https://inducks.org/story.php?c=YM+042Questa avvincente storia attua una riuscita mescolanza di generi, western e fantascienza, ottenendo una trama interessante e originale. Tale variazione sul tema la rende nettamente migliore delle precedenti avventure ambientate nel west, senza dimenticare la cura dei personaggi.
Già all’inizio del fumetto, Topolino stupisce facendo qualcosa mai prima di allora visto: rifiuta di partire per l’avventura. Già questo, che evita di imbrigliare il personaggio in un atteggiamento stereotipato (unitamente ad una motivazione più che plausibile), fa guadagnare diversi punti alla vicenda.
Quando arriva il momento, però, non esita di lanciarsi a capofitto nell’azione, mettendosi in gioco con entusiasmo e una certa propensione al rischio. Oltre al corpo non si esime dal far lavorare anche il cervello, elaborando vari piani per stanare il criminale (o per convincere Clarabella a partecipare facendo leva sul carattere di quest’ultima, in una scena particolarmente azzeccata). Il tutto dimostrando una tenacia fuori dal comune, passando per clamorosi fallimenti e attimi di sconforto.
Clarabella torna in grande spolvero, giungendo al suo ruolo più attivo sulle strisce gottfredsoniane. Non aveva una parte di rilievo da Topolino e il tesoro di Clarabella (per combinazione, anche quello un western; per ulteriore combinazione, anche lì si infatuava di un criminale). Il suo invaghimento per Gambadilegno potrebbe sembrare forzato, tuttavia ripensandoci ho realizzato che prima di allora i due non si erano mai incontrati direttamente, quindi è credibile che la donna creda che nel bandito ci sia del buono e che glie l’abbiano dipinto più crudele di quello che è in realtà.
Pippo è divertente, sebbene il ruolo di millantatore che lo caratterizza in questa occasione mi sembra si sposi con quanto il personaggio era stato fino a quel momento (e con quanto sarà in futuro). Ciò detto, lo si riconosce nel suo non rendersi conto del pericolo (a meno di quando se lo trova di fronte), per le canzoni stonate evidenziate dal lettering, per la goffaggine che dimostra nel duello con Pietro e comunque la volontà di rendersi utile.
Gambadilegno è dotato di un carisma che gli consente di comandare la banda nonché un compare più intelligente. Dimostra, oltrechè interesse personale, anche un certo divertimento nel compiere le sue imprese. Il meschino inoltre cerca di salvarsi la pellaccia lasciando che gli alleati vengano catturati dalla giustizia e anzi usandoli per coprirsi la fuga (ma per una volta, Topolino, che ci è già passato, lo anticipa).
Fa strano solo vederlo così gentile con le rapite, facendomi pensare che De Maris avesse uno stile troppo sobrio il quale non si adattasse troppo ad un personaggio così rude. Bisogna però considerare che le vittime dovessero desiderare di venire rapite in modo da non opporre resistenza, quindi tutto sommato può starci. Niente da eccepire invece sul fatto che Gambadilegno risparmi la vita a Pippo, dal momento che non lo considera una minaccia; e magari non lo uccide perché in fondo spera di reincontrarlo, dal momento che lo aveva fatto divertire.
Purtroppo il presupposto della trama ha un difetto: viene detto che Pietro ogni volta chiede un riscatto non troppo alto per non far fallire il ranch. Poiché il proprietario non sembra particolarmente abbiente, gli importi devono essere abbastanza bassi. La redditività non giustifica l’attività criminale messa in piedi, a maggior ragione tenendo conto dei mezzi dispiegati. Però ciò sicuramente non basta a scalfire la bellezza di quest’ottima storia.
E poi a me piace pensare che questa possa configurarsi come un lavoro di ripiego per Gambadilegno, il quale nel frattempo comincia a elaborare piani che vedremo attuati in vicende successive.
Inoltre, si segnala come le turiste nel loro egoismo non badino affatto ai soldi che Handlebar deve scucire per riscattarle; anzi magari se ne approfittano contando che lui non aiutandole rovinerebbe la sua reputazione.