Al di là della bellissima trama che fa di questa storia un capolavoro, si tratta di un’avventura importantissima all’interno della storia del fumetto Disney: per la prima volta, alla sua seconda apparizione, viene definito il personaggio di Paperone. Dopo l’esordio in "Paperino e il Natale sul Monte Orso", sempre di Barks del 1947, in cui il personaggio risultava fondamentalmente diverso, qui si tratta inequivocabilmente del Paperone che conosciamo: dimostra infatti per la prima volta avidità, avarizia e origini scozzesi, convoca i nipoti per una caccia al tesoro (che diventerà un topos ricorrente) e ci presenta il castello de’ Paperoni con tutti i suoi ex-abitanti esponenti del clan (tematiche molto care a Don Rosa, la cui opera deve tantissimo a questa storia). Sebbene sia ancora in preda a reumatismi, lo Zione non è più il vecchiaccio scorbutico degli esordi: è diventato più energico e più simpatico, la sua figura (seppur non abbia ancora l’aspetto definitivo) si è fatta più giovane e slanciata. Non abita ancora nel deposito (che costruirà solo nel 1952), né tantomeno nuota nei soldi, porta occhiali con la stanghetta e una palandrana diversa, ma è inequivocabilmente lui. Dal punto di vista della trama, la storia è avvincente e deliziosamente inquietante, e vede la ricerca del tesoro del duca Quaquarone all’interno del castello de’ Paperoni in Scozia, dove però si aggira (o sembra aggirarsi) un temibile fantasma che farà di tutto per ostacolare i Paperi (che in più punti arrivano persino a rischiare la morte). Bellissima l’atmosfera deliziosamente “horror” che pervade il setting, con il tetro cimitero, i sinistri passaggi segreti e le inquietanti presenze spettrali. Tutti gli antenati citati da Paperone verranno in seguito visualizzati da Don Rosa.