Per me Scarpa non può essere definito "buonista" solo per uno stralcio di intervista (la versione lunghissima è sul volume Sognando la Calidornia che andrò presto a rileggere).
Come non può essere frettolosamente definito definito nemmeno "reazionario" e "fascista" come l'hanno faziosamente in molti bollato in questo vecchio topic, solo per una storia strumentalizzata.
E dico di più. A mio avviso, sono più bunisti ed alimentano la strumentalizzazione politica coloro che non hanno voglia, piuttosto, di ristamparla (senza censure: non oso immaginare cosa potrebbe succedere alla "sventurata" se dovesse passare attraverso una "riscrittura" dei dialoghi... ).
Comunque vado a rileggere Sognando la Calidornia, poi torno con le idee più chiare su tutto...
Ah ecco dov'era!
Sognando la Calidornia temo di non averlo qui (a meno che sia negli scatoloni), quindi dovrò aspettare.
Per il resto sono abbastanza d'accordo.
Tuttavia, anche se bisogna leggere l'intera intervista, il passo citato è abbastanza chiaro, mi pare difficile fraintenderlo.
A me in realtà, tengo a dirlo, non interessa nulla se Scarpa o chiunque altro è fascista, comunista o anche buonista (la peggiore delle tre comunque
), mi interessa solo come questo influisce sulla sua produzione artistica.
E' difficile valutare e non si può farlo a priori, talora la morale o l'ideologia tarpano le ali a quello che uno produce, altre volte invece sono capolavori... Frank Capra girava dei capolavori che contenevano praticamente il manifesto del New Deal di F.D. Roosevelt.
Ho notato comunque che quando il mondo cambia, la produzione di un artista cambia e qualche volta continua a piacermi, altre volte (molte) no. Questo è per me il caso di Scarpa che appunto non mi piaceva più.
Anche Barks mi piace di meno negli anni '60 (ma solo
un po' di meno) e per nulla dopo il ritiro.
Il mondo è appunto cambiato dai '50 ai '60 (in America però. In Europa il cambiamento è arrivato solo nel 68), così come è cambiato moltissimo tra i '70 e gli '80.
Lì appunto smettono di piacermi quasi tutti i fumetti di Topolino e non credo sia un caso. Nel senso che non mi piacciono più neanche i vechci autori (Scarpa in modo particolare).
C'è il fatto, credo, che un autore è di solito espressione di un'epoca e le sue grandi opere vengono prodotte appunto in quell'epoca, finché essa dura. Quando l'epoca cambia, lui si adatta ma di solito il livello è inferiore. Sono pochissimi quelli che sanno attraversare più epoche.
Sto andando OT, sarebbe comunque un discorso molto stimolante...