In fondo questo numero non è poi così misero come può sembrare leggendo il sommario. A parte l'inedita, che ormai si sa che su venti forse una sarà passabile (e "Paperino e il colpo di fulmine", l'inedita di questo numero, non è quell'una), si passa a una storia di Cimino in due tempi, "Zio Paperone e l'oro antitellurico", (una delle poche di questo autore senza splash panel, Leoni avrà fatto di testa sua), buona, non certo un capolavoro, ma molto godibile. Si passa poi a "Paperino e la 313 supercompressa”, scritta e disegnata da Giorgio Bordini, con sicuramente delle reminescenze ciminiane. Buona, ma scade nel finale. Si passa poi a "Zio Paperone e il segno di distinzione", che può essere considerata, insieme alla successiva, la migliore del numero. Illustrata magnificamente da Celoni, segue lo schema classico della truffa organizzata dai Bassotti ai danni di Paperone. Ma, sebbene sia uno schema stra - usato, si fa leggere piacevolmente senza annoiare. Prima accennavo anche alla storia successiva, ovvero "Archimede apprendista stregone". I disegni sono una mera copia di Cavazzano, ma la storia in se è buona, con molti richiami e rimandi nella trama alla "Spada nella roccia", soprattutto alla scena del duello di magia.
E' seguita da "Zio Paperone e la vacanza di lavoro", una piacevole storia di Concina, seguita da una alquanto scialba e dimenticabile "Paperino e l'invito a sorpresa.
Sicuramente un numero più alto della media, ma che non può fare la felicità di chi è cresciuto con questa testata. Si spera, perlomeno, che per rendere più dolce questa morte dal mese prossimo si ricominci a pubblicare storie straniere in apertura, come è stato fatto per i due precedenti.