di quelli usciti da gennaio a oggi.
Questo per via dell'uniformità qualitativa data dalle storie di cui il numero è composto, cosa rara perché solitamente a fronte della storia forte d'apertura e al limite di un'altra buona abbiamo le solite riempitive di scarso interesse. Stavolta invece a qualità rimane soddisfacente e più che buona per tutte le storie presenti, con l'unica mezza eccezione di Pippo e la realtà troppo aumentata, simpatica breve che gioca tutto sulla mimica riuscendo però a strappare pochi sorrisi.
Cominciando dal piatto forte, Paperino e la regina fuori tempo è un ottimo primo episodio per la lunga avventura in 3 parti realizzata da Bruno Enna e Giada Perissinotto. C'è l'avventura, c'è il "cuore" disneyano, c'è un Paperino volitivo e determinato e una trama che promette di essere avvincente e che gode di premesse ben costruite. È un vero peccato questa "trasformazione" del sentimento che lega Paperino a Reginella, indipendentemente da cosa e/o da chi sia dovuto. Anche perché, se proprio si doveva rilanciare il personaggio omettendo l'amore, c'era modi più eleganti per evitare di sbandierarlo come tale ma senza cambiargli natura. Si potevano evitare riferimenti diretti, si potevano usare giri di parole come "dolce sentimento" o simili, e se ne sarebbe usciti più puliti. Perché è vero, si può far finta di niente, si può sostituire mentalmente "amicizia" con "amore" durante la lettura, ma quello che è scritto nero su bianco è ben diverso, ahimé, ed è un falso storico.
Peccato perché, come dicevo, sotto tutti gli altri aspetti la storia è ottima e robusta. Non solo, gode anche di ottimi disegni: non era facile illustrare questa storia raccogliendo il testimone di Giorgio Cavazzano, ma la Perissinotto riesce addirittura a non far rimpiangere le matite del Maestro, fornendo una sua visione di Reginella, perfettamente conforme ai tempi e fedele al modello originario.
Ma non è solo la sovrana a godere di un felice trattamento: Paperino, i decani di Pacificus, le ambientazioni fantascientifiche e quelle urbane sotto la pioggia... molto aiutano i colori, e fa piacere sapere "per vie traverse" che se n'è occupata una colorista ad hoc, che sposa perfettamente il cromatismo con i disegni morbidissimi e piacevoli della disegnatrice.
Un'altra grande storia è Paperinik... ma più Paperino. Zemelo mette a segno un'altra storia veramente avvincente e riuscita. Lo sceneggiatore prende in mano uno dei cliché che negli anni si sono accumulati nelle storie del supereroe (la gelosia di Paperino nei confronti del suo alter ego, che lo spingerebbe a "sopprimerlo")... ribaltandolo, e ottenendo così un effetto nuovo e originale. Utilizzare questo spunto per un'evoluzione della trama ricca di sensibilità, pur in un numero non eccessivo di tavole, è il tocco finale per rendere l'avventura memorabile, anche grazie agli ottimi ed evocativi disegni di Renata Castellani, che ritengo abbia con questa storia la sua consacrazione. Un'artista veramente molto promettente, che ha già dimostrato la propria bravura ma che qui "esplode", con tavole ricche di particolari e intense. La citazione a Spider-Man No More inserita dallo sceneggiatore ne guadagna in efficacia anche grazie alla splendida vignetta resa dalla Castellani.
Giorgio Salati continua la propria "mission" di mettere Battista al centro delle sue trame, esperimento che quindici anni fa esplose in mano a chi ci provò ma che lo sceneggiatore dimostra di padroneggiare con maggior consapevolezza, e senza mai rendere ridicolo un comprimario come protagonista, anche grazie a un buon dosaggio con gli altri personaggi in scena e ad un plot giustificato. E così Battista e la difficilissima domandissima, al netto del titolo poco attraente, risulta una lettura piacevole e che fila. Buoni i disegni di Luca Usai, con qualche vignetta più che buona.
Topolino e lo sbrogliamento imbrogliato è Vitaliano all'ennesima potenza: un intreccio articolato, tortuoso ma proprio per questo stimolante, al servizio della più classica commedia degli equivoci. Funziona, diverte, intrattiene, anche grazie ai dialoghi in cui emerge la cifra stilistica dell'autore, ma senza le esagerazioni in cui a volte casca quando muove i Paperi. Molto buono il plastico Carlo Limido alle matite.
Infine, Faccini fa il Faccini. Una breve di Paperoga, che più che nel finale (non) a sorpresa vale per la tecnica della "ripresa statica" in cui cambia la sola posizione del protagonista. Non una delle migliori del filotto recente, ma nell'insieme ci sta.
Sazio e soddisfatto, a fine lettura. Bene così!