Perdonami, Tang, ma io non riesco a vedere come "esigenze dei lettori danesi" quelle che tu chiami tali.
Mi è davvero difficile credere che si possa avere il gusto dell'uniformità assoluta del tratto in fumetti che non l'hanno mai avuto storicamente (Taliaferro non è Barks e Gottfredson ha cambiato stile tantissimo, per stare alle origini totali), o che sia straniante vedere un Topolino vestito di tutto punto come già Gottfredson faceva.
E che l'uniformità di tratto non sia più essenziale è dimostrato dal fatto che ultimamente i nostri Cavazzano, Ferraris ed altri si sono cimentati con storie straniere, volte alla pubblicazione in primis in Scandinavia, certo senza adattare il loro stile a quello di Andersen! Eppure sono tante le storie in coabitazione Egmont ai testi / Italia ai disegni.
Io credo manchi solo quella marcia in più al nord, quella che noi, forse perché abbiamo avuto dei geni assoluti come Martina, Scarpa, Cimino, i Barosso, Chendi ai testi, ci possiamo ben vantare d'avere.
Perché, se la storia non ha buchi, il lost in translation inteso nel più largo dei sensi, non c'è mai, e nulla appare come forzatura (salvo quella effettivamente voluta dagli autori, ovviamente), e la storia non può essere certo straniante se Topolino appare vestito di tutto punto e non in calzoncini.
Atemporalità idilliaca e fantastica, quindi? Beh, non direi. Tante storie danesi non mi sembrano totalmente slegate dal loro tempo, non sono alla Don Rosa che vedeva il mondo dei paperi fermo agli anni '50. Non direi: per me manca solo quella voglia di osare un pelo di più, di usare una coerenza logica nel narrare che forse agli autori danesi pare strana in un universo che logica intrinseca sembra non avere visto che si tratta di paperi e topi parlanti.
Ecco, forse è qui la diversità: che l'avere un universo fatto di creature "assurde" sdogana, nella mentalità scandinava, l'avere "per foza" storie in senso lato "assurde", mentre noi pretendiamo la "logica" anche nelle storie di topi e paperi parlanti.
Ma, ripeto, secondo me non è una questione di come il popolo scandinavo gradisca le storie, perché se la storia è bella è sempre gradita: è una percezione solo degli autori, della cui origine non ho contezza alcuna e che non saprei spiegare.
Ma l'"erroneità" di tale percezione è dimostrata dal fatto che le storie danesi tendono sempre più, e lo segnaliamo costantemente commentandole sul topic del settimanale ogni volta, verso le nostre, come se la predetta percezione di fondo stesse cambiando.
Passatemi il paragone: è come quando si diceva anche da noi che Topolino fosse un fumetto per bambini (riferimento voluto che sarà facile cogliere), senza capire che il fumetto Disney parla ad ogni età. Ecco, negli autore scandinavi colgo questo: una voglia di "bambinizzarlo" senza accorgersi che il meglio della Disney deriva dal suo essere per tutte le età, e senza accorgersi sino a tempi recenti che il pubblico vuole appunto storie per tutte le età.
Spero di essere stato chiaro, altrimenti... Ich kann wiederholen, per citare il Trap!