In realtà le storie di Martina erano spesso più paradossali che realistiche, ed io rimpiango entrambi questi elementi: il buonismo odierno si accompagna a una "razionalità" piatta che è molto più noiosa dei tempi in cui potevamo trovare nelle storie sia la logica scarpiana (o chendiana, ecc...) che il nonsense martiniano (o fantoniano, mandelliano...).
Insomma, c'è meno fantasia, come precedentemente notavo.
Io credo che il nocciolo del problema sia proprio questo. Non conoscendo bene le storie recenti sono tuttavia arcisicuro che il segreto della riuscita di quelle anni 60-70 sia la fantasia congiunta all’ironia, nonché al giusto utilizzo di spunti della realtà senza sciocche censure. Il problema è che l’analisi di come tutto questo viene declinato nelle storie, a tanti anni di distanza, è enormemente complessa. E così emergono magari solo alcuni dei fattori perché pluriripetuti e divenuti luoghi comuni come la cosiddetta ‘crudeltà martiniana’. Ci si chiede come possa essere un fattore di successo, se vada biasimata o mitizzata eccetera. Il fatto è che in se e per se essa è inesistente, in quanto nelle storie si compone a tanti altri elementi bilancianti, viene a galla ‘definita’ solo in tutte queste analisi ex post che a tutti i costi la vogliono eviscerare da un tutto senza il quale essa non è nemmeno degna di considerazione. E a questo punto eccola qui, strappata a viva forza dal suo contesto la bestia nera da vituperare. Ma chi l’ha mai vista una tale bestia nelle storie ? Si tratta semplicemente di un elemento caratteriale forte di zio Paperone che in quanto tale rappresenta un giusto nerbo delle storie – ed è giusto in quanto sapientemente gestito perché non si abbia mai l’idea di una VERA crudeltà. Mi riferisco sempre alle storie più equilibrate realizzate a partire circa dalla seconda metà degli anni sessanta, come detto precedentemente.
I fattori equilibratori più lampanti sono il fatto che zio Paperone – il carnefice – è vittima della sua stessa crudeltà, vuoi per mano di Paperino (l’inversione dell’inseguimento finale), o di qualche saggio e strano popolo, vuoi per il sempre più importante ruolo di giusti mediatori dei nipotini, vuoi infine per sua stessa mano quando la troppa ingordigia gli fa perdere il guadagno sperato ed anche oltre, colpendolo in ciò che ha di più caro. Il tanto importante equilibrio di quegli anni appare anche, banalmente, dalla varietà di esiti che, lette un po’ di storie, mai ci fa sembrare la bilancia pendere troppo da una parte o dall’altra. In questo senso ‘Il tesoro alla ricerca di zio Paperone’ è una recente rivisitazione incompleta in quanto, ricordiamoci, gran parte delle caccie al tesoro dei paperi di quegli anni si è conclusa con un tesoro inesistente o con la sua perdita, o finanche con tesoro nullo + perdita netta. A questo punto zio Paperone si dispera giungendo ad estremi atti suicidi, ovviamente costituiti letteralmente di ironia e divertentissimi, che alla fine lo rendono simpatico al pari di Paperino. In alcuni casi l’ingiustizia che egli fa subire a Paperino (lasciare senza casa lui e i nipotini, in ‘Zio Paperone e la campagna elettorale’) è volutamente costruita ad arte, amplificata a dismisura proprio per enfatizzare alla massima potenza la mega punizione che egli riceverà in cambio.
Ciò sia detto semplicisticamente per limitarci a quanto è più evidente, ma tutto il tessuto da cui sono costituite le storie di quel periodo è una fitta rete di orditi e trame, eccessi e loro contrari, che forma un tutto come tale ben compatto, senza smagliature e che dà la massima soddisfazione. Evidenzio di seguito alcuni di questi fattori che a me sembrano importanti, perché dal loro giusto dosaggio discende la riuscita delle storie di quegli anni irripetibili.
) Fattore realismo : avere uno zio anziano senza figli, avarissimo ed accumulatore incessante di denaro, già è un fattore che psicologicamente invoglia ad aiutarlo nella ricerca di nuovi tesori. E’ infatti inequivocabile la sensazione che l’eredità spetti tra alti e bassi, tra Gastone ed episodici nuovi nipoti, perlopiù a Paperino e nipotini (quante volte sentiamo minacce di diseredare, che implicitamente rafforzano l’avvenuta designazione, ‘Nipote ed erede’, ‘Siete miei nipoti ed eredi e dovete seguire le vicende del capitale’…).
) Fattore realismo : questo zio anziano è un self made man che ha fatto la gavetta per essere il miliardario che è quindi disprezza il lazzaronismo del nipote, la cui nullatenenza inoltre lo fa dipendere finanziariamente da lui; pertanto è favorito un atteggiamento prepotente, onnipotente, padronale e patriarcale a cui Paperino non può sottrarsi – vista la perenne indigenza.
) Fattore realismo : Paperino e i nipotini sono i parenti più stretti e legati a zio Paperone, pertanto oltre al fattore economico, il ricorso a loro è necessario per ragioni di fiducia tanto più importanti in quanto è immensa la ricchezza che è in gioco. Questo crea una dipendenza di Paperone da loro pari alla … dipendenza di Paperino del fattore precedente. Ciò è chiaramente leggibile in molte storie e Paperino ne è consapevole (per esempio, nei primi anni settanta, una bella combinazione col mondo reale delle lotte sindacali allorchè Paperino legge sul giornale ‘ i tempi sono maturi per un cambiamento dei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro’. ‘D’ora in poi, le percentuali dello 0,00001% di zio Paperone mi faranno semplicemente ridere !’, afferma, e riesce stavolta a strappargli una bella fetta di profitto).
)Fattore affetto : il forte legame dei nipotini con Paperino, il loro equilibrio e la loro saggezza interviene nei casi di cattiveria limite a ricordare a zio Paperone che Paperino è ‘piume delle sue piume’, rafforzando nei casi adatti un legame affettivo tra tutti costoro. In alcuni casi è Paperone stesso a ricordarsi che Paperino è ‘piume delle sue piume’ e lo antepone al guadagno. Questo fattore importante lo trovo un po’ latitante fino ai primi anni sessanta e la cosa non mi piace.
)Fattore ironia : Si tratta di un fumetto, che deve sempre per definizione (pena la perdita della sua stessa essenza), intrattenere il lettore in modo DIVERTENTE. Così l’amore per il denaro di zio Paperone gli fa apparire lecita ogni azione, dalla minaccia di decapitare il nipote per la perdita di un tesoro a lui attribuibile, al buttarsi egli stesso dalla cima del deposito per una paventata minaccia di Rockerduck. Si tratta di esagerazioni palesi, volute, opportune per insopprimibili ragioni di satira e sdrammatizzazione ... irrinunciabili per lo spirito comico stesso di questi personaggi
Di fatto MAI vediamo una goccia di sangue od una benchè minima verosimile violenza fisica (a mente sempre : anni sessanta ed oltre…), mentre Paperone dopo un volo di 50 metri appare integro. Nei casi di pur piccole perdite pecuniarie vediamo un anziano e duro self made man piangere SOB disperato per settimane, e consolabile solo dal tanto vituperato nipote.
Ci rendiamo conto di come partendo da nudi e davvero crudi fattori reali si perviene di fatto a quella situazione tanto amata del tipico soccorrimento di zio Paperone che riappacifica i paperi tra loro nella loro simpatia di fondo. E vorrei per finire evidenziare che per creare e gestire con equilibrio personaggi così complessi veniva utilizzato fruttuosamente un fattore importantissimo :
)Fattore suggestione del mondo reale. Sì, suggestione perché ogni esperienza reale è filtrata doverosamente per calarsi sulla peculiarità di questi personaggi. Ma non può mancare, è così importante da essere già emersa nei fattori precedenti, necessaria perché rende i paperi vivi ed intriganti : comunismo, capitalismo, femminismo… come possiamo pensare che non influenzino tipi come Paperone, Bassotti, Brigitta, Paperone, Paperino… E mi piace AL LIMITE ripetere la frase di un bassotto, un ladruncolo sfortunato che grida al riccone : ‘tu vecchiaccio che quel grano non lo godrai mai…’, facendosi portatore di un’istanza di giustizia sociale leggibile solo leggermente e se si vuole ma – ED E’ QUESTO IL PUNTO – discretamente presente, leggerissimamente suggerita in un contesto di puro, sano, INCENSURABILE divertimento. E’ solo un esempio di un’infinità di casi sui temi più svariati, qui più qui meno, ma càspita se è necessaria la suggestione dei temi importanti della realtà !
Fatta salva la prima infanzia, è con ciò un fumetto adatto a tutti, come già Gentilini il Direttore di Topolino affermava oltre quarant’anni fa. Tutto ciò che poi si è perso, è perfettamente chiaro a questo punto che ha impoverito questi fumetti e di conseguenza li ha resi infinitamente meno interessanti.