Recensione Topolino 3577La copertina di Topolino 3577 celebra i Campionati Europei di calcio.
Uno spunto semplice: il rapporto tra Paperino e la sua 313. Due autori molto diversi tra loro:
Fabio Michelini e
Marco Gervasio. Questi gli originali ingredienti di apertura di
Topolino 3577.
Il primo dei due non si è mai posto il problema di ingabbiare i suoi racconti in schemi vincolati dalla coerenza o dalla razionalità, di definirli in una sequenza di eventi credibili e di verosimiglianti; ha invece sempre dato libero sfogo alla sua fantasia, preferendo l’emisfero della sensibilità e del richiamo alla fanciullezza e al Disney più classico e nel senso più ampio del termine, realizzando così storie dalla forte impronta autoriale. Michelini conosce e apprezza tutto il pregresso del mondo del fumetto Disney, ed è anche un collezionista di
Topolino.
Il secondo è sul fronte opposto: trae piacere dal collegare eventi accaduti in storie passate, dal fornire razionalità e coerenza interna non solo alle sue storie ma anche a tutto l’universo dei personaggi attuali (anche di sua creazione), dal rendere credibili i comportamenti e le scelte dei personaggi che anima, arrivando anche a condividere con il lettore in maniera esplicita il “viaggio interiore” di un personaggio, realizzando così storie dalla forte impronta autoriale. Gervasio conosce e apprezza tutto il pregresso del mondo del fumetto Disney, ed è anche un collezionista di
Topolino.
Citazioni dal mondo di Frozen e un’ambientazione che sembra ispirata dalle copertine dei dischi psichedelici fine anni Sessanta.
Sembrano due autori diversissimi (e lo sono!), al punto che si direbbe impossibile che entrambi riescano a far coesistere i loro spunti creativi sulla stessa rivista, usando gli stessi personaggi stavolta addirittura nella stessa storia! Ma è questo uno dei più noti punti di forza dei personaggi Disney, duttili al punto di poter essere gestiti da entrambi gli autori senza per questo sfigurare o sembrati poco calati nel ruolo.
Le due storie,
Gli anni ruggenti della 313 e
Paperinik e il furto storico, con la scusa di celebrare il 55.mo anniversario della creazione di Paperinik, portano al centro della narrazione la vecchia 313 di Paperino, sua compagna sin dal cartone del 1937
Don Donald, per poi essere inserita quasi casualmente nel mondo del fumetto da Al Taliaferro nella striscia quotidiana del 1° luglio 1938.
La storia di Michelini si snoda come fosse un cartone animato su 28 tavole infarcite da riferimenti al mondo dell’animazione, dalle ambientazioni messicane dell’esordio nel già citato
Don Donald, passando per la barksiana
Paperino in vacanza, alle immancabili (per l’autore) citazioni da
Frozen e regalandoci una vera e propria chicca per appassionati:
Susie the Little Blue Coupé, dal poco noto cartone del 1952.
Paperinik in azione con la sua pistola a raggi.
La parte di Gervasio, invece, è estremamente razionale, nulla è lasciato all’immaginazione o al caso, sin dalla prima tavola dove Paperinik commenta
en passant il malfunzionamento del sistema GPS, che si rivelerà elemento importante nello svolgimento “logico” della storia, così come l’incastro degli atri pezzi della trama, l’utilizzo dei classici gadget di Paperinik come il lapis bicolore e la pistola a raggi.
Due modi opposti di intendere il fumetto Disney che però
riescono a dare ai lettori un buon risultato, godevole da leggere, e con un’aria di novità – seppure su solide basi filologiche per entrambi – che giova alla causa del settimanale!
Poco da dire sui disegni di
Emmanuele Baccinelli, è
la seconda volta consecutiva che mi trovo a recensire un numero di
Topolino con una sua storia e rischio di diventare ripetitivo nel lodarne le capacità, l’inventiva anche nelle piccole cose, la passione che traspira dal suo lavoro e la consapevolezza che con lui
Topolino ha un campione di assoluto valore tra le sue fila. Prospettive, espressioni, inquadrature… tutto contribuisce a migliorare le storie che passano sotto le sue sapienti matite… mi incuriosisce solo la seconda vignetta di pagina 43, che non mi sembra sua!
Scena molto classica con Paperino e Malachia.
Il resto del fascicolo, ahimè, non mantiene il livello delle prime due storie, in
un calando che lascia un po’ di amaro in bocca (nonostante la storia di chiusura abbia come tema la creazione del gelato!). Di certo ben oltre la sufficienza si colloca la storia di
Vito Stabile e
Marco e
Stefano Rota, forse anche per l’effetto
vintage, che a me a piccole dosi piace, ma il cui senso in un settimanale che si è parecchio rinnovato negli ultimi anni continua a stonare: sembra quasi di leggere la ristampa di un qualcosa inizio anni Ottanta. La trama di
Quale nipotino? è semplice, l’obiettivo della storia viene centrato senza dubbio, ci sono alcuni particolari tipo il riprendere i pensieri di Malachia e i quadri alle pareti che mi piacciono molto; si tratta di dieci pagine ambiziose e ben realizzate nella loro semplicità.
Pippo garage sale invece è una delle classiche storie dove il talento di
Tito Faraci si percepisce appena, senza però riuscire a far decollare il racconto, nella storia non si individuano battute memorabili o spunti interessanti; la trama si trascina senza sussulti,
cosa dannosissima per una storia comica, ispirandosi a
cliché e situazioni già viste; i disegni classici e rassicuranti di
Alessandro Perina mal si adattano a qualcosa che dovrebbe essere folle, destabilizzante e surreale come il contenuto della soffitta di Pippo, e il risultato è nel complesso noioso.
Più dinamica, ma confusionaria, la storia straniera
Paperino e i cronopasticci. Abbiamo visto nel passato come storie che trattano di viaggi e paradossi nel tempo siano difficilissime da fare, e quella propostaci su
Topolino 3577 spiega bene il perché: incoerenze, scelte illogiche, situazioni e finale scontati… il risultato è dar pregio e maggior lustro a tutte quelle storie che si sono cimentate con successo nell’affrontare situazioni del genere e giustificare il loro titolo di “capolavori”.
Così, de botto, senza senso!
L’ultima storia, infine, è un susseguirsi di accadimenti senza un minimo di trama,
una narrazione didascalica e assolutamente non coinvolgente, una trasformazione del siciliano Procopio nel francese Procope Topen senza ragione apparente; il tutto permeato dalla sensazione di una storia rattoppata, modificata e adattata più volte, che lascia pezzi di trama isolati e dialoghi riscritti senza una rilettura o visione d’insieme (per quale motivo un tale chiede ai due appena sbarcati se sono interessati ad un’imbarcazione in ottimo stato?). Storie del genere non rendono merito al settimanale, anzi, e pubblicarle addirittura in chiusura del fascicolo fa sì che si corra il rischio di congedarsi dal lettore con una scarsissima voglia di acquistare il numero successivo.
Extra fumetto, però,
Topolino 3577 è interessante per gli articoli su Paperinik e sull’avvio del Campionato Europeo di calcio ma soprattutto per
l’album allegato sulla storia di Paperino: 100 figurine per descrivere le caratteristiche del personaggio. Un’iniziativa piacevole che accompagnerà i lettori per quattro settimane.
Voto del recensore:
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