Quando si parla di brevi a me viene sempre in mente come Carl Barks, partendo anche da uno spunto banale, sia riuscito a creare in tantissime occasioni situazioni sia divertenti sia frutto di riflessione, e tutto questo in sole 10 pagine (che sì avevano anche 8 vignette, quindi messe a confronto con le 6 odierne sarebbero molte di più, ma la sostanza per i canoni dell'epoca è quella).
Ciò che principalmente manca alla gran parte delle brevi odierne: partono da spunti triti e ritriti e si articolano in maniera troppo lineare, senza svolte, senza picchi di umorismo, come se ci fosse un canovaccio ben predefinito, che gli autori devono seguire in modo da rispettare i limiti della storia.
Ebbene un autore competente e di valore non è solo in grado di scrivere capolavori di eccellenza, ma è anche capace di sceneggiare su una base limite senza dare l'impressione di aver tagliato qualcosa.
Ed ecco che le brevi mi danno soprattutto questa impressione, e mi sono sempre chiesto come mai autori come Cirillo o Panini, che sulle lunghe sono stati capaci di dimostrare il loro valore, non siano in grado di rendere unica una breve, e potrei prendere per esempio il ciclo di storie incentrare su Paperino, i due cugini e Paperina (che certo non sono così brevi, ma rientrano nelle cosiddette "storie di mezzo", che paiono né degne di aprire né di chiudere un numero): il pretesto vuole essere banale, ma manca di mordente; un altro esempio è quello della miniserie di Rock Sassi: si parte da situazioni banali, ma la comicità è prossima allo zero, o comunque scadente e poco ispirata; anche il recente ciclo incentrato su Nonna Papera o l'ultimo di Bosco, lungi dai fasti di "Andiamo al Cinema", sono esemplari: hanno dei loro punti di riferimento, ma non riescono a catturare il lettore.
Che ci sia dietro qualcosa che limiti la creatività degli sceneggiatori? Oppure gli sceneggiatori non sono capaci di mettere in luce il loro valore su uno spazio ridotto?
Ricordiamoci che ben il 70% del Topolino è fatto di storie centrali, rispettivamente il 15% la storia di apertura e 15% quella di chiusura, perciò non me ne faccio nulla di un numero in cui c'è una bella apertura ma tutto il resto è anonimo e scadente: bisogna ragionare nell'ottica di quei 2.50 euro che vengono spesi settimanalmente per comprare il giornalino, e le storie devono in qualche modo dare l'impressione di averli investiti per qualcosa che diletti, faccia riflettere o interessi.
Tutto questo (ovviamente) IMHO