Essendo cresciuto negli anni 70 ti posso dire che i diversi disegnatori li riconoscevi abituandoti a vedere, settimana dopo settimana e anno dopo anno, i diversi tratti delle loro tavole. Ricordo che, pur non sapendo naturalmente i nomi, prima di comprare un Topo lo aprivo per vedere se c'erano storie di Scarpa o Cavazzano (quest'ultimo, nei primi anni di quel decennio, aveva un tratto molto simile a quello del suo maestro e probabilmente per me erano un tuttuno), i miei preferiti, fra l'altro molto prolifici (per fortuna). Oltre ai disegni riconoscevo i testi delle storie di Cimino, cosi particolari e accattivanti. Al contrario, se vedevo gli spigolosi tratti del disegno di PL De Vita potevo anche saltare quel numero dell'albo, a meno che non ci fossero state altre storie più in linea con i miei gusti. Mi piacevano molto Chierchini (i cui paperi avevano sempre un aspetto 'cattivo', con i pugni serrati, nelle storie di un Martina che non riconoscevo), Gatto (al contrario i suoi erano paperi 'buoni', dallo sguardo dolce), G.B.Carpi (quest'ultimo soprattutto per i Manuali e le Enciclopedie che riconoscevo fatte dalla stessa mano) e De Vita junior (che mai avrei immaginato essere figlio di tale padre).
Non ho mai creduto alla favoletta che a disegnare fosse solo Walt Disney in persona (che oltretutto era morto da qualche anno) anche perché era evidente che ci fossero gli stili più diversi. E' anche vero che dal 1969 i nomi degli autori erano stampati in seconda di copertina, uno dietro l'altro senza alcun riferimento specifico a determinate storie. Io però non ci feci mai caso, se non molti anni dopo.
Verso il 1980 mi allontanai dal Topo. Avevo circa 17 anni e tutti mi dicevano che era per via dell'età più grande ma io sapevo che nelle storie c'era qualcosa di diverso rispetto a qualche anno prima: nei testi non c'era più quel brio, quella dialettica da commedia brillante e anche i disegni mi piacevano meno. In seguito ne ebbi conferma: i vari Barosso, Dalmasso, Scarpa, Martina, Cimino si erano allontanati dalla Mondadori (chi momentaneamente, facendovi poi ritorno, chi per sempre) ed io 'sentivo' la loro mancanza. Ma per gli altri era solo una questione d'età.
Solo agli inizi degli anni 90, riavvicinandomi al fumetto grazie anche alla scoperta delle mostre-mercato (fino ad allora a me sconosciute, nonostante esistessero da 25 anni), scoprii nomi e cognomi di quegli artisti che tanta compagnia mi avevano fatto in età infantile e adolescenziale e fu davvero emozionante: volli sapere tutto di loro e mi sorprese non poco che fossero ancora sulla cresta dell'onda (Carpi, Scarpa, Bottaro, Cimino, Chierchini, Gatto avevano circa 65 anni mentre Cavazzano e De Vita jr erano ancora 'ragazzi' di 45 anni). In fondo era passato solo poco più di un decennio (anche se a me sembrava molto di più) e ripresi a leggere il Topo quasi come quando lo avevo lasciato, con in più le firme dei miei autori preferiti in fondo alla tavola iniziale, a cui arrivarono finalmente i dovuti riconoscimenti, dopo tanti anni di anonimato.