L'iracondia dei paperi, se utilizzata sapientemente, è quell'aspetto che ha fatto sì che gli autori li preferissero ai topi: da un certo punto di vista della versatilità, se la giocano meglio con personaggi quali Topolino, Pippo o Orazio, e l'ira è un di questi aspetti.
Ovviamente il tutto deve essere contestualizzato: vedere Paperino sbottare per tutto, anziché divertirmi, sortirebbe l'effetto opposto. Vedere invece Paperino che, subito un brutto tiro dai suoi nipotini, sbotta e li rincorre (ovviamente con effetti dinamici quali il fulmine o la polvere), è già qualcosa di più efficace. Tutto sta nel pretesto: il lettore deve pensare che lo scatto d'ira sia sì giustificato ma posto in un modo "ridicolo", cosa che effettivamente una persona risulterebbe se avesse una reazione come quella di Paperone o Paperino nei loro momenti peggiori. Il lettore se la ride e capisce che non è necessario comportarsi così. L'effetto c'è e si vede.
Tuttavia, in un cosmo dei paperi in cui i personaggi paiono fare a gara per dimostrare chi è più corretto, cosa che si vede nelle storie dell'ultimo periodo, ma anche ad esempio in quello Muci, far sclerare i paperi per creare il divertimento pare essere superfluo, mai nessuno penserebbe di ridere di un Paperino precisino che poi perde le staffe per un nonnulla, così come di un Paperone affarista che si dispera per un piccolo crollo di azioni in borsa.
E molto spesso, se si vuole tentare di far ridere coi paperi che si disperano o si inalberano, non si riesce perché la situazione è forzata.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, avanzo una mia considerazione su come ho sempre interpretato il mondo dei paperi, ossia come la fotocopia esagerata, ironica e caricaturiale delle nostri lati più spinti, più grotteschi e anche peggiori sotto molti punti di vista. Il lettore simpatizza con questi personaggi, ma siccome vede che comunque si rendono ridicoli (da qui la "furia comica/demenziale"), non li imita: se sortissero l'effetto opposto, a quest'ora avremmo gente che picchia la testa contro il muro, che piange su un lacrimatorio oppure che si sfoga tirando il battipanni su chi gli ha fatto il torto.