Attualmente nella Disney italiana non esiste nessuno all'altezza di Roberto Vian, probabilmente. Dico "attualmente" perché i sacri De Vita e Cavazzano, come molti artisti di lunga carriera, negli ultimi anni hanno semplificato e stilizzato il loro disegno un tempo morbidissimo, dettagliato, vario ed espressivo (soprattutto le espressioni del Topolino di De Vita si sono fatte un po' ripetitive negli ultimi anni). Vian ha tutto: dettaglio, tratto, ombreggiature, prospettive, inquadrature. E' stilizzato dove deve esserlo (esempio: alberi lontani sullo sfondo, laddove un Ferraris semplifica all'eccesso anche un personaggio appena più indietro del primo piano), terribilmente dettagliato nelle "riprese" ravvicinate, ma mai barocco come lo fu l'ultimo Guido Scala.
Personalmente credo che il disegnatore più maturo e completo in assoluto sia stato il GB Carpi degli anni Ottanta. Tratto fine fine, dettagli nella giusta quantità e nei punti giusti (le barbe incolte di Carpi erano e rimangono uniche), espressioni sempre e immancabilmente perfette e adatte alla situazione, movimento espresso nel modo corretto, ottime prospettive, segni grafici divertenti e significativi (sole e/o luna col ghigno a tagliola e il nasone, lampi e asce che partono dagli occhi di personaggi animati da furie omicide). Semplicemente perfetto, e anche capace sceneggiatore.
Romano Scarpa fu un altro grandissimo artista. Quello che mi piace di Scarpa è osservare che, nonostante le numerose evoluzioni del suo stile, non ha mai avuto un periodo di disegni sgraziati, come invece Carpi agli inizi disneyani (ricordate? Il Paperone col cilindro a tubo di stufa). Il primo Scarpa era dinamico da morire, non molto morbido o dettagliato ma dava ai personaggi espressioni e movimenti incomparabili, degni della cinetica gioventù del Topolino e del Paperino che raccontava. Le espressioni di genuino stupore, di rabbia, di indignazione che disegnava sono inconfondibili.
Direi che i personaggi di Scarpa sono maturati con lui, benché non potessero invecchiare: lo Scarpa anni Novanta presentava espressioni più tenere e piene di comprensione, movimenti meno esagitati, emozioni più sottili e più profonde, ma meno manifeste. Era anche molto più dettagliato, più morbido e godeva di un'inchiostrazione che rendeva il suo stile degno dei migliori lungometraggi Disney: gli occhioni luccicanti dello Scarpa di quel periodo mi sono sempre rimasti impressi, chiunque fosse il personaggio a cui li faceva.
Su Giorgio Cavazzano direi che probabilmente è impossibile dire ancora qualcosa di nuovo. Il primo Cavazzano ricalcava Scarpa; il secondo, quello "psichedelico", rimane tuttora una grande conquista e un grande rimpianto, perché più nessuno in Disney ha saputo dare ordine e controllo ad una simile esplosione di energia. In quegli anni i suoi Paperi e Topi schizzavano da ogni parte, gli occhi sembravano non trovare posto sui volti, piume e orecchie si deformavano in ogni modo, i Paperi erano più anserini che mai (le zampe!), i personaggi umani avevano ottantadue denti, le stesse vignette non sapevano che forma prendere. Eppure, si è mai visto in Disney un disegno più espressivo? Mai.
Il Cavazzano successivo, quello dell'epoca del primo OK Quack, non mi ha mai detto granché: forse per colpa dell'inchiostrazione, era troppo sottile, evanescente, pulitissimo ma generico e troppo composto. L'autore si è poi ripreso nel periodo che potremmo chiamare del "Cavazzano delle stelle" (termine che ho coniato dalla tavola introduttiva del Matrimonio di Reginella) per poi culminare nello stile dei Racconti attorno al fuoco: perfetto, impeccabile sotto tutti gli aspetti. Morbido, proporzionato, dettagliato, sempre dinamico e un po' sopra le righe, energico ed espressivo come più non poteva essere. Non è assolutamente un caso se i Racconti che ricordo meglio sono quelli illustrati da Cavazzano: solo lui poteva dare simili emozioni al lettore di trame pur stupende e toccanti. Per quanto Carpi fosse perfetto, nessun artista Disney come Cavazzano ha saputo trasmettere sensazioni così palpabili. Giorgio andava bene con Cimino e Pezzin perché solo loro sono stati sceneggiatori capaci di dare così tante emozioni con i loro racconti: Pezzin la frenesia e il lucido delirio, Cimino la poesia e le divertite assurdità. Le loro storie, senza Cavazzano ai disegni, valgono meno.
Su Massimo De Vita, specie quello degli anni Ottanta e primissimi Novanta, cosa si può dire che non sia un complimento? Aveva tutto, anche perché aveva i Paperi. Certe espressioni subdole di Paperino e Paperone, quella furbizia sul volto di Topolino, quell'aria fanciullesca di Pippo, la pura gioia di certi momenti, l'autentico sdegno di altri, l'incredibile espressività di ogni animale, Pluto compreso. E i dettagli, e i movimenti, e le ambientazioni interne ed esterne, e le ombre. De Vita è sempre stato meno morbido e più graffiante di Cavazzano, ma proprio per questo se ne è distinto anche nel periodo in cui probabilmente cercava di somigliargli. Oggi, come ho detto, l'autore è più spigoloso e ripetitivo, meno attento ai dettagli, e ha perso qualcosa, ma credo che sia più per scelta personale che per sopraggiunta incapacità. Il suo disegno rimane una delle massime espressioni dello stile "disneyano".