https://inducks.org/story.php?c=I+TL+2508-1Questo giallo mi è sempre rimasto impresso in modo particolare, rispetto alle altre storie di ugual genere conosciute nello stesso periodo e me ne sono spesso chiesto il motivo. Parlarne è dunque un'occasione per meglio analizzarlo e coglierne le peculiarità.
La vicenda inizia con un antefatto di alcuni anni fa, apparentemente slegato dai fatti attuali.
Mentre i partecipanti ad una festa restano inspiegabilmente immobili, un uomo travestito da pupazzo di neve li deruba, dopodichè le vittime del furto mostreranno di non essersi accorte del ladro. (In principio pensavo che fosse stato impiegato un dispositivo per fermare il tempo, come accaduto in fumetti precedenti, ma il prosieguo della trama mi avrebbe contraddetto). La polizia interroga i presenti ma non vengono forniti indizi per risolvere il mistero; a questo punto il caso viene troncato dalla narrazione che passa ai giorni nostri.
Un misterioso figuro sempre in ombra (presumibilmente il criminale di prima) tenta di rubare una sfera di vetro con la neve a Minni, ma appartenente a Topolino: l'oggetto non sembra avere un particolare valore da giustificare un furto. Dopo alcuni tentativi il ladro riesce nell'intento, ma sorgono complicazioni, infatti Minni aveva scambiato la sfera originale con una copia identica, in seguito alla rottura della prima.
Poi diventa chiaro che il tipo losco cercava qualcosa all'interno del soprammobile, ma logicamente, ritrovandosi con un'imitazione, realizza di aver compiuto un buco nell'acqua.
Più avanti il protagonista racconta la fine del giallo con cui la storia si era aperta la vicenda ma tale conclusione, mentre da una parte risolve alcuni interrogativi, dal'altra ne fa sorgere di nuovi. Scopriamo, oltre alla risoluzione del mistero iniziale, anche la provenienza della sfera, la quale apparteneva a Pupazzo di neve. A questo punto sembra altamente plausibile che egli abbia l'obiettivo di recuperarla, tuttavia la teoria non regge perchè è emerso che è stato lui stesso a disfarsene.
La narrazione continua con un'indagine avvincente in grado di prendermi come poche, riservando sorprese. Lo scontro con l'antagonista (nel quale trova spazio una componente d'azione all'epoca piuttosto rara) avviene dopo che Topolino ha risolto il caso, ma il lettore ne resta allo oscuro fino alla fine, posticipando la spiegazione finale (raccontata dall'investigatore a Minni) una volta terminata la resa dei conti.
Ho apprezzato l'atmosfera di accoglienza del salotto con il camino accesso, che esprime un momento di conforto una volta portata a termine l'impresa, durante il dialogo con la fidanzata, curiosa di sapere come si sono svolti infatti perchè anch'ella in parte coinvolta.
Dopo tutto questo tempo posso concludere che il bello della storia non sta tanto nella trama, a ben pensare non eccessivamente complicata (ma forse ciò si può dire per ogni giallo, una volta chiariti i misteri) ma dal modo in cui è narrata, per il modo in cui i le due sequenze temporali sono state intrecciate, per i continui cambi di scena, alternando sapientemente le scene in cui agisce Topolino e quelle dell'antagonista.
Personalmente la preferisco sicuramente alla voce spezzata e per certi versi anche alla sindrome visionaria.
L'opera presenta alcuni punti di contatto con una precedente di Mezzavilla, il week end con il gatto: anche lì un giallo presentava echi con un altro risolto in passato e anche lì
il ladro con cui Topolino si era scontrato anni prima si è nel frattempo redento.