Mi faccio avanti io, essendo stata volontaria con la V maiuscola.
Questo percorso è iniziato più o meno l'anno scorso, candidandomi al turno che ho scelto (agosto-settembre). A dicembre ho fatto il colloquio provinciale, alla fine all'anno faccio il corso online, tutto tranquillo. Poi vengo invitata a far parte di uidu, poiché è qui che ci sono tutte le informazioni che servono per andare a Milano, per esempio come raggiungere la città e il sito per poi poter chiedere il rimborso, l'alloggio per i volontari non residenti nella Lombardia, eccetera. Mi è stato molto utile poiché sono stata solo due volte a Milano quando vivevo a Trento, quindi ho avuto tempo di organizzarmi e fare domande. All'inizio dell'estate sono stata confermata nel gruppo base (non vi dico la felicità quando ho letto la mail, perché è stata una mia scelta personale iscrivermi e partecipare, perché nessuno, e dico nessuno, era convinto o voleva che io andassi, e invece ho avuto la mia occasione alla faccia di tutti quanti) e quindi mi sono organizzata con i soldi e i mezzi per andarci. Però all'andata mio padre ha voluto per forza che mi accompagnasse almeno per i primi giorni, e alla fine ho dovuto cedere.
Il viaggio è andato bene, 11 ore di viaggio in un pullman con prese usb non sono un granché, figuriamoci. La vera fatica sono stati l'abbonamento e la ricerca del posto dove dovevo ritirare il kit, poiché eravamo stanchi.
Mio padre era preoccupato perché gli avevo detto che avevo due turni diversi, la prima settimana avevo il turno del pomeriggio, mentre la seconda di mattina. Quei primi giorni sono stati abbastanza stressanti per colpa sua, poiché mi aspettava quando tornavo in ostello, quando in realtà non volevo che venisse con me, avendo una gamba ancora malata dall'anno scorso, cosa che non vi sto a raccontare, quindi la cosa mi stressava talmente che piangevo in camera, perché preferivo cento volte venire da sola a Milano.
Poi ovviamente se n'è tornato a casa e io ho tirato un sospiro di sollievo, perché la sua presenza mi ha mandato un po' in palla i primi giorni. Da allora ho potuto finalmente vedere il sito per bene.
Io ero nella prima area, quindi all'entrata ovest Fiorenza-Triulza. Il Decumano è tutta la via, lunga un chilometro e mezzo circa, dove sono presenti tutti i Padiglioni, stecche e Cluster, (preciso che si notano alcune assenze, come il Canada e i maggiori paesi dell'Oceania), mentre il Cardo è la via tutta dedicata ai padiglioni italiani (e quello dell'UE): il Palazzo Italia, i padiglioni delle regioni italiane (sono andata dritta a quello del Trentino, vedete un po' voi), quelli del Martini, della Coldiretti, della Granarolo (la Kinder è in una delle stecche di legno sul Decumano, se vi interessa). Però è meglio che non vi sto a spiegare per filo e per segno cosa c'era e dove stava, è abbastanza lungo da spiegare. Vi lascio la
mappa, non si sa mai.
Il compito del volontario è quello di rispondere alle domande dei visitatori (tipo dov'è l'ATM, cioè bancomat), quindi lo studio della mappa è fondamentale per saper rispondere subito e bene; aiutare eventuali visitatori con carrozzina o che hanno bisogno di essa (a proposito, mi sono dovuta lamentare, come altri, del fatto che le carrozzine si trovavano a Cascina Triulza, che è lontano dall'entrata), chi era fuori dai tornelli (tipo io) indicare i visitatori dove entrare o dove fare i biglietti (eh, già, c'era chi veniva senza biglietto perché convinto che la biglietteria era vicino ai tornelli, ma non era così a Triulza). C'erano anche molti visitatori stranieri, per esempio un giorno è venuta una grossa comitiva di turisti francesi, un'occasione ghiotta per far fuori le millemila mappe di francese in magazzino. Io personalmente ho aiutato un gruppo di non udenti, visitatori inglesi, francesi, tedeschi, visitatori che avevano bisogno della carrozzina, una signora in essa che aveva un problema a ripartire, e altro che non ricordo; un altro compito era quello di consigliare gli eventi del giorno o della serata, per esempio il Cirque du soleil, presente quando ero di turno.
Non so se lo sapevate, ma adesso che Expo è finito credo che si possa scrivere, metto sotto spoiler per non correre troppi rischi:
poiché Expo è stato un evento sociale, l'organizzazione o più o meno il comitato staff ha pensato di far lavorare anche i detenuti dei penitenziari di Milano e dintorni, almeno quelli che hanno scontato la pena e devono reintegrarsi nella società. Ovviamente controllati dalle forze dell'ordine. Non li chiamavamo omini gialli per non spaventare i visitatori.
Io sto praticamente descrivendo la mia visita in veste di volontaria poiché è quello che ho fatto per quindici giorni di fila (c'era la possibilità di fare due giorni di assenza, ma non le ho volute fare, mi piaceva troppo stare all'Expo per dover fare assenze), anche se ho visitato un po' di Padiglioni sotto mentite spoglie (come no). I volontari, fuori turno, potevano sì visitare i padiglioni, ma non con la divisa addosso, altrimenti si rischiava il ritiro dell'accredito, indispensabile per entrare nel sito.
Si è molto parlato del padiglione del Giappone, per esempio. Si è parlato del fatto che per entrare bisogna fare una fila che dura un'ora come minimo. Io l'ho visitato grazie ai miei lavori di geografia su questo paese, vi dico che mi sono dovuta prendere un giorno in cui facevo il turno di pomeriggio per non fare assenza, partendo la mattina presto per non fare troppa fila. Indovinate un po'? Già alle 9 c'era la fila alla Snake :o contando la fila e il giro completo avevo finito per le
12:30! Questo è solo un esempio. Qui ho fatto le foto di quello che ho visitato
(x)Ci sono troppe cose da raccontare, però posso confermare una cosa: se non avessi partecipato all'evento non avrei mai saputo commentare quello che è avvenuto nel corso dei 6 mesi (ovvero, se non partecipavo non avrei mai guadagnato 15 giorni di esperienza). Non solo andando a Milano da sola mi ha dato sicurezza, ha fatto modo di poter socializzare con persone e volontari venuti da ogni parte del mondo per vivere la mia stessa esperienza dal vivo. è stato qualcosa che mi ha preso positivamente, e niente può farmi cambiare idea, finché è un'esperienza che ho vissuto sulla mia pelle.