Ho letto questa storia sul sito, e devo dire che sono d'accordo con Paper Butler: le polemiche mi sono sembrate eccessive.
E' vero che è strana, un po' storta, l'idea del gulag dei cagnolini è troppo "disneyana", smorza un po' il tono, il cattivo che, al solito, si tradisce perché parla da solo dei suoi piani malvagi, Minnotchka che compare poco nella seconda parte, e senz'altro la parte più faziosa è l'inserimento di Gamba e Trudy come complici dei cattivi, per inquadrare subito. Però, che questa storia possa aver suscitato tutto questo scandalo nel 1992, dopo la caduta del muro, e che per questo motivo non sia più stata ristampata, e che taluni ritengano Topolino "indigeribile" per il suo atteggiamento...beh, mi sembra molto, molto esagerato.
Che la nazione di Topovic fosse ricca e felice prima dell'avvento dell'"ugualismo" è una forzatura se ci si rifà alla Russia zarista, ma non lo è se si pensa a tanti altri paesi (Ungheria, Romania, Bulgaria) che certamente ricchi e felici non erano, ma dove il comunismo, invece che arrivare "dal basso", fu per davvero imposto dall'alto e dall'esterno, quando questi paesi furono "liberati" dall'Armata Rossa e furono imposti governi di comodo, spesso in seguito a brogli.
E poi che si critichi Topolino qui...capisco in altre storie, dove fa il saccente, dove impone davvero il messaggio che si vuol mandare...ma qui? Non ha mica fatto l'elogio del capitalismo più becero, selvaggio, e non regolamentato! Ha fatto l'elogio della libertà, della democrazia, delle libere scelte, e dell'autonomia individuale. E questo nell'ambito di una "sfida" in cui lui e Minnotchka dovevano convincersi l'un l'altra delle loro ragioni. Infatti, alla fine della storia, nel paese di Minnotchka avviene sì una rivoluzione, ma non si torna al vecchio regime: si afferma la democrazia, così che i cittadini possano decidere se vogliono continuare con quel sistema economico, oppure no. Per considerare Topolino insopportabile, non dico in generale, ma QUI...beh, mi dispiace, ma l'unica è non essere democratici. Senza con questo voler offendere nessuno.