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Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?

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AndyHawkGamma
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PolliceSu   (1)

PolliceSu   (1)
    Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
    Risposta #15: Lunedì 15 Giu 2015, 20:11:04
    le brevi (non chiamiamole riempitive perchè non rendono loro giustizia) sono anche il banco di prova perfetto per i nuovi sceneggiatori... o volete assegnare ad un ragazzo che deve ancora farsi le ossa subito 60 pagine in 2 tempi??? :P

    Ma che ossa si fanno se ripetono esattamente i tipici canovacci senza alcuna variante oppure trame poco ispirate e prive di mordente? Neanche in quel caso assegnerei, se fossi il direttore, 60 pagine in 2 tempi ad una  leva che non mi propone nulla di nuovo partendo da uno spunto banale... sarebbe un controsenso!
    « Ultima modifica: Lunedì 15 Giu 2015, 20:36:11 da AndyHawkGamma »

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    Piumo Anatracci
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    PolliceSu   (3)
      Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
      Risposta #16: Venerdì 19 Giu 2015, 15:54:06
      Bella discussione, ci stavo pensando proprio qualche giorno fa: le riempitive raramente sono di qualità memorabile, talvolta vi sono state situazioni con lunga + tre riempitive + danese che a quasi cinque sacchi a botta è un po' troppo.

      Tuttavia: ahimé il forum non è frequentato da bambini, ma da adulti. Ci sono dei ventenni con uno spirito critico ormai formato e quindi in grado di assimilare, apprezzare, comprendere una storia dei '60 o dei '70. I bambini, però, un po' meno: e sono loro, comunque, la fetta di mercato più consistente del Topo. Non so se a voi capita di parlare con qualche coetaneo e dirgli "sai, oggi su Topolino c'era una meravigliosa storia di Casty...". Nel 99% dei casi ti guarda e pensa al TSO.
      Il bambino, appunto: ha un pregresso molto inferiore, è nato col cellulare, ha visto papà smanettare col palmare ed oggi brama lo smartphone o l'iphone. Che compare nelle brevi o riempitive, adeguato alla realtà odierna.
      Il bambino come reagirebbe se anziché tre brevi comparissero due lunghe in cui compaiono il telegrafo e il telefono a disco? Direbbe "papà, mi compri Topolino?" oppure "papà, non comprare più Topolino perché è una palla per vecchi di cui non capisco niente?".

      Io, adulto, non ho dubbi: quattro lunghe con due inediti e due classici mi garberebbe molto. Io, bambino, come reagirei? Per dire, quando avevo sette anni la lettura dei Classici e dei Grandi Classici mi annoiava (oggi, ovviamente, percepisco diveramente quelle storie) e magari mi divertivano pure le imbecillità brasiliane di otto pagine pubblicate su TL.

      Se un TL "come lo vogliamo noi grandi" passasse da 150.000 copie vendute a 50.000 in un anno, come si comporterebbe l'editore? Valuterebbe il cambiamento come una catastrofe commerciale e tornerebbe alla versione attuale (oltretutto senza la certezza di poter recuperare coloro andati perduti nel frattempo).

      Proposta eccellente ma abbiamo sul groppone una generazione di troppo e siamo minoranza demografica.  :)

      [La prossima volta magari leggo cosa ha scritto prima ML-IHJCM così da non ripetere gli stessi concetti, ecco]
      « Ultima modifica: Venerdì 19 Giu 2015, 15:56:09 da Seok »
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      cianfa88
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      PolliceSu
        Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
        Risposta #17: Venerdì 19 Giu 2015, 19:31:44
        Beh, il mio discorso non è di eliminare le brevi e tenere le lunghe, anche perché molte lunghe recenti mi fanno addormentare dopo mezza tavola.
        La mia distinzione era sulla qualità delle storie, che esse siano di 1 tavola, 10 tavole, 200 tavole. Certe autoconclusive di Barks sono molto meglio di molte lunghe attuali.
        E non è nemmeno un discorso "un tempo era meglio", concetto da cui rifuggo, anche perché è stato più volte dimostrato come storie belle e storie brutte ci siano state sempre in ogni epoca di Topolino.

        I bambini hanno una grande capacità di distinguere la roba di qualità secondo me. Ovvio, non è che devono sapere chi è Casty, che c'entra.


        Non sapevo il discorso della produzione "obbligatoria" di un tot di tavole da parte della Panini. Chiaramente la mia alla fine era solo un'idea astratta, perché soprattutto dal punto di vista della periodicità è complicato tornare indietro e ridurre le uscite.

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        Maximilian
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          Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
          Risposta #18: Venerdì 19 Giu 2015, 20:55:56
          TSO.
          Cioè?

          Citazione
          Il bambino come reagirebbe se anziché tre brevi comparissero due lunghe in cui compaiono il telegrafo e il telefono a disco? Direbbe "papà, mi compri Topolino?" oppure "papà, non comprare più Topolino perché è una palla per vecchi di cui non capisco niente?".
          Secondo me sei troppo drastico. Se fosse come dici tu tutte le testate che pubblicano ristampe chiuderebbero all'istante

            Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
            Risposta #19: Venerdì 19 Giu 2015, 21:20:14
            -CUT-

            Non è tanto una questione di ciò che compare nelle vignette, che sia arcaico o meno, quanto di come effettivamente vengono gestite le sceneggiature nei vari limiti che la redazione impone ad esse.

            Preferisco non addentrarmi nei discorsi del "fumo & alcool", che giudico errato non mostrarli da un punto di vista ideologico (ma inutile aprire troppe parentesi), per cui ragiono in quest'ottica: perché gli sceneggiatori nelle storie più brevi, pur essendo aggravati dai limiti, non riescono a comporre in molti casi qualcosa di memorabile?

            Ci sono due motivazioni alla base:
            1) Gestione dello spunto: se è banale, in molti casi continua a rimanere banale o senza picchi, se originale non è gestito al meglio.
            2) Gestione dello spazio: ammesso che lo spunto sia ottimo, la capacità dello sceneggiatore è soprattutto quella di condensare rendendo comprensibile il suo soggetto sulla base di un limite di spazio, e ad esempio nella sceneggiatura di Michelini dell'ultima storia, a detta del disegnatore Luciano Gatto in persona, si sono verificate incomprensioni per via di alcune pretese quasi impossibili da riportare dallo scritto al disegnato.

            Potrei anche concordare col fatto che le brevi siano utili alle leve per farsi le ossa, ma se tali leve non sono in grado di proporre nulla di originale o di catturare l'attenzione, è come se non si fossero allenati più di tanto.

            Cioè alla fine non trovo giustificabile la tua affermazione con l'argomento del "cambio di mentalità e di era", perché il problema di fondo è soprattutto legato alle capacità degli sceneggiatori, che vuoi per limiti di scrittura o di altro, hanno compiuto di recente diversi scivoloni.

            Difatti, per me la qualità del Topolino negli ultimi tempi è nettamente calata rispetto ai fasti in cui un numero aveva comunque storie col loro senso e il loro interesse.
            « Ultima modifica: Venerdì 19 Giu 2015, 21:22:23 da AndyHawkGamma »

              Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
              Risposta #20: Venerdì 19 Giu 2015, 21:26:34
              Trattamento sanitario obbligatorio.

              Sulla drasticità... sarebbe opportuno conoscere le tirature di Classici, Grandi Classici e tutto ciò che riprende storie dei tempi che furono e il numero di acquirenti adulti rispetto al numero di acquirenti giovincelli di TL. Se sopravvivono porteranno un utile che immagino sia nettamente inferiore al "contenitore", che rimane comunque il traino principale.
              Il quale, comunque, attinge molto tra i bimbi: siamo noi gli anomali (temo).
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                Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
                Risposta #21: Venerdì 19 Giu 2015, 22:00:35
                Ci sono dei ventenni con uno spirito critico ormai formato e quindi in grado di assimilare, apprezzare, comprendere una storia dei '60 o dei '70.
                Beh, grazie, questo mi fa molto onore! ;D
                Al di là di ciò, "voglio dive una voba": dal punto di vista editoriale credo che nessuno di noi, esclusi gli specialisti del settore (e se ce ne sono, sarebbe molto interessante conoscere la loro analisi), siano in grado di penetrare davvero le segrete ragioni delle scelte paniniane. Quello che ci muove non è tanto una concezione diversa del marketing, quanto piuttosto un sentimento artistico, un gusto di lettori, che si sente tradito da scelte che non riesce a comprendere. Credo che su questo siamo tutti concordi.
                Ora, contrariamente a quello che si potrebbe pensare da un simile inizio di discorso, io voglio difendere questo approccio. Non è solo una faccenda di "rispettare le ragioni e le richieste dei lettori" (perché daccapo, se così fosse, c'è tutta una massa muta di lettori "meno consapevoli", forse, il cui parere non è affidato ai dotti caratteri di un dotto forum quale questo è - momento d'orgoglio): è, almeno per quel che mi riguarda, un discorso artistico, un discorso sull'evitabile e sul necessario: evitabile è ciò che nulla trasmette e nulla muove (precisamente una "riempitiva"); necessario è viceversa ciò che rende il fumetto una cosa degna di essere letta, ciò che lo fa sussistere come arte.
                Mi si dirà: non ci sono vie di mezzo?
                Eccome se ci sono: vi sono autori, come Gazzarri, Fanton, Mandelli, Dalmasso, Salvagnini, Concina, Michelini, Sisti, che hanno/hanno avuto i loro difetti, ma per i quali le storie brutte rappresentano eccezioni, bilanciate da una pressoché costante "soglia di garanzia", pur sempre la presenza di un'idea, qualcosa che faccia dire: "ah, sì, quella storia aveva quel tratto che ricordo con piacere". Per non parlare invece di quando hanno scritto i loro, di capolavori. I fantasmautomi, la gang delle spie atomiche, gli orologi contasecoli, la scopetta a strappo, i mercoledì di Pippo, il misterioso beneficio/maleficio, gli alimentautomi molecolari, Paperino e la stampa, per citarne una ciascuno. Tutte storie che, se rappresentassero la normalità, "farebbero la media".

                Ecco quello che manca, dopo l'espunzione da TL delle straniere scadenti (operazione lodevolissima): storie che "tengano la media", quelle che nei TL '70 in genere stavano in fondo.

                Anche queste storie sono arte. E capite certamente la differenza con le riempitive di oggi. Riempitive che, come si è detto, ci sono sempre state, solo che prima erano straniere.
                Ancora, mi si dirà: ma tutte queste idee, seppure "one-shot", da dove le traiamo, se dobbiamo pubblicare cinque storie a numero? La mia prima risposta sarebbe di passare, se necessario, al bisettimanale, eventualmente con foliazione aumentata. Ma credo che sarei preso per matto, e forse giustamente. Perciò rispondo invece: aprirsi! Non pubblicare soggetti tecnicamente a prova di bomba, magari anche perché elementari, ma semmai rischiare, accogliere idee anche bizzarre come "Paperi palindromi", o come le follie di Faccini, insomma riproporre a livello di brevi quello che si è fatto, soprattutto sotto Valentina De Poli, in ambito di storie lunghe. Rischiare non vuol dire pubblicare follie: vuol dire discutere le idee inizialmente improponibili, trasformarle, renderle eleganti, dar loro una forma.
                Il Pk Team, io credo, era questo: idee eccezionali, una dopo l'altra, ma poi un lavoro di discussione, consolidamento, e chissà quanta carta nel cestino. Ma mai appiattirsi su un "Pk viene chiamato dal commissario Qwfwq del pianeta F419 per arrestare i Bassotti spaziali ma fa tardi con Paperina e viene picchiato".
                Un Topolino Team. Sotto la direzione del caporedattore Davide Catenacci e dell'editor Tito Faraci. Ma ve lo immaginate?

                E infine vi dirò che la risposta a tutto è sempre Casty: le Pipposcarpe, l'operazione Asso, le merendine mutevoli, l'Area 52. Questa per me è l'"ossatura" di Topolino, la qualità costante e quotidiana da 20-30 pagine, su cui far svettare i capolavori che conosciamo.
                Ecco perché io credo che una risposta sia possibile e doverosa: perché secondo me ci sono tutti gli strumenti per darla, e farla vedere a tutti i miserabili per cui "su Topolino pubblicano solo fuffa", compiendo sui loro corpi "degna vendetta et copioso massacro".
                E adesso voglio che il Pker Supremo riconosca quest'ultima citazione! ;D

                *

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                PolliceSu
                  Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
                  Risposta #22: Sabato 20 Giu 2015, 07:24:28

                  Potrei anche concordare col fatto che le brevi siano utili alle leve per farsi le ossa, ma se tali leve non sono in grado di proporre nulla di originale o di catturare l'attenzione, è come se non si fossero allenati più di tanto.


                  Ma se le leve si stanno facendo le ossa con le storie brevi, come puoi pretendere che siano già allenati? :-?
                  Da qualche parte dovranno pur cominciare. E Topolino è sempre stato il punto di partenza di gran parte degli sceneggiatori e disegnatori di casa Disney, visto che è (nel più dei casi, salvo qualche eccezione, soprattutto in passato) un contenitore di inediti.

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                    Re: Ha ancora senso un Topolino "contenitore"?
                    Risposta #23: Sabato 20 Giu 2015, 09:17:05

                    Ma se le leve si stanno facendo le ossa con le storie brevi, come puoi pretendere che siano già allenati? :-?
                    Da qualche parte dovranno pur cominciare. E Topolino è sempre stato il punto di partenza di gran parte degli sceneggiatori e disegnatori di casa Disney, visto che è (nel più dei casi, salvo qualche eccezione, soprattutto in passato) un contenitore di inediti.

                    Non è che si allenano tanto se propongono una storia con personaggi o situazioni stereotipate, cioè imparare a sceneggiare in modo base credo che lo apprendano all'accademia, se devono fare un banco prova sul Topolino dovrebbero quantomeno innovare i canovacci, non imitarli.
                    Le brevi, difatti, sono criticate perché, oltre a proporre nel 90% dei casi solo paperi, riportano soprattutto delle situazioni trite e ritrite, nel 75% dei casi tali situazioni sono stereotipate, perciò...

                    Il discorso è molto semplice: se prima di affidare una storia corposa ad una nuova leva bisogna fargli fare le ossa sulle brevi, sarebbe il caso che tali leve propongano nelle brevi qualcosa di nuovo, altrimenti se mi ritrovo il solito Paperino sfortunato, Paperoga distruttore al pari del nucleare, Gastone fortunello invincibile, Pietro bonaccione e compagnia andante, la storia non gliela affiderei comunque, perché non mi ha dimostrato di essere innovativo, e nelle storie lunghe è l'ingrediente principale.
                    « Ultima modifica: Sabato 20 Giu 2015, 09:25:49 da AndyHawkGamma »

                     

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