Avevo promesso all' inizio di questa discussione di raccontare un po' la storia del nucleare italiano prima di Chernobyl, e stavo per dimenticarlo...
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Vi ricordo innanzi tutto che la fisica alla base dell' utilizzo dell' energia nucleare è nata in Italia nel 1934 ad opera di Enrico Fermi e della sua scuola. Anche se Fermi emigrò in America nel 1938, passando da Stoccolma per ritirare il premio Nobel proprio per quelle scoperte, molte competenze erano rimaste, o ritornate in Italia nel dopoguerra.
Negli anni '50 uno studio di un organismo internazionale stabilì che proprio Italia e Giappone erano i paesi che sarebbero stati avvantaggiati maggiormente dallo sviluppo delle centrali nucleari, perchè privi di fonti energetiche primarie (petrolio, gas, carbone). A quell' epoca esistevano vari produttori/fornitori di energia elettrica, che si avviarono a realizzare le prime tre centrali italiane (Garigliano, Borgo Sabotino, Trino Vercellese) in modo indipendente, anzi direi concorrenziale, l' uno dall' altro, acquisendo la licenza ognuna per una tecnologia differente da diverse multinazionali dell' energia.
Era stato nel frattempo fondato il CNRN (Comitato Nazionale Ricerche Nucleari) che doveva avere un ruolo pubblico di controllo e sviluppo in questo settore, svincolato dagli interessi dell' industria privata. A capo del CNRN fu posto Felice Ippolito che si rese subito conto dei problemi posti da produttori/fornitori in concorrenza tra loro, e divenne un paladino della nazionalizzazione e unificazione della rete di produzione e distribuzione dell' energia elettrica. Questa scelta avrebbe arrecato anche notevoli vantaggi alla crescente industrializzazione del Paese, e fu uno dei punti qualificanti del programma del nascente centrosinistra nei primi anni '60.
L' industria elettrica fu nazionalizzata e gli ingenti indennizzi ricevuti dagli ex-elettrici furono prevalentemente investiti nell' industria petrolifera, che prometteva grandi guadagni con la motorizzazione di massa.
Mentre le tre centrali nucleari esistenti venivano gestite dall' ENEL, il CNRN diventato CNEN prendeva molto sul serio la sua missione di ricerca e sviluppo in campo nucleare, avviando gli studi su altre 'filiere nucleari', cioè tecnologie, combustibili, processi etc che in prospettiva permettessero di svincolarsi dalle licenze, e brevetti, delle multinazionali americane e canadesi.
La prospettiva di un serio sviluppo dell' industria nucleare in Italia non piaceva ai petrolieri, che avevano tutto da guadagnare dalla diffusione di centrali termoelettriche. Contro Ippolito iniziò una feroce campagna, capeggiata da Giuseppe Saragat e dal suo Partito Social Democratico Italiano, partito di (sotto)governo che 15 anni dopo, quando scoppiò lo 'scandalo del petrolio' risultò quello più largamente foraggiato rispetto alla sua consistenza elettorale. La spaccatura tra le fazioni pro o contro Ippolito passò all' interno della stessa Democrazia Cristiana. In questa guerra contro Ippolito, alimentata anche dai giornali di proprietà dei petrolieri, si trovò modo di accusarlo di 'peculato internazionale' e di una serie sterminata di malversazioni, e quindi destituirlo, processarlo e condannarlo.
Qui un articolo del Corriere dela sera, in occasione della sua scomparsa, che riassume questa storia, e
un altro, che riporta maggiori dettagli sul processo e anche commenti di giornali stranieri dell' epoca.
Quando Ippolito uscì dal carcere fondò il mensile di divulgazione
Le scienze (edizione italiana di
Scientific American) e fu parlamentare indipendente del PCI.
Forse gli andò meglio che ad altri che come lui combatterono per l' interesse pubblico contro quello privato perchè, a differenza di Enrico Mattei, sopravvisse.
Scritto questo, vi ribadisco, a scanso di equivoci, che voterò con quattro SI perchè le leggi da abrogare, lungi dal difendere gli interessi del Paese, sono prevalentemente rivolte alla tutela di miopi interessi pirateschi, come quelli che strangolarono Ippolito e il nucleare italiano.