Lasciando da parte eventuali commenti su Topolino che ha un dubbio "perché sì" o Gambadilegno buttato (a caso) nel cenone, che — per quanto mi riguarda — non bastano a rendere ragione di un giudizio negativo sull'andamento complessivo della storia, temo vi siano alcune stranezze nella tua analisi. Stranezze legate al fatto che, per quanto tu mi abbia — giustamente — ricordato che il 2001 fu preceduto da un 2000 ricco di storie d'introspezione (e ci arriviamo), pare tu non abbia voluto seguire il medesimo invito a rispettare il senso cronologico, perlomeno in due capoversi.
Magari mi sbaglio e sarò felice, nel caso, di porgere le mie scuse per il fraintendimento.
L'umorismo presenta i soliti, e ormai logori, meccanismi tipici di Faraci. Se non avessi letto nulla di suo prima di questa, magari l'avrei apprezzato.
Partiamo da qui. Era il 2001. Erano già logori (ammesso che lo siano ora) all'epoca? Lo chiedo senza vena polemica. Le storie (come hai ricordato) nascono in un preciso contesto temporale. Non so quanto sia esatto giudicare una storia in base a ciò che (di cronologicamente successivo) si è letto del medesimo autore.
Magari ti riferivi a storie cronologicamente precedenti questa?
Approfitto della vignetta sopra condivisa per descriverla come il perfetto esempio di battuta la cui efficacia si è completamente esaurita.
Si era esaurita, in che senso? Nel percorso artistico di Faraci? Nella storia della comicità? Già nel 2001? Domande che mi sorgono in maniera del tutto naturale. Ripeto. Senza vena polemica. Pura curiosità, per inquadrare meglio il tuo giudizio.
Si, era il 2001: e allora?
Allora nulla. Era il 2001.
E non mi pare che, nel 2001, fossimo già stati abituati ad un enorme flusso di storie nelle quali il Topo venisse ampiamente demolito nelle sue classiche dinamiche o nei suoi cliché. Le storie che citi mi sembrano mostrare, piuttosto, un fenomeno "tettonico" avvenuto a cavallo del millennio in casa Disney Italia e nella cui scia, io inserivo (nella mia breve recensioncina/flusso di pensieri) questa storia di Faraci. Non ho mai scritto che Faraci sia il Deus ex machina di questo cambiamento o di questa spaccatura. Mi sono limitato a fare presente che quella di Faraci era una storia (per quegli anni) insolita. Tra altre insolite? Certamente. Ma la sua appartenenza ad un insieme di storie insolite non la rende meno insolita, non più di quanto il fatto che i cigni neri possano essere multipli non li rende singolarmente meno "neri" o meno insoliti, rispetto alla maggioranza dei cigni bianchi.
Passiamo alla questione particolare. Tu hai risposto a questo mio capoverso:
Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).
Qui, quello che più mi premeva sottolineare (ed è lì che ho inserito il riferimento al 2001) è la parte che ho adesso grassettato e sottolineato per comodità.
Questa dinamica del far splendere Topolino attraverso il renderlo vittima comica di Minni (o Manetta e Sassi) mi ha colpito. Sono sicuro che potrai linkarmi qualche altra storia in cui questa identica dinamica avvenga. Non sono così sicuro (ma potrei sbagliarmi) che ciò succeda in tutte le storie che mi hai citato.
Il punto non era l'introspezione di Topolino e basta, ma l'inusuale metodo introspettivo utilizzato: rendere l'ammirato per eccellenza di Topolinia, la vittima comica.
ho trovato i protagonisti abbastanza piatti
Più che altro, il più piatto mi pare Manetta che sembra quasi andar dietro a Sassi come semplice spalla comica, senza proprie iniziative degne di nota. A parte negli scambi con Basettoni. Ho due commenti da fare a riguardo:
1) da una parte, potrebbe essere un errore di calcolo narrativo: Faraci si è fatto prendere dalla costruzione comica della vicenda e ha ecceduto nel rendere Manetta una semplice pedina finalizzata a quella dinamica.
2) dall'altra, anche se di errore si trattasse, trovo che Sassi riesca a compensare abbastanza la cosa e che, forse, una caratterizzazione maggiore di Manetta avrebbe portato verso un allungamento del volume delle situazioni surreali, cosa che si sarebbe trasformata in una negativa influenza sulla linearità della trama. Opinione personale, chiaramente.
E ora, concludo con un discorso generale. Noto (nella conclusione del tuo post, a me rivolta) un certo fraintendimento di quanto ho scritto, molto probabilmente dettato dal fatto che non ho sottolineato abbastanza il nesso: qui, la questione non è dare la coppa a Faraci per questa storia o definire quest'ultima come la migliore mai riuscita o la più profonda nella caratterizzazione dei personaggi.
Certo, per quanto mi riguarda, è una storia che è ottima anche se presa da sola. Non la migliore in assoluto. Ma è ottima.
Però il mio discorso concerneva un confronto tra questa storia e molte altre a cui si era abituati a quei tempi (e non solo): qui la comicità mi pare maggiormente riuscita (e di molto); la trama mi pare meglio costruita; i personaggi mi sembrano più caratterizzati e vividi. In assoluto? Ovvio che no. Piuttosto, rispetto a molte altre storie apparse o che appaiono su Topolino. Per farla breve, la metterei nel cesto delle storie molto buone. L'ho trovata molto divertente, scorrevole e brillante.
Ha problemi? Certo. Ad esempio (come hai tu stesso notato), Topolino sembra essere consapevole solo per permettere il successivo salto di trama e concludere la storia. Io ho trovato — come già segnalavo nel mio primo post — sbrigativo il finale. Non all'altezza, per quanto sensato e non scontato.
Ci saranno battute logore? Può darsi. Magari no. Ma può darsi. Facciamo finta che io concordi.
Il punto, però, è che sono problemi che (secondo me; tu potrai essere in disaccordo) non rendono meno vero che, rispetto al flusso di molte altre storie, contiene battute molto meno ingenue e meno logore (apprezzabili anche in età adulta o soprattutto in età adulta): alcuni scambi sono davvero esilaranti e ottimamente scritti; e presenta, anche, una caratterizzazione dei personaggi (relativamente) molto più "vivida", non ad uso e consumo dell'arrivare in fretta alla parola "fine" etc. etc.
Ci sarà di meglio? Ma certamente. Però rimane una storia ottima, brillante, scorrevole, dal tono maturo/sit comedy surreale e migliore di molte altre storie, cosa che le dà la sua propria dignità in una ipotetica classifica.
Insomma. Una storia che brilla da sola e anche se confrontata con altre. Questo era il succo della mia recensione.
E mi sembra fossero della medesima opinione anche gli utenti che ne hanno scritto qui, in passato. Non credo, quindi, di essere un visionario.