[1962] Paperon de’ Paperoni Visir di Papatoa (Cimino/Scarpa)
Un Cimino ancora agli esordi della sua prolifica nonché lunga carriera, che riesce tuttavia a infilare di tutto e di più in 29 pagine, con naturalezza totale. Quando la classe è una dote innata.
Già, perché solo con la prima parte della trama si sarebbe potuto confezionare una storia più che valida, godibile e brillante. Ovviamente questo non sarebbe stato da Cimino: un autore che mai si è accontentato di buttare giù due righe per conquistarsi lo stipendio, ma che ha sempre cercato di comunicare con il lettore, insegnandoli qualcosa senza annoiare, ma divertendo e coinvolgendo. Si potrebbe parlare di una parabola camuffata da storia umoristica, se questo non fosse riduttivo e addirittura offensivo nei confronti dell’abilità narrativa di un autore dotato di un’inesauribile vena creativa.
Questa volta la morale della storia riprende letteralmente l’adagio “Chi troppo vuole nulla stringe”: non sempre in futuro le storie ciminiane espliciteranno il proprio messaggio, pur riflettendo a volte altre massime popolari.
Una storia davvero ottima, piacevole da leggersi, con allegri temi da commedia (tra gag vere e proprie e piccole -ma pur sempre geniali- trovate) da cui spiccano tuttavia anche temi di un certo spessore; oltre al ricorrente tema della Legge, interessante la fugace considerazione di un nipotino sull’utilità delle tasse e, inoltre, le peripezie di Paperone come Visir (in cui vediamo susseguirsi un rapporto di reciproca fiducia ad ingiustificati abusi).
Belli i disegni di Scarpa, in un periodo di transizione tra il suo primo stile, quello più “grosso” , morbido e tondeggiante e quello “smilzo”, più asciutto ma egualmente dinamico ed espressivo: evidente anche nelle piccole cose la sua genialità nelle soluzioni grafiche.
Da notare che, in questa storia, Rodolfo ricopre il ruolo sia di sceneggiatore che di inchiostratore.