Ho letto tutto questo topic con estremo interesse: è pieno di bellissimi post, che ho salvato in archivio, e lo riesumo per dire la mia.
(P. S. Non ho capito le puntuali polemiche, presenti qui sopra in 19 anni di scritto, sui nuovi post che sarebbero una riattivazione di flames sedati. A questo punto dovrebbe valere per la riapertura di ogni topic).
Minnotchka non si potrà mai scindere dalla politica perché è Scarpa ad aver voluto questo, ha fatto una storia politica e ha voluto punzecchiare con estrema precisione una parte politica, piegando i personaggi Disney ai suoi interessi. Minnotchka, però, non la considero propaganda per il semplice motivo che nessuno ha commissionato questa storia a Scarpa. Il suo pensiero è autentico e ha voluto far tutto da sé, quindi la storia è sicuramente interessante per questo. Quando si è giovani si sorvola facilmente sull'ideologia della storia ma avendo conosciuto la miseria più nera (in questo momento di estrema crisi del Paese chi non vi si è imbattuto?) so cosa significa impoverire con calcolo i deboli affinché il reddito dei ricchi rimanga invariato. Caduto il Muro la borghesia liberale si spartì le ricchezze dei Paesi dell'Est precipitando la popolazione nella miseria più nera (stavolta sì), da qui inizierà l'esodo che ci renderà famosa la gente del luogo (reclutare attrici nell'Est Europa o avviare giri di prostituzione con le ragazze di quelle nazioni sarà all'ordine del giorno, perché conveniente agli affari occidentali, ufficiali o ufficiosi). In quegli anni esce il film Occhio alla perestrojka (1990) con Jerry Calà ed Ezio Greggio: vedo che nessuno qua l'ha citato ma è un altro tassello del contesto in cui scrisse Scarpa il suo episodio. Com'è ovvio, tecnicamente quel film non ha goduto di un'applicazione di "ingegno" paragonabile a quella che caratterizzava Scarpa pur nelle sue storie più sciatte, ma nella sua stupidità non parlava di politica quanto fece Scarpa: è sempre sorprendente quando è Topolino a dare una lezione di cos'è lo spessore ai cinematografari.
Mi riallaccio al discorso interrotto: Scarpa salta del tutto l'impoverimento dei Paesi dell'Est summenzionato, definirei il suo anticomunismo "pop" (si nota dalla frettolosa equivalenza autoritarismo = dittatura) e già questa è una nota di demerito, perché una volta imbracciata la politica certe gravi mancanze risultano disoneste, insomma ne risulta un indottrinamento. Dove Topolino fa l'elogio dell'Occidente: purtroppo democrazia liberale (quella di cui parla lui) e capitalismo non sono separabili, tanto che le dichiarazioni scarpiane secondo cui Topolino starebbe elogiando la libertà ma non il capitalismo giungono ormai troppo tardi, e più che esaltare i meriti di Topolino nel parlar di politica ne evidenziano indecorosamente i limiti: una volta aperto al mercato, un Paese diventa capitalista (e subentra lì l'impoverimento della popolazione). La democrazia liberale ha spazzato via come niente tutti i diritti snocciolati da Topolino, ma quello che Scarpa ha trascurato era già rilevabile nella sua giovinezza: il liberalismo è una concentrazione di potere inusitata (che Scarpa sembra celebrare da sempre col personaggio di Paperone: sicuramente per lui capitalista equivaleva a benefattore), intenta a concedere libertà irrilevanti e innocue a gocce e secondo il momento storico, per tener buona una popolazione che ha sempre le potenzialità per la rivolta agli oppressori. Queste libertà innocue sono le più colorite della famosa sequenza espositiva con Topolino e Minnotchka turisti. Scarpa si ricorda sì che il nostro sistema non è perfetto: vedi i manifesti elettorali coi candidati tutti uguali e improponibili a un primo sguardo, ma quello che finisce per comunicare la scena è: nel nostro Occidente la libertà include la libertà di essere stupidi, e di concorrere al potere anche se si è stupidi e/o doppi, perché il nostro sistema dà spazio a tutti (ovvero: ai più furbi, Scarpa non può non saperlo). Rispetto la posizione politica di Scarpa, perché la capisco.
Piccole o grandi contraddizioni, dunque, che terranno sempre aperto il dibattito su questa storia. Tirando le somme, la specifica "qualità disneyana" della storia è troppo immersa nel messaggio personalistico per poter considerarla a sé. Quello che fa accettare la posizione di Scarpa: ha vissuto nell'epoca degli smascheramenti dello stalinismo, dell'anticomunismo diffuso al cinema, dei pamphlet di Solženicyn. Per lui il comunismo era la strada contraria alla libertà, ma anche ai suoi propri interessi. La pensione riservata agli artisti è sempre stata miserabile e Scarpa, che all'epoca viaggiava per i 70, nutriva piena fiducia in un'economia retta dai capitalisti-salvatori, i quali lavorerebbero per un'economia che garantisca una vita dignitosa a tutti. Purtroppo anche l'equivalenza fra sistema fiscale e statalismo (che sarà stata propria anche di Scarpa, essendo liberal-conservatore), in un'epoca di piena e costante liberalizzazione delle infrastrutture, non ha più ragion d'essere, anzi la questione tributaria diventa sempre più problematica per la popolazione.