Stasera ho visto questo topic e mi sono ricordato di un vecchio post che avevo scritto sul forum nel 2009, e mi sono sorpreso perché non l'avevo postato qui! Spero mi perdonerete questo eccesso di sfacciataggine, state per assistere a un raro esempio di cross-posting a distanza di anni
A scanso di equivoci, riporto questo post qui perché mi sembrano cose interessanti legate alla storia, visto che erano il risultato di letture ripetute e di una lezione di un corso di fumetto, dedicato tra gli altri anche a Barks, che avevo seguito anni fa, non per darmi chissà quali arie
In fondo se questa storia è così bella e Barks così abile, ci sarà un motivo, e bisogna gridarlo a gran voce ogni volta che se ne ha l'opportunità!
In ogni caso dopo me ne torno nel mio buco
Provo qui di seguito ad analizzare in modo molto semplice una tavola di Carl Barks tratta da “Back to the Klondike”. La pagina illustra il momento appena precedente all’incontro tra Paperone e Doretta.
Barks è stato uno dei più grandi autori di fumetti non semplicemente perché sapeva scrivere bene e disegnare bene, ma perché nelle sue storie ha saputo creare una sequenzialità molto forte. Infatti il fumetto E’ arte sequenziale, ed è questo che insieme ad altre caratteristiche, lo distingue dalle altre arti visive.
In questa pagina la sequenzialità è molto evidente. Nella prima vignetta uno dei nipotini non segue l’azione ma guarda all’esterno della vignetta: questo crea curiosità nel lettore e lo spinge appunto a domandarsi
cosa abbia visto fuori dalla porta. Quindi si avanza alla vignetta successiva, dove il nipotino preoccupato rimanda alla terza vignetta, sia con le parole (“ha preso il fucile ed è corso ad avvertirlo!”) che con la gestualità: infatti la sua mano indica al lettore il senso di lettura e lo accompagna verso la vignetta successiva.
A questo punto c’è un cambio di scena e arriviamo nella zona dove ci sono Paperino e Paperone. Il nipotino con il fucile fa da ponte tra i due luoghi e tra le due sequenze, correndo fisicamente (e idealmente, visto che non vediamo tutto il tragitto, ma è sottointeso grazie alla “closure”) dalla casa di doretta fino lì.
Ora la sequenzialità non sarà più solo definita dal muoversi fisico dei personaggi, ma anche dai loro stati d’animo: infatti, appena Paperone realizza che a occupare il suo terreno è proprio Doretta, reagisce dapprima in modo nostalgico e si rivolge a destra (vignetta 5, dove si lascia trasportare dai ricordi per un attimo) e successivamente in modo più risoluto (vignetta 6) dove si rivolge a sinistra, puntando il cilindro.
Il cambio di direzione è accompagnato da una cambio di recitazione.
Nella vignetta 5 con lo sguardo nel vuoto è sentimentale, mentre nella vignetta 6 è avaro: il fatto che prenda la tuba, significa che torna a pensare agli affari, rappresentati dal cilindro stesso, in quanto simbolo del businessman.
Così zio e nipote nelle ultime due vignette si avviano a ritirare i soldi che Doretta deve a ZP. Ma la sequenza si chiude in una gag, una battuta di paperino non inserita per caso, ma che svela già un po’ il vero carattere di Zio paperone, facendo da preludio allo stupendo finale della storia. Per quanto Paperone ci faccia credere che gli interessano solo i soldi , si pettina le basette per farsi bello. E paperino, che rappresenta in questa occasione la coscienza critica, capendo tutto, ci dà un indizio per farci comprendere che in realtà in quel momento dei soldi a Zio Paperone non qliene frega un tubo. La sua è una durezza di facciata, già evidenziata in questa sequenza. Nell ultima vignetta i due si dirigono verso la casa di Doretta, sullo sfondo.
Una geniale trovata di Barks in questa tavola in particolare, oltre alla stupenda caratterizzazione dei personaggi, è un metodo che adotta per far distinguere al lettore Qui, Quo e Qua. Infatti, questa tavola è pensata per essere stampata in bianco e nero e l’autore non aveva modo di intervenire su eventuali colorazioni dei cappellini per distinguere
visivamente i tre fratelli. Decide quindi di evidenziare maggiormente le differenze dei paperetti (oltre al nome, è chiaro) in un altro modo:
uno dei tre infatti ha il berretto in mano, un altro non ce l’ha proprio. Il terzo è l’unico ad averlo. Così il lettore riesce visivamente a distinguere in modo certo i tre come personaggi distinti, in un momento fondamentale della storia dove ognuno svolge un compito importante per lo svolgimento della sequenzialità dell’azione e raggiunge una vitalità diversa raggiunta da ogni personaggio che per me è rimasta ineguagliata. Sempre più spesso i nipotini in altre storie sono indistinguibili tra di loro e recitano battute intercambiabili, dando prova evidente di caratteri piatti.