Sempre grandissimo narratore Artibani, la complessa stratificazione dei temi nelle sue storie permette di dipanare innumerevoli intrecci di significati, seguire disparate linee che possono portare lontano o contorcersi su se stesse o ancora congiungersi con il proprio opposto. C'e' di tutto in Ducktopia, l'epica, il fantasy, la metaletteratura, il sacrificio e l'onestà, prima di tutto grande fiaba dagli alti valori, ma ci sono anche temi più scomodi, come già nel Nemo, temi che parlano del nostro presente, temi cui non è possibile offrire facili risposte o "finali felici".
L’opera di Artibani è costantemente percorsa da profonde istanze di carattere etico dalle quali si intravedono in filigrana gli interrogativi che la coscienza occidentale continua instancabilmente a porre su se stessa, sulla propria proiezione e sul proprio ruolo nel mondo di ieri di oggi e di domani.
Bocciolo rappresenta con una certa nettezza le istanze dei nativi, dei colonizzati, “degli altri” in relazione a una società occidentale dalla mentalità coloniale: “questo era un luogo felice fino a quando non siete arrivati voi”; il conquistatore porta a un sovvertimento dell’ordine originario “qui regnava l’armonia", opera un’economia di rapina attraverso la sottrazione delle “fonti di energia” (materie prime), impone la propria visione filosofico-scientifica come l’unica veramente possibile “avete dato questo nome alla mia terra”.
Non sono più sufficienti semplici scuse, cerimonie solenni di contrizione come quella che Topolino, fuori tempo massimo intende offrire in segno di pace (molte ne sono state offerte negli ultimi decenni da papi, sovrani o presidenti) ma è la giustizia riparativa il nuovo fronte perseguito dall’ “offeso”, la stessa che invocano le comunità caraibiche nei confronti del Regno Unito o alcuni Stati africani nei confronti della Francia “trovare altra energia, prenderla dal vostro mondo mi è sembrato il giusto risarcimento per ciò che avevate fatto”.
Come si vede sono entrambe posizioni assolutamente ideologiche, sia lo stato di grazia armonioso e “incorrotto” dei nativi sia il diritto dei nuovi arrivati di comandare sugli esseri e sulle regole di Duck-topìa. Come già detto il nome stesso (nome quant'altri mai felice, nella fusione paperotopesca e nell'accezione di regno utopico), imposto dai colonizzatori allo stesso modo di toponimi quali Costarica o Colombia (e che per una singolare sindrome di inferiorità risulta odiata ma poi adottata dalla stessa Bocciolo) assorbe dalla più profonda weltanschauung occidentale.
Il senso di colpa che informa e deforma la coscienza del conquistatore trova però un appiglio nel rifiuto alla fusione fra i due mondi, quella fusione quasi globalista invocata dai nativi che spingono per un’interazione fra i due mondi (migrazioni?) che si scontra con uno scudo protettivo (blocco navale? Muro con il Messico? controlli in dogana?) e contro il desiderio dell’altra parte di “tornare a casa e separare i due mondi” preservandone le proprie diversità e cultura, Paperi e Topi non sembrano intenzionati a subire un totale cambio di paradigma nella fusione con un popolo altro.
Appunto mille interrogativi, nessuna risposta definitiva se non la cornice di una favola bella.