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Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"

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Vito
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PolliceSu   (6)
    Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
    Mercoledì 15 Set 2010, 15:03:45
    Avvertenza: volevo aprire questa discussione nella sezione "Zio Paperone", ma vedo che non permette l'apertura di nuovi topic.
    Per ora la posto qui, poi magari un moderatore (se può, spero di sì) può inserirla nella sezione giusta.
    Grazie, Malachia!

    Spero che non dia fastidio questo mio tentativo di riprendere un discorso su un giornale chiuso, ma volevo esprimere delle considerazioni su quella che a lungo è stata la mia testata preferita.

    La testata che mi ha cresciuto. Che mi ha fatto avvicinare al mondo degli autori e delle storie in maniera seria. Quella che mi faceva aspettare con ansia il mese successivo perché ne divoravo ogni numero in un'ora.

    La testata che mi faceva gioire pure della rubrica della posta, dove incappavo in lettere di veri appassionati con domande curiose e pertinenti, lontane anni luce dal modello "potete dire a Tippy che lo saluto e che Paperoga è un mito?". La testata che mi ha dato Carl Barks, Don Rosa, gli interessantissimi focus su "Gli altri Paperoni" (che precedevano un sacco di belle storie, da Tony Strobl a Bradbury).

    Ma poi cosa è successo?

    Zio Paperone è stato sempre pensato come un giornale per collezionisti ed intenditori, ma non nego che la piega "filologista" presa da qualche tempo aveva cominciato, più che a deludermi, a dispiacermi.
    So che ci sono e c'erano molte persone contente della pubblicazione di storie rare e di focus su Mowgli, Lilli e il Vagabondo, Chicken Little e via dicendo, ma io non ero uno di quelli.

    Ho sempre pensato, nella maniera più pura e palese possibile, che una testata chiamata Zio Paperone, con la scrittina a inizio giornale "Carl Barks e i suoi eredi" avrebbe dovuto ospitare storie del papero più ricco del mondo che più si avvicinassero allo spirito barksiano, o che almeno avessero in qualche modo contribuito all'epopea paperoniana.
    Le decine di storielle rare per intenditori del settore - con i relativi e ben fatti approfondimenti - e la mancanza di avventure di Rodolfo Cimino (che penso sia il miglior erede barksiano qui in Italia, anche più del sempre osannato Maestro Scarpa), di Guido Martina, dei fratelli Barosso e via dicendo, mi avevano fatto perdere l'interesse e l'amore (perché, più che acquistarlo per collezionarlo, compravo Zio Paperone per la gioia di avere tutti i numeri di una testata dedicata al mio personaggio Disney preferito) che avevo dedicato a questa splendida rivista da quando avevo circa 8 anni.

    Ogni mese speravo di trovare una sorpresa differente, di avere un numero totalmente ripiegato su belle storie di Paperone e Paperino, ma nulla. Ogni volta era sempre più "filologico" e mirato a un pubblico quasi di nicchia, e mi veniva da pensare che se il buon Luca Boschi dedicasse così tanta passione e competenza per scrivere articoli su Buci o sulle Tre Fatine Buone, chissà che faville avrebbe fatto confezionandoci, chessò, l'articolo di presentazione per "Zio Paperone e l'elmo del comando". Certo, il numero 163 al suo interno aveva "Zio Paperone soldato di ventura" e un bell'articolo dedicato al Maestro Rodolfo (così come vi è stata qualche occasione martiniana), ma avrei gradito di più una presenza costante che non un ruolo da guest star.

    Ma il vero "punto del non ritorno", il numero che davvero mi fece capire che lo Zio Paperone che amavo e che aspettavo con ansia di comprare non esisteva più, fu il 192.
    Il piatto forte del numero erano i Gremlins. Poi c'era Ciccio e le Giovani Marmotte. Ricordo che fu allora che capii come il giornale non avesse più nulla da dirmi. Fu allora che mi sentii esattamente come lo Zione dell'immagine qui sopra.

    Romano Scarpa fu la novità più bella e intelligente per un giornale che sembrava avesse ormai poco da dire, ma al contempo mi rammarico di non aver mai visto un numero di Zio Paperone dedicato ai "Ki-Kongi", o a 'L'elmo del comando", o alla "Febbre dell'oro", e via dicendo (volendoci limitare solo a Rodolfo).

    Perfino i "Racconti attorno al fuoco" avrei trovato più pertinenti e inclini ai miei gusti e allo spirito della testata, che non una poco convincente storia Egmont o l'orso Onofrio.

    Certo, il pubblico degli intenditori e dei filologi, dei ricercatori di storie rare con approfondimenti critici non andrebbe ignorato, ma mi chiedo: era davvero Zio Paperone la testata adatta a questo pubblico? Fu davvero una buona mossa ignorare Maestri paperoniani del calibro di Rodolfo Cimino o Guido Martina, Luciano Bottaro o il grande Giorgio Pezzin, per lasciar spazio alla più dimenticabile produzione straniera e alle storie misconosciute?

    Gradirei sentire delle opinioni.
    « Ultima modifica: Mercoledì 15 Set 2010, 21:59:58 da Dollarone_89 »

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      Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
      Risposta #1: Mercoledì 15 Set 2010, 18:59:18
      L’argomento mi tocca molto da vicino, visto che il mio approccio alla testata e alla sua conclusione è stato molto simile al tuo.

      Ricordo anche io la rubrica della posta come una delle più belle e interessanti in assoluto mai lette in ambito Disney, era una delle cose che aspettavo con più ansia, perché era un punto di collegamento serio con i redattori del giornale, dove si leggevano spesso discussioni interessantissime, affascinanti retroscena e anche gustosi dibattiti, tanto che ancora oggi quando non so cosa leggere, riprendo in mano la Zio Paperone Risponde (ricorderò sempre una polemica sul’ interpretazione di Don Rosa avviata da un lettore cinquantenne), e rileggere quelle lettere è sempre molto bello. Lentamente sparì pure quella, con mio grande rammarico.

      Naturalmente il piatto forte del mese erano comunque le storie: i capolavori di Barks (però già stampati tutti nella seri colorata) e le avventure incredibili di Don Rosa, senza dimenticare tutte le perle di altri autori che ho potuto scoprire, quali Branca, Jippes, Vicar, Van Horn, e anche Strobl e Bradbury, tanto per citare quelli che ho apprezzato di più.

       Gli autori italiani apparivano, ma naturalmente in maniera meno rilevante, visto che si prediligevano le pubblicazioni delle storie destinate a un mercato estero, come quelle di Scarpa o Rota (il grandissimo copertinista storico della serie bianca).

      Poi ad un certo punto come scrivi tu le storie di Rosa sono finite, di Barks era stato ristampato tutto, e invece di buttarsi a capofitto sul pubblicare le storie di Cimino, (è vero, qualche capolavoro di scarpa che altrimenti non avrei conosciuto c’è stato eccome, leggasi Lenticchie, Scozzese, Antidollarossera, Ula Ula e compagnia bella) si è scelto di seguire quella linea editoriale che rivalutava le storie che hai citato tu,  quelle di Mowgli, Lilli e il Vagabondo, Chicken Little e altro. Ma anche Dragon Lords, e altre saghe che sinceramente ho messo nel dimenticatoio ancora prima delle storie brevi di Mowgli.
      Intendiamoci, non che per me fosse una cosa sbagliata pubblicare le storie di cui parli su Zio Paperone, anche perché come dici gli articoli di critica che le accompagnavano e il progetto intrapreso per far conoscere queste storie si sono sempre dimostrati interessanti, meritevoli di lettura e scritti con la solita passione e competenza di curatori della rivista.
      Però anche io avrei certamente preferito leggere, specie negli ultimi anni, un maggior numero di storie con protagonista Zio Paperone, sia italiane che straniere, magari una per ogni numero ad aprire la testata, e perchè no, anche con le staniere misconosciute e meritevoli di rivalutazione nel resto del giornale.


      Se mi chiedi quindi se fosse o meno il posto adatto per quella scelta editoriale, posso solo dirti che non lo so. Come ho già scritto so solo che avrei sicuramente gradito di più vedere pubblicati più Martina, Bottaro, Cimino e altri, ma se questa non è stata la scelta intrapresa dai redattori c'è poco da fare.

      D'altronde ancora oggi quando queste storie minori escono sui Grandi Classici sono criticate dalla maggioranza dei lettori, e lì all'apporto critico è anche riservato meno spazio, quindi ci sarà sempre chi chiederà più storie lunghe italiane e chi invece, penso una minoranza, sarà più contento di trovare le brevi sconosciute.

      Naturalmente con queste parole non è che ho risolto qualcosa sulla questione, eh. :P  
      « Ultima modifica: Mercoledì 15 Set 2010, 19:20:05 da bacci88 »

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      Grrodon
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        Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
        Risposta #2: Mercoledì 15 Set 2010, 19:14:01
        Hai detto tutto tu. E' chiaro che la tua giovane età ti ha un po' "ingannato" facendoti percepire come il periodo standard, quello dello spirito della testata, più o meno il periodo centrale della serie bianca, quella ancora ancora qualitativa ma già un bel po' decadente.

        Io pure fui ingannato in un certo senso visto che percepii come nuova età dell'oro il famoso passaggio dal numero 69 al 70 (fu nel 1995 e io avevo solo 11 anni) in cui venivano riproposte le storie di Barks dei primi 15 numeri, si iniziava ad esplorare Jippes e le inedite barksiane, gli articoli di Boschi erano diventati il pane della testata, arrivarono le copertine di Rota e persino la cronologia di Fossati. Il tutto per festeggiare l'inizio della pubblicazione della Saga, che per un anno intero avrebbe monopolizzato ogni momento della mia giornata.
        Però gira e rigira alla fine tutto si riduceva in funzione di Don Rosa, ricordo infatti che le storie di Barks che venivano ristampate seguivano passo passo la Saga e la cosa mi dava un esalto grandissimo, e magicamente tutto il contorno egmontiano mi sembrava irresistibile. E per un ragazzino che si stava trasformando in adolescente questa iniezione di classici e continuity (insieme a quella gran cosa chiamata Pk, uscita l'anno dopo) fu la rete di sicurezza che gli impedì di sfracellarsi al suolo e di perdere amore verso Disney. Zio Paperone e Pk mi adottarono insomma, però col senno di poi non si può non vedere come la stessa concezione della serie bianca fosse abbastanza un frankenstein, un'insalatona di roba senza un preciso destinatario e che una volta finite le storie di Rosa si sarebbe sgonfiato tristemente.

        Questo perché ZP era nato come un Tutto Barks (che io seguivo grazie alla zia che se lo comprava) e tutto ciò che sarebbe venuto dopo era solo un affannoso tentativo di rimanere in piedi anche se la sua funzione si era esaurita (e il nuovo Rat-Man in edicola è piuttosto eloquente nel condannare questa cosa :P). Ci sono state toppe resistenti che hanno tenuto per un po' per la loro buona qualità tipo Don Rosa, ci sono state toppe strane e interessanti sulle prime tipo il parziale ristampone di Barks visto nei primi 15 numeri e ci sono state toppe marce e fallate. E quando queste toppe si consumavano si doveva ricorrere a soluzioni stranissime provando a cucirne alcune utilizzando piccoli brandelli di materiale tipo uno Scarpa program, un Hubbard, un Isola del Mito. Fino a che andò tutto in malora, ma era assolutamente prevedibile.

        Forse l'unica soluzione sarebbe stata cambiare formato, concezione, diventare radicalmente qualcos'altro, fondersi con i Grandi Classici, in modo da poter portare in edicola un testatone antologico bello grosso e per tutti i gusti, in cui poter sperimentare o fare i filologi senza andare incontro al rischio di non riuscire a mettere su un tutt'uno convincente.

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        Vito
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          Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
          Risposta #3: Mercoledì 15 Set 2010, 19:46:04
          E' vero, nonostante avessi comunque vecchi numeri che il parentame mi regalava ogni tanto, io cominciai a comprare ZP regolarmente attorno al numero 100, e fu un po' il mio battesimo fumettistico.

          Perché nel 1997 (avevo 8 anni) ero comunque abbastanza digiuno fumettisticamente, leggevo storie prese a caso un po' da Topolino, un po' da almanaccume vario, ma non sapevo nulla di autori e storie importanti. E proprio nel 1997 (in occasione dei 50 anni del Cilindro) partirono delle iniziative editoriali legate a Zio Paperone davvero fantastiche... Comprai anche il D.U.C.K. che mi fece conoscere Don Rosa, iniziai ZP che oltre alla riproposizione delle storie più importanti di Barks mi fece scoprire chi fosse Marco Rota, Tony Strobl, lo stesso Rosa, e un sacco di altri autori.

          Sicuramente il periodo dello ZP only barksiano era un'altra cosa, ma la qualità del giornale "serie bianca" attorno al numero 100 era molto alta, e per un semi-neofita come me si rivelò una vera manna all'insegna della scoperta degli autori disneyani. Un giornale fantastico, e pur sempre incentrato sul personaggio che gliene prestava il nome. Evoluto bene, insomma, pur discostandosi dalle premesse iniziali di "Tutto Barks".

          Poi vennero i Gremlins.
          « Ultima modifica: Mercoledì 15 Set 2010, 19:49:40 da Dollarone_89 »

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          alec
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            Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
            Risposta #4: Mercoledì 15 Set 2010, 20:25:47
            D'accordo, c'erano i Gremlins, ma se ZP "serie bianca" fosse ancora nelle edicole, oggi avremmo, ad esempio, tutte le storie di Rota egmontiano pubblicate, per non parlare dell'inedita di Scarpa per il mercato britannico.  Esaurito Barks, penso che l'ottimo Boschi abbia fatto un lavoro meritorio.  Certo, cose troppo filologiche possono annoiare i più piccoli, salvo rivalutarle una volta divenuti adolescenti o adulti. Ci fosse ancora ZP...quanto lo rimpiango... ::) :-[
            PS: grazie a ZP "bianco" possiedo un certo numero di storie firmate Hubbard, che non sono certo da buttare... ;)
            « Ultima modifica: Mercoledì 15 Set 2010, 21:30:32 da alec »

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              Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
              Risposta #5: Mercoledì 15 Set 2010, 21:22:54
              Certo, cose troppo filologiche possono annoiare i più piccoli, salvo rivalutarle una volta divenuti adolescenti o adulti.

              Non è vero. Le insipidissime storielline filologiche non solo mi  annoiavano, mi facevano proprio schifino. Erano aria fritta, al di là dell'indiscutibile (?) interesse filologico erano delle letture scialbissime.
              Non posso che quotare in toto Vito: anche una volta esaurito Barks ZP è rimasta una testata valida  grazie a Don Rosa), poi è decaduta nonostante la piacevole apertura a Scarpa.
              No man commanded Jean Louise.
              Not on land and not on water.
              Jean did whatever he pleased,
              Until he kissed the gunners daughter.

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                Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                Risposta #6: Giovedì 16 Set 2010, 00:52:15

                Questo perché ZP era nato come un Tutto Barks (che io seguivo grazie alla zia che se lo comprava) e tutto ciò che sarebbe venuto dopo era solo un affannoso tentativo di rimanere in piedi anche se la sua funzione si era esaurita (e il nuovo Rat-Man in edicola è piuttosto eloquente nel condannare questa cosa :P). Ci sono state toppe resistenti che hanno tenuto per un po' per la loro buona qualità tipo Don Rosa, ci sono state toppe strane e interessanti sulle prime tipo il parziale ristampone di Barks visto nei primi 15 numeri e ci sono state toppe marce e fallate.

                Personalmente ho vissuto gli anni della seconda serie di Zio Paperone in maniera intensa e continua. Tra i miei 8 e 13 anni ho letto tutto Barks (tranne quello contenuto nei primi 14 Mondadori e nei tre Speciale Paperino). Ricordo ancora l'angoscia nel leggere la preview al n°70 in cui iniziavo a immaginare un futuro funesto e a rimpiangere le belle storie del cartoonist dell'Oregon. Alla fine così non è stato. Mi sono appassionato di Don Rosa, meno di Jippes e di altri; ma condivido l'analisi di Groddon. Alla fine Don Rosa ha diviso gli appassionati fin da subito tra grandissimi ammiratori e piccati detrattori. Io ero tra i primi fin dall'inizio, anche se la rilettura dei vecchi numeri la preferivo già allora a quella dei nuovi. Barks è Barks, anche un bambino se ne rende conto.

                Certo, il pubblico degli intenditori e dei filologi, dei ricercatori di storie rare con approfondimenti critici non andrebbe ignorato, ma mi chiedo: era davvero Zio Paperone la testata adatta a questo pubblico?  

                E se non lo fosse, quale altra al suo posto?
                Dico questo perchè, pur avendo amato e collezionato per anni lo Zio Paperone "classico" e quello già "spurio" post 69, ho apprezzato molto le cosidette "rarità" riscoperte e riproposte in questa sede. A dire il vero, che c'entrassero o meno con Zio Paperone, Barks, ecc. io neanche me lo chiedevo. Proprio perchè me le godevo per quello che rappresentavano ritenendo, soprattutto, che in Italia non c'era un'altra testata che stava svolgendo questo stesso prezioso lavoro.

                Alla fin fine, seppur con un target temporale ben delimitato, Zio Paperone esiste ancora. Ed è quel Disney Anni d'Oro che ci ritroviamo ogni due mesi in edicola. Approfondimenti di Boschi e Becattini, storie conosciutissime ma apprezzate da tutti, rarità alla loro prima ristampa, ...

                Una cosa di Zio Paperone che manca, e qui mi unisco a voi, è invece proprio la rubrica della posta. Un'opportunità importante per saperne davvero di più su molti retroscena. Io mi onoro di aver avuto ben due lettere pubblicate sulla serie bianca. E mi rammarico del fatto che oggigiorno non ci sia più niente di simile.
                Marco Travaglini


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                  Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                  Risposta #7: Giovedì 16 Set 2010, 01:16:29
                  Disney Anni d'Oro dovrebbe trattare solo storie degli anni 70 e 80, in realtà "sfora" spesso in altri periodi, con esiti direi ottimi. La posta manca davvero: potevi formulare domande precise ed avere risposte soddisfacenti.  In più, esisteva un filo diretto fra redattori e lettori. Vabbè, c'è pur sempre il blog di Boschi...ZP ci ha regalato articoli veramente singolari, frutto di ricerche accurate. Anni d'Oro presenta volentieri interviste inutili, che rubano spazio ad interventi legati al fumetto, anche se si tenta sempre un labile aggancio... ::)
                  « Ultima modifica: Giovedì 16 Set 2010, 01:17:26 da alec »

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                  Vito
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                    Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                    Risposta #8: Giovedì 16 Set 2010, 14:32:10
                    Diciamo che il mio modello ideale di Zio Paperone sarebbe stato sulla scia dei numeri delle Imperdibili, ovviamente con presenza di articoli e meno storie. La rarità l'avrei accettata molto bene, ma meglio una rarità papera che i Gremlins. Ma questo non perché sono contro quelle storie a priori, ma semplicemente non le trovavo inerenti al giornale, secondo il mio personalissimo gusto.

                    E se non lo fosse, quale altra al suo posto?
                    Bè, a questo punto avrei visto bene una rielaborazione dei Grandi Classici e le avrei ospitate lì, oppure, come già stato detto, si sarebbe potuto modificare il giornale in qualcosa di meno legato a Barks e al personaggio di Paperone, giustificando in piena regola la presenza di Mowgli, o Lady.

                    Perché la pecca più grande di questa gloriosa testata era il suo non avere più un tema. Era come comprare una rivista di computer e trovarci dentro anche ricette di cucina.

                    Io, fan sfegatato di Barks, di Paperone e dei buoni autori paperoniani, non sapevo più quale fosse il giornale adatto a me. Perché, diciamocelo, sulle cartoline di abbonamento e sulle pubblicità varie, la descrizione di Zio Paperone era sempre “il mensile dedicato alle avventure del papero più ricco del mondo”.

                    Quindi, sotto sotto, un tema di base doveva esserci. Ma non lo trovavo più.
                    « Ultima modifica: Giovedì 16 Set 2010, 14:36:00 da Dollarone_89 »

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                    Grrodon
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                      Risposta #9: Giovedì 16 Set 2010, 15:32:19
                      Perché il tema non era quello ma "Barks", che è roba bella, e da lì il percorso roba bella --> passione --> nerd --> completismo --> roba brutta, è stato scontato.
                      Sei tu che arrivando a spettacolo iniziato l'hai percepito diversamente. In realtà per avere un senso quel giornale avrebbe dovuto finito Barks (e Don Rosa) iniziare a pubblicare Gottfredson. Ma ovviamente i tempi non erano maturi, c'erano i pregiudizi etc etc per cui per giungere ad oggi si sarebbero dovuti ancora effettuare alcuni passaggi.

                      Perché se noti la successione delle cronologiche di Barks e Gottfredson altro non è che il gigantesco remake riveduto e corretto dell'opera di evangelizzazione nerd iniziata dal trio boschivo nel anni 90. Come avrebbe dovuto essere a suo tempo e per sfiga non fu.

                      *

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                        Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                        Risposta #10: Giovedì 16 Set 2010, 15:51:40
                        Non mi sembra così scontato percepire questi criteri partendo da una rivista che pubblica inizialmente tutto Barks.

                        Anzi, a dire il vero la testata fin dai primi numeri è stata presentata come la versione italiana dell'albo Uncle $crooge, solo col senno di poi si è evoluta in un contenitore di storie e autori di tutto il mondo che cogliessero lo spirito barksiano (molte delle quali, a dire il vero, solo dal punto di vista grafico). E su U$ ci sono né più né meno che... storie di Zio Paperone.

                        Non butterei così sull'ovvio l'intento completista e nerdoso che tu descrivi. E' palese che Zio Paperone nasce con un intento ben preciso, e cioè quello di fornirci Carl Barks in versione integrale e di fare il parallelo con la testata americana.

                        Le evoluzioni successive sono frutto di un non tanto preciso criterio di fondo, una mancanza di tema generale.

                        Gottfredson su Zio Paperone? Magari con le copertine con Topolino e Paperone insieme, giusto per darci un collegamento... :-X

                        L'unico senso positivo di Zio Paperone sarebbe stato uno solo, imho: tutto Carl Barks (che è il padre dei paperi), tutto Don Rosa, e la pubblicazione sparsa di storie papere di tutto il mondo, da Cimino a Strobl a Scarpa a Bottaro. Che questo avrebbe scontentato il fan più esigente e completista ci può stare, ma ne sarebbe ucita una testata con un tema preciso senza risultare forzatamente un minestrone.

                        Questo intendere ZP un giornale per completisti Disneyani generici imho è solo frutto della cattiva virata del giornale stesso, che non ha saputo crearsi un obiettivo serio principale.

                        Anche perché un giornale così non avrebbe mai dovuto chiamarsi Zio Paperone.

                        PS: e comunque, dove mai starebbe il completismo nella pubblicazione delle storie del ranger Ocarina e di Mowgli?
                        « Ultima modifica: Giovedì 16 Set 2010, 16:01:07 da Dollarone_89 »

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                          Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                          Risposta #11: Giovedì 16 Set 2010, 16:23:38

                          Anzi, a dire il vero la testata fin dai primi numeri è stata presentata come la versione italiana dell'albo Uncle $crooge

                          Ti dirò di più. Ai tempi dei primi numeri Mondadori, la testata era concepita come una versione italiana di Uncle Scrooge tanto che ospitava solo le storie di barks provenienti da questa testata. per le altre, le precedenti all'avvento dello Zione, furono creati tre speciali ad hoc perchè ritenute "fuori tema" con lo Zio Paperone mensile. Con l'inizio della seconda serie, la collana si proponeva di chiudersi una volta completato Barks. Echiudere con un fascicolo allegato all'ultimo numero con tutta la cronologia dell'autore.
                          Se vogliamo, a questo punto, possiamo anche dire che l'errore è stato commesso in quella fase non mantenendo questo proposito. Si poteva chiudere Zio paperone con barks ed iniziare lì un'altra testata che avrebbe potuto ospitare Don Rosa e le cosidette 2rarità" che sono venute dopo. Una testata che, al momento opportuno, non chiamandosi più Zio paperone e non dichiarandosi apertamente fondata su barks e sui suoi eredi, avrebbe potuto ospitare qualunque cosa, a prescindere dagli unversi di riferimento.
                          Ma in quel momentto a quanto pare Zio Paperone vendeva bene, e modificare il brand non conveniva affatto.
                          Marco Travaglini


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                            Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                            Risposta #12: Giovedì 16 Set 2010, 16:35:25
                            Sono molto d'accordo con te.

                            A ben vedere i casi erano proprio due, ovvero quello di chiudere una volta finito Barks, oppure di proseguire sfruttando "l'eredità" e proseguendo nella pubblicazione di storie che trattassero le creature di Barks (in primis Paperone).

                            Ricordo addirittura una lettera dove si chiedeva di ospitare storie di Malachia, ma la risposta fu (giustamente) che ZP non era il giornale adatto. E ovviamente, verso la fine ecco numeri interi dedicati a Malachia. Questo perché ovviamente non si sapeva più cosa fare, era diventato un giornale a libera interpretazione.

                            Non è molto più gratificante avere Gottfredson in questa splendida collana che fin dal nome è legata a Mickey?
                            Davvero i capolavori del Maestro dello Utah avrebbero avuto il giusto valore e il degno rispetto collocate come spin-off all'interno di una rivista che aveva per logo una scritta fatta da lingotti d'oro e simboli del dollaro?
                            « Ultima modifica: Giovedì 16 Set 2010, 16:38:46 da Dollarone_89 »

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                              Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                              Risposta #13: Giovedì 16 Set 2010, 16:54:29
                              Non è molto più gratificante avere Gottfredson in questa splendida collana che fin dal nome è legata a Mickey?
                              Davvero i capolavori del Maestro dello Utah avrebbero avuto il giusto valore e il degno rispetto collocate come spin-off all'interno di una rivista che aveva per logo una scritta fatta da lingotti d'oro e simboli del dollaro?

                              Certo che no, ma non dimentichiamoci che ad inizio anni '90, quando la Disney Italia riesumò Zio Paperone per farne un "tuttobarks", inaugurò parallelamente ad esso la collana Topostrips (su iniziativa di Carlo Chendi, allora pezzo forte della redazione) che si proponeva di fare con Gottfredson lo stesso lavoro che Zio Paperone stava facendo con Barks. Purtroppo non è andata a buon fine e per gottfredson abbiamo dovuto attendere altri vent'anni.
                              Marco Travaglini


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                                Re: Il cambiamento e gli obiettivi di "Zio Paperone"
                                Risposta #14: Giovedì 16 Set 2010, 17:47:33
                                Infatti, mi sono messo nella mentalità e negli obiettivi "giusti" per quell'epoca. E' ovvio che a quel tempo ciò che stiamo avendo ora era impensabile e fino a un paio d'anni fa se chiedevi Gottfredson ti ridevano in faccia. L'unico modo per avere nerdate a tutti i costi era ZP che non si sa bene per quale congiunzione astrale seppe ritagliarsi il suo pubblico di nerdacci e poteva permettersi di tirare avanti con un sacco di boiate, bastava farle precedere dall'articolo di Boschi.
                                Si partiva già da una situazione abbastanza assurda, con un titolo che era già bellamente snaturato. Tanto valeva...

                                E ad ogni modo non starei troppo a fare il campanilista e a dare peso ai titoli delle testate, che sono arbitrarissimi. Penso che il mondo Disney potrebbe esprimersi molto meglio se organizzato senza tenere conto dei personaggi protagonisti di una storia.

                                 

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