Come al solito userei molta cautela nello stroncare questo o quel disegnatore, e nel proporre paragoni improbabili tra stili ed epoche così diverse.
È innegabile che, nella panoramica degli anni 70, un periodo in cui si poteva ammirare la piena maturità artistica di autori come Carpi, Asteriti, Scarpa, Chierchini o la continua evoluzione stilistica di Cavazzano, De Vita o Gatto, stonavano un poco gli stili abbastanza piatti degli autori considerati come “minori”, come Gatti, Lostaffa o il longevo Giuseppe Perego.
Questi ultimi, come è stato giustamente affermato da qualcuno, erano i cosiddetti artisti “redazionali”, quelli che non erano solo disegnatori, ma si occupavano della grafica delle testate, realizzavano copertine, illustrazioni, tavole di raccordo e quant’altro.
Insomma, non mi va di denigrare questi autori, o di affermare che le loro storie andrebbero ridisegnate, allo stesso tempo mi pare improbo un paragone con artisti di altra levatura come Ubezio o Marini, o addirittura di tutt’altra scuola come Celoni o Intini.