Come giustamente hanno fatto notare gli altri utenti, questa storia ha veramente un quid inquietante nascosto sotto la patina di una narrazione solare e dai disegni confortanti.
L'avidità di Paperone lo spinge a studi mistici su antichi manoscritti che teorizzano una reale esistenza del cd. "Regno dell'Oro", da ricercarsi - tuttavia - in una dimensione differente rispetto a quella del quotidiano; la reazione dei nipoti, non solo l'ingenuo Paperino ma anche i più razionali QQQ, è quella dell'uomo moderno che non sà, o non vuole, più credere a tutto quanto rientra nella sfera del "non scientificamente dimostrabile", e tuttavia essi si ricrederanno quando la volontà e l'avidità di ZP, incanalate dalla preparazione mentale di quest'ultimo, riescono effettivamente ad operare il prodigio e traslarli in un'altro inquietante mondo dove tutto, o quasi, sembra essere costituito dal biondo (e bramato) metallo: in effetti fanno curiosamente eccezione alberi ed erba, stoffe, ma anche alcuni materiali da costruzione (specie nella fabbrica), nonchè le vespe che porteranno la vicenda alla conclusione, che stranamente non sembrano dorate (a differenza di altri animali visualizzati, quali pesci ed elefanti).
La desolazione del mondo dorato rende bene il senso di inquietudine che attanaglia Paperino e nipoti, soprattutto questi ultimi in quanto meno sensibili all'ozio ed al cibo rispetto al loro giovane zio. L'alternativa "morire di fame o trasformarsi in statue d'oro" è forte, senza dubbio, ed esprime alla perfezione (seppur metaforicamente) i pericoli cui inevitabilmente conduce una vita votata all'arricchimento ed all'avidità; si tratta di una grande lezione di vita.
E proprio il responsabile di tutta la vicenda, in conclusione, sembra aver compreso la lezione, quando preferisce un bagno tradizionale rispetto a quello aureo che gli era solito.