Ehi, ehi, calma! Non pensavo che la cosa stesse così a cuore. Comunque il Paperotto è proprio Paperino da piccolo, con quei caratteri di avventurosità che forse nell'adulto non affiorano spesso, ma che comunque ci sono. Del resto anche i più posati di noi sono stati, spesso, bambini iperattivi e Paperino proprio "posato", evidentemente, non lo è mai stato.
Quello che volevo segnalare è che Paperino Paperotto è una serie che funziona,proprio perché ha un back ground semi nostalgico che, spesso,ispira gli autori a scrivere belle storie.
Quanto all'identificazione, non è vero che i bambini di oggi hanno assoluto bisogno di gadget tecnologici o modi di dire "Cool" (Questo è un ragionamento che si può fare per gli adulti, per i quali avere è sempre più importante di essere). SE si stacca un bambino di sei anni dalla TV (cosa non facile, ma si può fare, giuro) e lo si porta a fare una gita in campagna, per lui un ramo diventerà una spada vendicatrice e un ruscello il limite invalicabile fra due regni, esattamente come era per noi alla sua età o come era per i nostri genitori. Paperino Paperotto fa sua questa semplice verità che garantisce identificazione sia con la nostra (in realtà parlo della mia, ho 40 anni...) infanzia, sia con quella dei piccoli lettori di oggi.
Quindi, che bisogno c'è di trasformarlo in PP8 con il rischio di banalizzarlo, togliendogli le valenze che lo rendevano unico?
Tenendo presente anche un'altra cosa: la rivista PP8, nellaquale ha esordito la serie, è stata un Flop di pochi numeri. Non era forse questo un segnale preciso che, come esperimento (già di per se inutile), era ormai già fallito?