A gennaio alla fine acquistai il primo volume della
Raccolta Volto Nascosto, lo lessi, gradii tiepidamente e prestai a un mio amico lettore di fumetti, convinto che anche lui non sarebbe impazzito per questa serie, conoscendo un po’ i suoi gusti.
Dopo qualche tempo mi riporta quell’albo insieme al secondo numero della
Raccolta, proprio lui che spende con oculatezza per i fumetti! Allora rileggo i primi due numeri e già sono più convinto, seppur sempre con riserva... se il mio amico va avanti a seguire la Raccolta, andrò avanti anch'io a leggere la mini... intanto mi ha dato i soldi per comprargli il terzo e il quarto volume
segno che quindi è abbastanza interessato al proseguimento della serie.
Nelle prossime considerazioni...
spoiler!
Volto Nascosto # 1 – I Predoni del Deserto (Manfredi/Pavlov)
Siamo nel 1889. In questo primo episodio facciamo la conoscenza del romano Ugo Pastore, figlio e assistente del padre che lavora come commerciante. I due sono a Massaua, in Eritrea quando questa era una colonia italiana, e presto Ugo verrà coinvolto molto profondamente nelle vicende del luogo. Disgustato dal confronto tra lo sfarzo in cui vivono i generali italiani e la miseria del popolo di Massaua, Ugo alza la testa più volte, ma alla fine la sua figura sarà importante nello stilare il trattato di Uccialli con Menelik II, sovrano d’Etiopia sostenuto dagli italiani. O meglio avrebbe dovuto averlo. Successivamente sarà coinvolto in una spedizione per il deserto, la quale sarà però attaccata da alcuni spietati predoni al comando di… Volto Nascosto.
Ugo incontra due volte Volto Nascosto: quando è in paese e quando questa spedizione è attaccata. E se il giovane Pastore si dimostra un personaggio senza dubbio attivo e che non le manda a dire, il suo eccessivo “candore” me lo fa apprezzare meno rispetto alla carismatica figura del titolare della serie. Volto Nascosto è un santo, un condottiero, un vendicatore… la sua faccia è coperta da una maschera di metallo, e il suo obiettivo è difendere l’Etiopia dai colonizzatori stranieri. Un uomo che dimostra intelligenza e curiosità, e che sembra interessarsi particolarmente a Ugo, il quale alla fine torna a Roma.
In fondo une buona introduzione alla miniserie Bonelli che esordì nel 2007: i due personaggi principali sono stati schierati, sono state mostrate le loro caratteristiche e i loro comportamenti ed è delineato anche lo scenario storico e geografico delle azioni. E devo dire che l’Italia (e colonia) di fine ‘800 è stuzzicante come ambientazione, originale e potenzialmente foriera di avventure interessanti.
I disegni di Goran Pavlov mi sono piaciuti abbastanza, soprattutto negli sfondi africani.
Ah, è interessante la pagina introduttiva in cui Manfredi stesso parla brevemente dei riferimenti storici e dei personaggi reali che ci sono nella vicenda, e che dia il titolo di alcuni libri che parlino e documentino quel periodo storico. Lo trovo culturalmente stimolante.
Volto Nascosto # 2 – Briganti (Manfredi/Rotundo)
Da un episodio tutto africano a uno tutto italiano, o meglio romano. Serve a introdurre anche questo ambiente, oltre che altri due personaggi che si presumono molto importanti per la serie: Vittorio e Matilde. Il primo è molto ben caratterizzato, ufficiale dei cavalleggeri si dimostra a metà tra la brava persona e un giustiziere spietato, ma sempre con un certo savoir faire. Dai modi un po’ spicci, schietti, instaura velocemente amicizia con Ugo. Matilde, invece, è una misteriosa e solitaria dama che Ugo conosce in un bar e di cui si invaghisce, ma gli obiettivi della donna non sono del tutto chiari. Intanto con un colpo geniale di sceneggiatura Manfredi ci mette a conoscenza della leggenda della nascita di Volto Nascosto, racconto molto suggestivo. Volto Nascosto che peraltro qui compare solo nelle ultime tavole, in una scena però dalla forte intensità drammatica nel dialogo tra lui e Menelik, in cui il mistero della faccia dietro alla maschera è ancora più acuito.
Se la storia (a parte la scena contro i briganti del titolo) appare con meno azione rispetto al numero precedente, questo permette di approfondire l’animo di Ugo meglio ancora di quanto fatto nel # 1, oltre che di farci inquadrare un po’ il carattere di Vittorio.
I disegni di Massimo Rotundo li ho trovati migliori di quelli di Pavlov, molto d’effetto negli scorci romani e soprattutto nelle scene di pioggia, artisticamente apprezzabili.
Volto Nascosto # 3 – Amore e Morte (Manfredi/Nespolino)
Episodio che mette un sacco di cose in pentola! Intanto Vittorio e Matilde si conoscono (grazie alla sfrontatezza sempre più eccessiva di Vittorio che si invita a un ricevimento della donna), e questo risulterà fatale giacché i due si innamorano! Ugo rimane spiazzato quando lo scopre, a tradimento tra l’altro, ma reagisce da vero signore (ritengo) e rimane ancora molto amico di Vittorio.
Oltre a ciò, altra cosa importante è la figura di Matilde: se Vittorio viene approfondito di più dello scorso episodio, ma fondamentalmente vengono solo spinte un po’ più in là certe caratteristiche che avevamo visto (il suo essere impetuoso, donnaiolo, mutevole d’animo e voglioso di avventure sempre nuove per sentirsi vivo), è Matilde che trova qui una chiave di lettura che giustifica i suoi atteggiamenti ambigui e misteriosi del # 2. Come subito nota Vittorio, la donna soffre di isteria, di una forma di follia, che grazie a sapienti flashback noi lettori vediamo risalire
ad abusi sessuali subiti nell’infanzia da un suo tutore.
In tutto ciò, la guerra in Africa tra esercito italiano e le truppe di Menelik II sembra sempre più imminente, e Vittorio viene chiamato a partecipare: Matilde tenta il tutto per tutto per trattenerlo a Roma (quando lui invece anela questo viaggio africano), arrivando però a commettere un’azione imprevista e drammatica. La partenza d Vittorio acuisce la disperazione della giovane, a cui Ugo resta accanto come carissimo amico, subendo le sfuriate di Matilde e sapendo di non essere l’uomo del suo cuore. Insomma, è il poverino della situazione. :(
I disegni di Alessandro Nespolino sono stupendi, almeno a me sono piaciuto veramente tanto, un tratto nitido e pulito che rende la lettura piacevole e conferisce ancora più incisività alle due scene molto forti che Manfredi inserisce nell’albo, la cavalcata del corpo senza testa del tenente Baldini e il risveglio di Ugo tra due giovani pulzelle (“ma che, ‘nte basta mai?”, lol 8-) )
Volto Nascosto # 4 – Amba Alagi (Manfredi/Burak)
Se la stragrande maggioranza del numero precedente era ambientata a Roma, qui siamo più dalle parti dell’Africa: vediamo infatti le prodezze di Vittorio impegnato nell’esercito italiano, in cui si distingue subito rispetto agli ordini “senza senso” dei generali, mettendo in campo doti di azione e di intelligenza (nel capire che gli ascari sono grandi e valorosi combattenti) insospettabili vedendo gli scorsi numeri.
E’ comunque molto bella la parte che si svolge sull’Amba Alagi, catena montuosa che dà il titolo all’albo, in cui rendendosi conto della strage di soldati italiani avvenuta lì sopra ha modo di rendersi conto una volta di più degli atteggiamenti dei generali.
A Roma la figura di Ugo tende sempre di più all’apparente inutilità, facendo da balia a Matilde che pensa solo a Vittorio e annega nella depressione, prova a contattare uno psichiatra ma questi vuole rinchiuderla in manicomio, e intanto Matilde viene portata da un’amica scema a bere sangue di bovino per rinvigorirsi (fatto storicamente plausibile, come spiega Manfredi nell’editoriale del prossimo numero), cosa che ovviamente le procura un’ulteriore crisi. E intanto Ugo si avvicina sentimentalmente a Sandra, la dama di compagnia di Matilde…
In Africa alla fine Vittorio incontra faccia a faccia Volto Nascosto (che nello scorso numero aveva fatto solo una comparsata giusto per tagliare la testa a Baldini) ma inaspettatamente non gli dice di essere amico di Ugo, come avrei invece immaginato.
I disegni per la prima volta ho proprio fatto fatica a digerirli: il tratto sporco e dimesso di questo Ersin Burak mi ha affaticato la lettura, e in alcuni tratti è parecchio confuso. Riconosco lo stile personale dell’autore, ma non mi ha proprio convinto, soprattutto nei personaggi (negli sfondi africani non è male, quando non esagera con le righe)… il personaggio (seppur secondario) di Marino è diversissimo da come era apparso nel secondo e terzo numero, per esempio, e nemmeno i suoi Ugo, Vittorio e Matilde mi sconfinferano molto.
Volto Nascosto # 5 – La Fortezza (Manfredi/Leomacs)
Altro episodio quasi interamente ambientato in Africa. A Roma con i tormenti di Ugo e Matilde vengono dedicate poche tavole, mostrando il Natale e il Capodanno in cui però succede molto poco.
In guerra invece la situazione è più movimentata: intanto Vittorio incontra il maggiore Galliano, che nell’editoriale del numero successivo si scoprirà essere un personaggio storicamente esistito e che istintivamente risulta simpatico al lettore fin da questo episodio (al contrario del generale Arimondi). Altra cosa importante, in tutta questa storia Vittorio farà parte della truppa di italiani asserragliati nella fortezza di Macallè contro le forse di Menelik II. Il che ammetto che rende interessane la vicenda, vedere le varie astuzie, tattiche e azioni incoscienti di Vittorio per migliorare l’efficienza della fortezza galvanizzavano la lettura non poco, specie quando si reca all’accampamento nemico e terrà conciliabolo con Volto Nascosto in persona. Finalmente rivela di essere amico di Ugo, e tra Vittorio e Volto Nascosto iniziano ad emergere più punti in comune del previsto. Si va anche vicini a vedere il vero volto del titolare della testata, ma ovviamente ciò non accade.
Ah, si apprende anche che Vittorio è cattivo (per sua stessa ammissione).
Più importante, viene mostrato come la guerra tra Italia e Menelik cerchi di concludersi più sul piano delle trattative (money, of course) che su quello della battaglia, cosa che non va già né a Volto Nascosto né a Vittorio.
I disegni di Leomacs sono adorabili, il suo tratto nitido è perfetto sia nelle scene più tranquille che in quelle più concitate.
Volto Nascosto # 6 – Gli Eroi di Macallè (Manfredi/Diso)
Direttamente collegato al numero precedente, questo sesto episodio continua le vicende di Vittorio e degli altri soldati dentro la fortezza di Macallè, con la vicenda che culmina nell’attacco frontale delle truppe di Menelik, non guidate da Volto Nascosto che viene relegato alla presa di una fonte d’acqua.
Importante è poi il dialogo tra Asmac e Vittorio, in cui il primo prova a spiegare l’importanza del simbolo della maschera nella sua cultura, metafora del divino e della verità. Dalla leggenda sembrerebbe che chi vedesse senza maschera Volto Nascosto ne sarebbe annichilito, accecato dalla luce immensa. Menelik alla fine del secondo episodio però aveva visto in faccia Volto, e per quanto ne rimase impressionato non mi sembra sia impazzito. Dove sta la verità?
Emozionantissimo il gran finale dell’episodio, dove grazie a un’intuizione di Vittorio (strano, eh?) i nostri eroi riescono a resistere alla grande contro l’attacco, in scene molto emozionanti. Ma alla fine, Vittorio (che stava per smascherare e uccidere Volto Nascosto dopo uno stoico duello) viene catturato dal suo avversario, che lo rapisce.
A Roma, intanto… niente di niente. Sul serio, io apprezzo come Manfredi sta imbastendo la trama africana/guerresca, con situazioni interessanti e storicamente attendibili e scene elettrizzanti, ma da qualche numero la storia parallela di Ugo (che nel primo episodio spadroneggiava da protagonista, ricordiamolo) e di Matilde sta ammuffendo nella capitale, in questo sesto numeri ai minimi storici, con la sola considerazione finale che “la pace è ancora lontana” e che “il futuro è incerto” (eh certo, lui non aveva i flashforward). Mi pare un peccato portarla avanti così poco, anche perché credo avrà un peso abbastanza importante nella vicenda globale… ma forse è una precisa strategia di Manfredi dare più spazio alla guerra adesso, in numeri che necessitano di spazio per raccontarla, per poi aumentare le vicende personali di Ugo più avanti. Vedremo.
Intanto consideriamo i disegni: tratto più sporco di quelli del numero precedente, ma non raggiungo fortunatamente i livelli di due numeri fa: non mi dispiace questo Roberto Diso, un tratto che se ogni tanto mi sembra un po’ approssimativo molte altre volte risulta invece preciso. Lo promuovo.
Giudizio sospeso, insomma... non mi dispiace questa mini finora, ma nemmeno mi enstusiasma ed esalta come avrei pensato. Si vedrà.