Recensione Topolino 3433 Diverse e numerose sono state le incursioni di Topolino e compagni nel mondo della
letteratura fantasy: nel citarle è impossibile non partire dalle
parodie di opere fondamentali quali
Paperino e il signore del padello e
Paperino in: “La storia (in)finita”, ma sono molte altre le storie a tema che tornano alla mente tra universi alternativi,
alter ego dei personaggi come nelle indimenticabili
Fantaleggende, e vere e proprie spedizioni in lande magiche e incantate, dalla saga della
Rocciafiamma a quella, imprescindibile, della
Spada di ghiaccio.
Anche negli ultimi anni il ponte di raccordo tra il fumetto Disney e il fantasy si è concretizzato nelle lunghe saghe di
Dragon Lords e di
Wizards of Mickey che, con fortune alterne in termini di riscontro del pubblico, hanno perpetuato questo rapporto tra i due mondi.
Francesco Artibani, che aveva avuto una fortunata prima esperienza con questo genere letterario con la splendida
Pippo e i cavalieri alati, torna ad essere protagonista su
Topolino 3433 con la prima puntata di
Ducktopia. Ad accompagnarlo in questo viaggio in terre magiche e misteriose vi sono le suggestioni e la penna di
Licia Troisi, celebre autrice di romanzi fantasy, e le matite e la supervisione colori del sempre ottimo
Francesco D’Ippolito. La vicenda si svolge, per l’appunto, nel mitico regno di Ducktopia, dove
convivono e si mescolano i due universi del fumetto Disney e ciò costituisce già una novità non trascurabile per questi ultimi anni. Abbondano le citazioni alle grandi opere di genere radicate nella cultura popolare, come
Il signore degli anelli, e
in generale tutta la prima parte riverbera di echi di Bone. Anche i disegni contribuiscono a rendere veramente piacevole la lettura, e nel complesso resta viva la curiosità per i due episodi successivi.
Un nuovo mondo da esplorare
A tal proposito,
ragionamenti riguardanti il florilegio di saghe iniziate, in corso o in conclusione ogni settimana su
Topolino sono già stati affrontati in passato, andandone a sviscerare pregi, difetti, vantaggi e criticità. Il settimanale sotto la gestione di Alex Bertani prende sempre più la forma che il Direttore ha pensato di dargli;
la parola d’ordine appare essere “fidelizzazione”: invitare cioè i lettori a non comprare il giornale una volta ogni tanto, magari in attesa di storie “di grido”, ma fare in modo che questi si sentano spinti a non dover mai rinunciare a
Topolino.
Sicuramente ciò è motivato dalla necessità che i lettori non vadano dispersi e si tramutino il più possibile in fruitori (e compratori) costanti e affidabili. Il rischio però, ad opinione di chi scrive queste righe, è che l’eccessiva frammentazione delle storie, accompagnata da una sempre più costante opera di “armonizzazione” e dall’utilizzo di
Easter egg e continui riferimenti ad avventure passate, anche recenti, possa fare da
“filtro” per chi volesse introdursi in corsa, tenendo quindi distanti quei lettori neofiti o saltuari che non sono riusciti ad entrare al tempo giusto nel meccanismo, come peraltro avviene su più larga scala per quel che riguarda il Marvel Cinematic Universe.
In questo ragionamento si inserisce la terza ed ultima parte della “seconda stagione” di Paperbridge, che contiene, secondo lo stile dell’autore, una miriade di riferimenti
in universe a storie passate, in particolare alla “prima stagione” della saga che vede un giovanissimo John Quackett alle prese con misteri e affari di cuore.
La storia, inoltre, si riallaccia in maniera abbastanza netta ad
una precedente avventura di Fantomius e ne narra in un certo senso gli antefatti. Stavolta si vanno a dipanare in maniera coerente la trama e il mistero che riguardano la presenza di
Cuordipietra Famedoro – il quale, tuttavia, come “nemesi” di Quackett continua a non convincere pienamente – ma, anche a causa delle “sole” tra puntate rispetto alle cinque della precedente stagione, risulta troppo affrettato il finale che chiude le varie trame incentrate sulle interazioni tra i personaggi ricorrenti della serie.
Un villain originale forse avrebbe ancor più giovato
Non viene adeguatamente, per ora, esplicitato il cambiamento di rapporti tra il rosso Tom e l’arrogante Bill, e soprattutto vengono utilizzate poche vignette per concludere la problematica
love story tra John e l’affascinante Beth. La recente notizia della fattibilità di
una prossima “terza stagione”, richiesta a furor di popolo e inizialmente non prevista, ci induce a sperare che queste vicende possano trovare il giusto spazio e una più soddisfacente conclusione in futuro.
I disegni sono nel classico stile di
Gervasio: dettagliato nelle vignette e negli sfondi, molto classicheggiante nella rappresentazione dei personaggi, dove non mancano evidenti ispirazioni carpiane.
Nella seconda puntata di
Siamo serie!,
Sergio Badino e
Silvia Ziche ci trasportano ancora una volta all’interno degli
studios cinematografici del vecchio avarastro, in questa lunga storia che, con un occhio alla
Papernovela e un altro a
Boris, intrattiene e per ora fa divertire. Esilarante la seconda parte dell’episodio che va a risollevare una prima metà leggermente sottotono. Il tratto svelto ed essenziale di Silvia Ziche è perfetto per questa sceneggiatura e contribuisce a darle
un tono scanzonato e satirico.
La nuova puntata di
Topolinia by night ci presenta invece un Rock Sassi alle prese con un brutto raffreddore. La serie non è un capolavoro già in sé ma questa puntata appare anche leggermente inferiore alle altre.
Chiude il numero, dopo molti anni di gestazione, una storia di
Roberto Del Bove e
Roberto Gagnor,
Paperoga papero impeccabile, classica avventura che comincia da una domanda abbastanza comune:
“cosa succede se il personaggio x e il personaggio y interagiscono?”. Di solito la risposta è: “disastri”.
In questo caso purtroppo il risultato non è particolarmente ispirato, non si capisce perché debba rivolgersi a Paperoga una fattucchiera che è talmente potente da essere in grado di inviare incantesimi a distanza con una forza tale da colpire Miss Paperett, e che è in grado di trasformare lo stesso Paperoga seduta stante in una versione affidabile di sé stesso e addirittura in una copia spiccicata di Zio Paperone.
Ad ogni modo
la trama è solo un pretesto per mostrare una serie di gag con protagonista il papero (non più tanto) pasticcione, e rimane impressa unicamente per il “nuovo look” con cui un sempre solido
Soldati va a rappresentare l’entusiasta e disastroso cugino di Paperino.
Voto del recensore:
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