Il 'politically correct' di questi ultimi 30 anni ha fatto più danni che altro alle storie antecedenti e successivamente 'ridoppiate' (oltre a quelle più recenti, naturalmente).
Però alcuni cambiamenti sono stati giusti: le ridicole labbra ultragonfie di indigeni africani o di persone afro-americane, il farle parlare con la 'b' o la 'd' molto pronunciate, il rivolgersi ai propri superiori da parte di distinti maggiordomi (bianchi) con un 'si padrone', 'il padrone ha chiamato?', quando poteva tranquillamente essere sostituito da un 'signore' (fra l'altro più fine e meno ridicolo).
Oltre a eliminare frasi violente, pistole, sigari e sigarette, sfruttamento 'coloniale' di altri paesi ecc., il 'politically correct' ha cancellato anche situazioni di degrado o disagio di quartieri poveri o di paesi 'emergenti' che invece erano un insegnamento, un aprire gli occhi a bambini/ragazzini che magari vivevano nel benessere e che, con il fumetto, potevano venire a conoscenza di mondi diversi dal loro.
Oggi nei fumetti Disney non si spara (o quasi), non si fuma (per fortuna), nessuno dice più 'si badrone' (meglio così) ma al tempo stesso le 'Shacktown' sono state eliminate. E' giusto non dare spazio a violenza, razzismo, vizi vari ed eventuali (se non per combatterli); non è giusto 'colpevolizzare' la povertà, il degrado, l'emarginazione cancelladole come se non esistessero.
Certo, bisogna essere dei grandi artisti e poeti come Barks per trattarle con la dovuta delicatezza e attenzione. Vorrei che qualcuno, oggi, lo facesse, magari in modi nuovi visto che sono passati 60 anni e di Shacktown non si è saputo più nulla.